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Tanto scaldò che piovve

È autunno e siamo in una piccola cucina di una casa malmessa, la finestra non ha i doppi vetri e fuori la temperatura è frizzantina. Mettiamo sul fuoco l’acqua per la pasta, inizia a bollire, suona il telefono e la conversazione ci coinvolge, qualcuno chiama dalla Spagna; l’acqua continua a bollire, la piccola cucina si riempie di vapore e quello che si poggia sui vetri freddi diventa acqua. Finita la telefonata, andiamo vicino alla finestra e sullo strato d’acqua che ormai ha coperto il vetro scriviamo “Andalusia“.

In Spagna la chiamano la “goccia fredda“; è l’aria fredda, molto fredda che si unisce in matrimonio con aria, umidità e vapori molto caldi che salgono a vite; è il matrimonio da cui nascono le piogge devastanti.

É inutile dire che la cucina è il luogo dove si elaborano le regole e le azioni dello sviluppo insostenibile, è piccola perché i pesi demografici diretti e indiretti sono sempre maggiori, è malmessa come il nostro Pianeta nelle condizioni attuali, e non possiede neanche le difese minime dei doppi vetri. 

Allora è inutile girarci troppo intorno: i problemi hanno la loro sintesi e la loro espressione nel riscaldamento globale. Negazionisti, dubbiosi, agnostici, portatori di interessi ecc. se ne facciano una ragione.

Riscaldamento globale: come tutte le sintesi, racchiude tante cose tra cui il cambiamento delle stagioni, degli eventi e dei fenomeni alle diverse latitudini, la modificazione del ciclo delle acque, l’alterazione delle forme in cui H2O si presenta (acqua dolce, acqua salata, ghiaccio, umidità, pioggia, grandine …).

Riscaldamento globale significa nuove aridità nei Paesi temperati e conseguenti piogge violente per modi e periodi in luoghi dove, per latitudine, erano sconosciute o occasionali.

Riscaldamento globale produce la modificazione dei cicli delle piogge e il succedersi delle stagioni secche, ma soprattutto, come nel dramma di oggi, in Spagna

Riscaldamento globale significa aria calda, umidità ed evaporazione che dalla terra, dai mari, dai laghi e dai fiumi salgono sempre di più in alto con il loro incessante movimento a vite, dove prima o poi trovano aria fredda, sempre in agguato e sempre presente. Sempre a cappa, è capace di tramutare il tutto in acqua, pioggia e grandine.  E ne tramuta sempre di più, perché è sempre di più l’aria calda, l’umidità e l’evaporazione che si trova a gestire. 

Chi va in montagna e “fa ghiaccio” conosce bene lo 0 termico e quando lo 0 termico è a 4000 metri, un individuo prudente (che ci tiene alla propria pelle) non andrà mai su un ghiacciaio a 3500 metri di quota perché sa che in quelle condizioni climatiche lì non c’è ghiaccio, c’è «sapone» «mollo» «sdremogno», chiamatelo come volete, ma non c’è ghiaccio compatto sul quale camminare sicuri. Crepacci, seracchi, slavine e chi più ne ha più ne metta, sono in agguato.

Eppure è facile da capire; è facile come guardare il vetro di una finestra quando facciamo bollire l’acqua, o dopo la sauna oppure una doccia calda.

Non so se è capitato e capita a tutti, ma a me sicuramente sì; quando ero piccolo invece di dire le preghiere mi raccomandavo (non so a chi) di avere la mattina 1 grado e mezzo in più di temperatura: da 36,5 a 38. Con un grado e mezzo si ha la febbre e si passa dalla salute alla malattia; se poi avessi potuto avere 39, avrei fatto salti di gioia perché … scuola ‘a-rivederci’ almeno fra una settimana. Da quello che leggo, la temperatura del Mediterraneo è aumentata di due gradi e mezzo e ci meravigliamo dell’aumento delle piogge, delle alluvioni, ecc. 

L’ipocrisia però NO, risparmiatecela. Fin da piccoli sappiamo che due gradi e mezzo rappresentano il passaggio da una condizione di salute a una di malattia. Perché per noi sì, e per il Pianeta no?

Cari interessi consolidati (istituzioni, profitti e lavoro), certamente sappiamo che ci aspetta un periodo dì transizione, ma ricordiamoci che ci sarà più lavoro nello sviluppo sostenibile (nuovo e riqualificazione) che non nel continuare a dannarci mentre piangiamo le morti.

La transizione, per potersi consolidare, ha bisogno che la diagnosi sia certa e tale da poter costruire terapie complesse e plurime come giusto e prevedibile che sia. 

Tutto e subito non si può, ma coscienza e conoscenza sì.

L’Andalusia sta lì. Piangiamo i loro morti e alziamo i lai al cielo, ma se vogliamo che queste morti diventino l’espressione del sacrificio dei soliti “poveri cristi” all’ingordigia degli interessi consolidati, all’arroganza dei negazionisti, all’ignavia di chi si crogiola nel conosciuto e nelle abitudini, se vogliamo onorare come dobbiamo queste morti, allora prendiamo la strada del cambiamento.

Conoscenza e coscienza.

P.S. e a proposito del titolo. Secondo i dati del World Weather Attribution (WWA), un’atmosfera più calda contiene (o può contenere) più umidità portando piogge più intense. La relazione di Clausius-Clapeyron riporta il seguente dato: con 1,3°C di riscaldamento globale, l’atmosfera contiene il 9% circa di umidità in più. A settembre il Mediterraneo antistante la costa dell’Andalusia ha registrato una temperatura di 30° che alla fine di ottobre è “scesa” a 22°C (l’evaporazione facilita il raffreddamento).

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