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Siccità, i numeri dell’Italia assetata

La siccità è ormai entrata nelle nostre case. Non solo per chi vive in Comuni che hanno già adottato misure di razionamento delle forniture di acqua potabile, ma anche per l’enorme quantità informazioni che ci piovono addosso (e scusate il linguaggio paradossale quando si parla di siccità). EconomiaCircolare.com prova a restituire una foto d’insieme della siccità in Italia con un po’ di dati.

104,8               La riduzione in millimetri (mm) delle precipitazioni in Italia rispetto alla prima metà del XX secolo. ISPRA ha valutato il bilancio idrico nazionale e quantificato la risorsa idrica a partire dal 1951 ad oggi (2020) e confrontarla con gli anni precedenti fino al 1921. “Questo lavoro ha evidenziato negli ultimi settant’anni una riduzione della disponibilità media annua della risorsa idrica a livello nazionale”, ha spiegato ad EconomiaCircolare.com Stefano Mariani, ricercatore dell’Area idrologia del Dipartimento per il monitoraggio e la tutela dell’ambiente e per la Conservazione della Biodiversità dell’ISPRA e membro degli Osservatori distrettuali permanenti per gli utilizzi idrici e del relativo Comitato tecnico di coordinamento nazionale. In particolare, “a fronte di una disponibilità di risorsa idrica media annua di 550 mm (corrispondente a circa un volume di 166 miliardi di metri cubi, per il territorio nazionale) per il periodo 1921–1950, le nostre stime per l’ultimo trentennio (1991–2020) mostrano un valore annuo medio di 445,2 mm (corrispondente a circa 134,5 mld m3)”. Dati che rappresentano “una riduzione media annua di 104,8 mm (–19%) rispetto alla stima per gli anni 1921 – 1950”. Questa riduzione è legata anche alla crisi climatica: “Impatti sulla disponibilità di acqua legati ai cambiamenti climatici senza dubbio ci sono – chiarisce ancora Mariani – difficile però quantificare questi impatti sulle singole componenti del bilancio idrologico poiché le variazioni sono legate anche a fattori antropici (ad es., l’impermeabilizzazione dei suoli)”. Quando si parla di “disponibilità di risorsa idrica” (o meglio “disponibilità naturale di risorsa idrica rinnovabile”) si intende “l’acqua disponibile sul territorio italiano come differenza tra precipitazione totale (precipitazioni liquide e solide) ed evapotraspirazione, in media sul periodo considerato”;

46%                 La riduzione delle precipitazioni rispetto alla media stagionale. Ha spiegato il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio: “La fotografia in Italia è un 40-50% di acqua piovuta in meno quest’anno rispetto alle medie degli ultimi anni. Abbiamo avuto fino al 70% di neve in meno”.  Secondo il Cnr, da gennaio a maggio di quest’anno è caduto il 46% di pioggia in meno rispetto alla media degli ultimi 30 anni. Col Nord che soffre di un deficit del 60%. Con due mesi di anticipo rispetto ai dati medi stagionali – a causa delle scarse precipitazioni nevose di questo inverno e delle temperature molto superiori alla media stagionale – sono già esaurite le riserve di neve sulle montagne di Lombardia, Piemonte e Veneto. L’Anbi, Associazione nazionale dei consorzi di bonifica, a metà maggio ricordava come mancasse il 40% della neve sulle Dolomiti (-246 centimetri) ed il 51% sulle Prealpi (-202 centimetri);

300                  I miliardi di metri cubi di pioggia che ogni anno, mediamente, cadono sull’Italia. “Il nostro Paese potenzialmente è tra i più ricchi d’acqua – sottolinea il WWF -. Mediamente le precipitazioni ammontano a circa 300 miliardi di metri cubi ogni anno, ovvero tra le più elevate in Europa e nel mondo”. La disponibilità effettiva di risorse idriche (cioè quelle effettivamente utilizzabili) è, secondo alcune stime, di 58 miliardi di metri cubi. Di questi, quasi i 3/4 provengono da sorgenti superficiali, fiumi e laghi, mentre il 28% da risorse sotterranee (falde non profonde). “Purtroppo – spiega ancora l’associazione – questa disponibilità si sta progressivamente riducendo e si assiste a un generale decremento del volume annuale di acqua che defluisce a mare. Ad esempio se mettiamo a confronto il periodo 2001-2019 con il precedente periodo 1971-2000, si registra una riduzione di portata per il Tevere del 15% e di oltre l’11% per il Po”.

