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Il Barometro Cisl è meno enfatico del Nadef

Il Barometro segnala che l’indice sintetico di benessere-disagio sociale delle famiglie italiane nel secondo trimestre 2021, ha continuato la traiettoria di recupero degli ultimi trimestri, attestandosi: 

  • a poco sopra 90 (fatto 100 il 2007);
  • a 83,5 (fatto 100 il 2007) nel 2020;
  • a 96 (fatto 100 il 2007) nel 2019;
  • a 80 (fatto 100 il 2007) nel 2013.


Tre gravi recessioni che, in meno di un quindicennio (2008-2009; 2011-2013; 2020), hanno lasciato il segno.
Il recupero immediato nel 2021 dell’indice sintetico, se confrontato con il lento recupero successivo al 2013, rinvia ad una determinazione anticiclica delle politiche fiscali, monetarie, sociali di gran lunga più potente ed efficace di quella dispiegata nelle recessioni precedenti.
Il Barometro dimostra, con precisione (mercato del lavoro, diseguaglianze, giovani, donne, povertà), il ruolo rilevante del Sindacato confederale e della Cisl nel rivendicare, proporre, gestire con il Governo, nell’ambito delle proprie competenze, le risposte alla drammatica emergenza pandemica.
La ripresa in atto nel secondo trimestre 2021 mantiene, ancora, una distanza dal Pil pre-crisi pari a 3,8 punti percentuali. Le previsioni di crescita del Pil su base annua oltre il 6% dovrebbero ridurre, ulteriormente il differenziale e nel secondo trimestre 2022, il Pil
dovrebbe tornare ai livelli del quarto trimestre 2019.
La Nota di Aggiornamento al DEF (NADEF) del settembre scorso assume come obiettivo della politica macroeconomica del Governo il ritorno al livello del Pil 2019, recuperando anche la mancata crescita del 2020, che il Quadro macroeconomico programmatico della NADEF 2019 quantificava nello 0,6%.
Si tratta di un’impostazione del tutto autoreferenziale poiché misura la crescita dell’economia italiana in rapporto a sé stessa anziché al benchmark europeo. Introducendo il quale il quadro di valutazione e la prospettiva mutano radicalmente.
L’Italia nel periodo 2000-2019 ha registrato una crescita cumulata del Pil pari al 4,4% (0,23% su base annua); l’Eurozona del 26% (1,4% media annua); l’UE del 32% (1,7% media annua).
Non diversamente per il Pil pro capite che in Italia negli anni 2000-2019 si è ridotto in termini reali dello 0,8%.
Nel 2000 il Pil pro capite italiano era sopra la media UE del 20%, nel 2019 sotto del 6%; nel 2000 il Pil pro capite italiano era sopra la media eurozona del 3%; nel 2019 era sotto del 14% (elaborazioni Mario Baldassarri, Economia reale).
Il vero obiettivo della politica economica e sociale del nostro Paese non può essere il ritorno al 2019 ed il recupero della mancata crescita 2020 ma, almeno, un Pil pro capite nella media europea.
A tal fine, nella fase attuale di uscita dall’emergenza è necessario dare un solido fondamento strutturale alla crescita attraverso i fondi PNRR e le riforme ad essi associate; incorporare nelle radici strutturali gli elementi genetici di un modello di sviluppo socialmente ed ambientalmente sostenibile; gestire un passaggio d’epoca lungimirante e possibile attraverso un grande Patto fra Governo e Parti sociali.

 


*Presidente Fondazione Ezio Tarantelli

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