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Digitalizzare il fisco per migliore la legalità e avere maggior gettito

È certo che i sistemi tributari moderni saranno sempre più “digitali” e che quindi il ricorso alle nuove tecnologie sarà molto importante, sia ai fini dell’acquisizione di informazioni che a quelli amministrativi e di controllo.

Da questo punto di vista il ritardo accumulato dal nostro Paese è piuttosto serio. Nel 1999 l’introduzione del fisco telematico con le dichiarazioni online rappresentò una best practice e pose l’Italia all’avanguardia tra i Paesi occidentali. Da allora abbiamo perso molto terreno. Il tentativo di rilancio operato durante il secondo governo Prodi con la tracciabilità di pagamenti è stato frustrato dall’eliminazione delle norme relative.

Una nuova opportunità è tuttavia offerta dalla delega fiscale che prevede l’introduzione di norme atte ad “incentivare … l’utilizzo della fatturazione elettronica e la trasmissione telematica dei corrispettivi…” a condizione che si sappia distinguere tra l’una cosa e l’altra. 

La fatturazione elettronica, infatti, implica l’eliminazione delle fatture cartacee e quindi l’emissione di fatture trasmesse, ricevute e conservate (sia dall’emittente che dal destinatario) in forma digitale e quindi il suo funzionamento implica servizi di firma digitale, di marca temporale, e di conservazione sostitutiva delle fatture stesse. Un sistema complesso che richiede parecchi anni per la sua realizzazione, e che difficilmente potrà essere esteso obbligatoriamente a tutti i contribuenti. 

Diverso è il caso della trasmissione telematica dei dati contenuti nelle fatture che potrebbe essere introdotta in tempi rapidi (circa un anno) per tutte le operazioni intermedie tra operatori Iva, grazie ad una semplice applicazione informatica e utilizzando l’infrastruttura già predisposta dalla Agenzia delle Entrate per la fatturazione elettronica della Pa che ha finalità di monitoraggio della spesa pubblica. 

La disponibilità di questi dati potrebbe costituire un’arma fondamentale nella lotta all’evasione (come evidenziato nel rapporto Nens del giugno 2014) in quanto consentirebbe di individuare automaticamente le operazioni attive e passive non dichiarate, con un potenziale recupero di gettito di più di 30 md tra Iva e imposte sul reddito evase. L’evasione dell’Iva, infatti, avviene sempre di più attraverso la mancata dichiarazione di fatture emesse o il mancato versamento dell’imposta dovuta. 

In sostanza, con la trasmissione telematica dei dati contenuti nelle fatture (ancorchè emesse e conservate in forma cartacea) si potrebbero ottenere risultati molto simili a quelli che assicurerebbe un sistema generalizzato di reverse charge la cui attuazione incontra serie difficoltà in sede europea. 

Questi dati integrati da quelli (disponibili) relativi alle importazioni extracomunitarie e intracomunitarie potrebbero anche consentire una sostanziale riduzione degli adempimenti attuali in quanto verrebbe meno la necessità di trasmettere all’amministrazione numerosi dati, a cominciare da quelli relativi al cosiddetto “spesometro” (il vecchio elenco clienti e fornitori), e anche di tenere i registri Iva degli acquisti e delle cessioni, che potrebbe invece avvenire gratuitamente ad opera della amministrazione, nonché la documentazione relativa alle merci viaggianti, con notevoli benefici per i contribuenti in termini di semplificazione e di costi.

Sarebbe inoltre possibile (anzi necessario) introdurre forme di controllo ed accertamento parziale e automatico, basate sugli acquisti non dichiarati per gli operatori al consumo finale che decidessero di ridurre il mark-up rispetto agli anni precedenti.

La trasmissione telematica dei dati contenuti nelle fatture andrebbe integrata per i contribuenti che operano col consumatore finale e tenuti all’emissione dello scontrino fiscale, mediante la sostituzione degli attuali registratori di cassa con strumenti in grado di memorizzare e trasmettere in formato elettronico i dati delle vendite al consumo (misura già prevista dal secondo governo Prodi e successivamente soppressa). 

Infine per i contribuenti tenuti al rilascio della ricevuta fiscale (professionisti, ristoratori, riparatori, ecc.) andrebbe prevista l’introduzione di una “carta elettronica di servizio” attraverso cui versare direttamente in un conto dedicato, tramite Pos, il corrispettivo ricevuto fornendo contestualmente al cliente la ricevuta corrispondente. 

Tutte queste misure rappresentano un sistema coerente e coordinato di “digitalizzazione” del fisco italiano, sono di semplice e rapida attuazione e consentirebbero al nostro sistema fiscale di compiere un salto molto rilevante in termini di modernizzazione, semplificazione e soprattutto correttezza degli adempimenti. Il recupero di gettito complessivo che sarebbe possibile ottenere introducendo tutte le misure indicate può essere valutato sulla base di stime attendibili, in circa 50 md.

Queste misure (descritte in modo più analitico anche in un nuovo rapporto Nens di prossima presentazione) possono essere introdotte senza costi e in modo molto rapido. È tuttavia fondamentale non confondere la fatturazione elettronica con la trasmissione telematica dei dati contenuti nelle fatture. Non sembra proprio il caso di perdere una tale opportunità. 

 (*) da Il Sole 24 ore del 02/02/2015

 

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