500                  I litri al secondo portati dall’Ombrone. Due giorni fa i consorzi di bonifica (Anbi) sottolineavano come la siccità non riguardasse solo il Nord Italia e il Po’. Ad esempio in Toscana (con il 90% del territorio è in una condizione di siccità estrema) la portata del Bisenzio è quasi azzerata (0,30 metri cubi al secondo contro una media di mc/sec 2,42) e l’Ombrone è oramai trasformato in un rigagnolo da 500 litri al secondo, quando il deflusso minimo vitale è indicato in 2 mc/sec 2 cioè 2.000 litri (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana). Nel Lazio, ricorda l’associazione, l’Aniene è praticamente dimezzato rispetto alla portata media, il Tevere registra livelli più bassi anche del “siccitosissimo” 2017, il lago di Nemi è di oltre 1 metro più basso del 2021 e Bracciano è a -32 centimetri dal livello dello scorso anno;

50                    I millimetri di pioggia caduti nel Nord Italia tra il 28 e il 29 giugno. “Le piogge hanno toccato anche i 58/60 mml, incrementando i livelli del Po che in poche ore sono passati, in prossimità della foce a Pontelagoscuro nel Ferrarese, da 161 a 200 metri cubi/secondo”, ha commentato l’Autorità di bacino (ADBPo). “Precipitazioni molto utili negli equilibri idrologici a breve termine del fiume e degli affluenti”. L’incremento di portata non risolve però il problema del pesantissimo deficit esistente ma, di fatto, “lo sposta, in avanti di una decina di giorni, scongiurando però, per ora, la massima conseguenza della siccità stagionale, ovvero un preventivo e dannoso stop al prelievo”.

2 su 10             Sono gli italiani che, qualche mese fa, secondo un sondaggio Ipsos (citato dalla sottosegretaria al Ministero della Transizione ecologica (MiTE) Ilaria Fontana) ritengono – o meglio, ritenevano qualche mese fa – che la scarsità di risorse idriche costituisce un problema. Fontana ricordava questo dato in occasione del lancio della campagna di sensibilizzare sull’uso consapevole della risorsa idrica promossa dal MiTE “Ho rispetto per l’acqua”;

8,32                 I miliardi di metri cubi di acqua potabile immessa nelle reti nazionali. Secondo l’Istat, in Italia, nel 2015 (ultimi dati disponibili) il volume complessivo di acqua potabile immessa nelle reti comunali di distribuzione è stato pari a 8,32 miliardi di metri cubi. Si tratta di 375 litri giornalieri per abitante. Ma parliamo di ‘abitante medio’, le differenze locali sono infatti molto rilevanti: dai 286 litri per abitante immessi quotidianamente in Puglia ai 559 della Valle d’Aosta;

220                  Sono i litri di acqua potabile erogati (cioè consegnati nelle abitazioni) ogni giorno per ogni italiano (pari circa ad 80 metri cubi l’anno). Anche in questo caso si tratta di un dato medio con importanti differenze regionali e locali: i valdostani ricevono infatti la quantità maggiore di acqua potabile rispetto a tutti gli altri, 454 litri (ma ricordiamo che nell’erogazione sono computati anche gli usi pubblici: la pulizia delle strade, l’acqua nelle scuole e negli ospedali, l’innaffiamento di verde pubblico e i fontanili); i piemontesi ne ricevono ad esempio 235 litri, poi si scende Regione per Regione fino ai 166 dell’Umbria o ai 155 della Puglia. Come spiega Istat, la differenza tra l’acqua potabile immessa in rete e quella erogata la fanno perdite, gli errori di misurazione, i prelievi abusivi;

3,2                   Sono i miliardi di metri cubi persi in un anno dalla rete (l’anno è il 2015, ultimo per il quale sono disponibili questi dati). In termini più palpabili si tratta di circa 100 mila litri al secondo, 144 litri al giorno per abitante. Si tratta del 41,4% dell’immesso in rete, “in aumento di quattro punti percentuali rispetto al 2012”: prova provata, sentenzia Istat, dello stato di “persistente inadeguatezza e inefficienza in cui versa l’infrastruttura idrica e degli scarsi investimenti in termini di manutenzione e sviluppo”.  L’Istat definisce “perdite reali” la differenza tra le perdite totali (volumi immessi in rete meno volumi erogati) e quelle apparenti (legati ad allacciamenti abusivi, imprecisione delle misurazioni o malfunzionamento dei contatori). I motivi di queste perdite colossali? Secondo Istat, nella maggior parte delle città italiane l’infrastruttura idrica è soggetta a un “forte invecchiamento e deterioramento. In parte, le dispersioni sono fisiologiche e legate all’estensione della rete, al numero degli allacci, alla loro densità e alla pressione d’esercizio, in parte sono derivanti da criticità di vario ordine: rotture nelle condotte, vetustà degli impianti, consumi non autorizzati, prelievi abusivi dalla rete, errori di misura dei contatori”.

