Ha suscitato un certo stupore la recente intervista del presidente della Regione Veneto Luca Zaia sulla necessità, di fronte agli effetti drammatici della guerra in Ucraina, di ripensare alla radice il PNRR, aggiornandolo sugli obiettivi per ricontrattarlo con l’Unione Europea. A questo giudizio hanno fatto seguito gli interventi di altri esponenti del centrodestra per contrattare un secondo piano per l’energia, con il medesimo trattamento del debito.
A prima vista, possono sembrare misure di buon senso, mentre invece mettono in luce una diversa e opposta idea sull’identità di questo piano, in particolare rispetto al suo valore per il futuro dell’Italia e dell’Europa. Come è stato ripetutamente spiegato, il PNRR costituisce una risposta innovativa e progettuale dell’Ue di fronte agli effetti recessivi della pandemia e all’inadeguatezza del modello di sviluppo degli Stati membri di fronte alle sfide del futuro.
Questo problema è così rilevante e urgente da indurre l’Ue a operare una strutturale innovazione finanziaria con un piano di investimenti finanziato direttamente con l’accensione di un debito comune europeo. Un passo significativo in direzione dell’autonomia finanziaria europea e di trasferimento di sovranità economica dagli Stati membri all’Unione. Trattandosi quindi di un piano finalizzato a investimenti strutturali, tesi a rendere i sistemi produttivi e sociali degli Stati più idonei ad affrontare il futuro, è evidente che la guerra ha aumentato notevolmente gli ostacoli alla loro realizzazione, ma non ha cambiato la loro necessità. Bene perciò sta facendo il governo nel costruire delle risposte per la riduzione dei prezzi dell’energia mantenendole distinte dal PNRR e ricercando le coperture senza un ulteriore scostamento di bilancio.
Come hanno spiegato con chiarezza il presidente Draghi e il ministro Franco, il PNRR è una costruzione complessa frutto di un negoziato bilaterale che non solo non può essere modificato unilateralmente ma anche non può essere ricontrattato perché il governo italiano ha già chiesto la messa a disposizione di tutte le risorse relative. Al massimo si potrà aggiornare il valore di alcuni progetti alla luce dell’aumento dei prezzi integrando il PNRR con i fondi europei. L’Italia, essendo il Paese al quale è stata attribuita la maggiore quota del piano (221 miliardi) ha una responsabilità particolare per la sua realizzazione, dalla quale dipende una particolare possibilità di investimento e di riforma del nostro sistema economico e sociale e nello stesso tempo, della prosecuzione del completamento del progetto federalista dell’Ue.
Da tutto ciò deriva che, una volta concordato in sede europea, i margini di manovra sul PNRR risultano molto stretti, ed è necessario concentrare l’attenzione e l’impegno per la sua realizzazione partecipando ai bandi aperti con progetti di qualità in grado di essere più facilmente approvati. Se alla luce di tali criteri osserviamo il comportamento del Veneto sorgono parecchi dubbi circa l’esatta comprensione del singolare valore economico e politico del PNRR, nel senso che, nei fatti, esso viene interpretato come un investimento le cui risorse vanno ripartite, più o meno secondo, i criteri tradizionali. Con ciò si manifesta una sottovalutazione dell’Europa e delle sue regole che si tenta di forzare in direzione di un ritorno a una tradizione-confusionaria.
Non a caso il Veneto sta privilegiando l’uso delle risorse degli stanziamenti più generici come quello della “rigenerazione urbana” dove è più facile far passare progetti generici e di lieve entità. Ma così facendo si corre il rischio di ridurre l’uso del PNRR ad una normalità lontana se non contrapposta alle sue finalità e alle esigenze di crescita qualificata dei propri territori. Serve invece un ripensamento strategico sui caratteri del proprio territorio per individuare i progetti necessari per costruire nuove prospettive qualificare dello sviluppo futuro, Per il Veneto si tratta innanzitutto di costruire strumenti di innovazione indispensabili per riqualificare il proprio sistema produttivo e di aumentare la propria proiezione europea e internazionale superando le attuali chiusure corporative e di sopravvivenza.
La costruzione di un nuovo protagonismo fondato sulla crescita della scolarizzazione e della cultura dei giovani in modo da renderli concretamente protagonisti della costruzione del futuro nel proprio territorio. Alla luce di queste considerazioni per il Veneto si pone il problema, alla luce dei prossimi bandi, di costruire precisi progetti di sviluppo strutturale. In tal modo la partecipazione al PNRR diventerà una concreta possibilità di raggiungere risultati che rappresentano un salto di qualità rispetto al precedente percorso di crescita.