Per il turismo italiano il periodo pasquale e il successivo ponte del 25 aprile segnano una visibile svolta rispetto ai due anni passati. Non abbiamo dati attendibili, ma la percezione “a vista” e il tono prudente, ma sollevato, degli operatori rendono evidente la ripresa di visitatori, in particolare nelle grandi città d’arte a partire da Roma, Venezia e Firenze, le più penalizzate dalla pandemia. I turisti sono tornati, alleluia.
Questo comparto, sempre relegato in un cantuccio secondario delle nostre politiche pubbliche, costituisce una componente rilevante del prodotto nazionale nei paesi più avanzati. Il boom dovrebbe proseguire, salvo ulteriori gravi fenomeni critici, come confermano le proiezioni di un comparto importante come le crociere. Stime attendibili prevedono per il 2022, 8,8 milioni di passeggeri, in forte ripresa anche se ancora al di sotto degli anni pre-Covid-19, ma un numero di scali (le “toccate”) nei porti italiani pari a quelli del 2019, con Civitavecchia che conquista ancora una volta la prima posizione.
Dopo il vuoto nelle più belle piazze italiane con musei e monumenti chiusi, la situazione sembra tornata caotica come l’avevamo lasciata prima del virus. Grande affollamento delle destinazioni note e relativa quiete in quelle meno conosciute anche se di pari qualità paesaggistica, artistica o culturale. Purtroppo, nei due anni di stasi non abbiamo avuto la capacità di mettere mano a una migliore organizzazione di sistema. Le Regioni, cui la Costituzione demanda i poteri di governo del turismo, oltre a grandi campagne pubblicitarie hanno inciso poco su una migliore strutturazione dell’offerta, che resta estremamente frammentata e poco organizzata.
Gli esercizi ricettivi, come è noto, sono in Italia tanti e piccoli: 218.000 a fronte dei 53.000 spagnoli e i 30.000 francesi, con una dimensione media italiana di 23 posti letto ad esercizio, contro i 120 della Spagna e i 174 della Francia. A questo dato strutturale si aggiungono le nuove forme di ricettività ibrida degli affitti brevi, una formula di turismo low cost che sembra ormai battere la concorrenza degli esercizi strutturati.
Il turismo si basa sull’unica materia prima a nostra disposizione, ma come per quelle che importiamo dall’estero – gas e petrolio primi fra tutti – non operiamo con una logica sistematica e di medio periodo, ma per ottenere vantaggi immediati. Meglio di niente, ma forse non basta più per valorizzare a pieno il nostro patrimonio.