40 milioni       Sono le persone che potrebbero vedere soddisfatti i propri bisogni di acqua potabile se fosse possibile utilizzare l’acqua perduta lungo la rete: per soddisfare due terzi degli italiani, dunque, sarebbero sufficienti le perdite di rete;

100%               Il deficit pluviometrico di maggio in Abruzzo arriva a toccare il 100% in diverse stazioni di rilevamento; da inizio anno, i record negativi si registrano nella Marsica, al confine con il Lazio: l’acqua caduta è stata tra i 280 ed i 350 millimetri in meno;

299                  Il numero di sostanze inquinanti trovate da Ispra nelle acque italiane. La disponibilità complessiva dell’acqua dipende anche dal modo con cui questa viene utilizzata e rilasciata poi nell’ambiente. In alcune aree d’Europa, il solo inquinamento causato da pesticidi e fertilizzanti utilizzati in agricoltura, rimane una delle cause principali della scarsa qualità delle acque, che diventano quindi non più disponibili.Anche in questo caso, come ricorda ancora il WWF, “la situazione in Italia non è delle migliori” come ha evidenziato Ispra che ha trovato 299 sostanze inquinanti nelle acque interne campionate; sono stati trovati pesticidi nel 77,3% dei siti di monitoraggio e nel 32,2% in quelle sotterranee;

30                    Tanti sono i chilometri di risalita del cuneo salino nel Po. Tra i problemi legati alla drammatica riduzione della portata dei fiumi c’è la risalita del cuneo salino: cioè le acque salmastre del mare che, non più contrastate dal flusso del fiume, risalgono verso la terraferma. Con gravissimi danni, dall’interruzione delle irrigazioni per l’agricoltura, alla salinizzazione delle falde all’inaridimento delle zone litoranee fino a conseguenze gravi per flora e fauna. “La drammatica situazione di siccità – ha affermato l’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po (ABDP) – ha determinato un abbassamento del livello d’acqua del Po. La riduzione drastica delle portate, unita a un progressivo abbassamento dell’alveo del fiume, contribuisce alla risalita del cuneo salino. Le acque salmastre oggi (29 giugno, ndr) sono arrivate ad oltre 30 km dalla costa adriatica nel ferrarese e rodigino)”;

                    I miliardi di euro di danni legati alla siccità secondo Coldiretti. Che prevede un calo di 10 mila ettari di semina da riso. Gli agricoltori sono preoccupati anche per grano, mais e tutti i cereali in genere, ma anche foraggi per l’alimentazione del bestiame, ortaggi e frutta;

100                         La portata del Tevere (metri cubi al secondo). Erasmo D’Angelis, segretario generale dell’Autorità di bacino dell’Italia centrale, autore del libro “Acque d’Italia”, il 23 giugno scorso raccontava a La Nazione che “il Tevere oggi attraversa Roma con appena 100 metri cubi d’acqua al secondo; nella grande magra del 2017 scorrevano 270 metri cubi al secondo, la sua portata media e di mille metri cubi”. D’Angelis passava poi ai laghi. “Il Lago Maggiore è riempito al 18%, l’Iseo al 37%, il lago di Como al 14, il Garda supera il 52%”.

10%                 L’aumento dei prelievi nel bacino del Po negli ultimi 10 giorni, nonostante la crisi conclamata e la richiesta di riduzione. “Nonostante la raccomandazione ai territori – ha precisato l’Autorità di nel corso dell’ultima seduta dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici insieme alle Regioni e ai portatori di interesse dei diversi settori – i prelievi non sono stati effettuati nella misura del 20% sull’acqua disponibile, come stabilito, ma addirittura aumentati del 10%”. Riduzione dei prelievi che, alla luce della pioggia degli ultimi giorni, “avrebbero contribuito in maniera determinante al raggiungimento di un livello tale (circa 300 mc/s) in grado di sollevare le necessità della gran parte delle aree considerate fino a luglio inoltrato riducendo così concretamente l’ingresso delle acque salmastre”. “A cosa serve prendere decisioni, organizzare e coordinare incontri utili con tutti i portatori di interesse, fare ricerche approfondite – ha commentato il Segretario generale di ADBPo Meuccio Berselli – se nessuno prende i provvedimenti amministrativi più adeguati e mette in pratica le decisioni prese aumentando, nei numeri, il prelievo ognuno badando così esclusivamente al proprio interesse ed orticello?”.

8,02                 I metri d’acqua in meno nel Po a Cremona rispetto alla media stagionale. Nonostante il temporaneo ristoro delle piogge dei giorni scorsi, ha spiegato ADBPo, “le cinque stazioni di monitoraggio delle quote idrometriche del fiume restano ancorate al livello di siccità grave (portate in metri rispetto alla media): Piacenza: -0,88 metri; Cremona: -8,20; Boretto: -4,37; Borgoforte: -3,83; Pontelagoscuro -7,16”.

*03/07/2022

 

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