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Tra MESS e PNRR, le contraddizioni del governo Meloni con l’ Europa

Fin dalla sua nascita, il rapporto con l’Unione Europea è stato, per il governo Meloni, un problema aperto. Come elemento di partenza ha pesato l’incompatibilità politica della premier, tra l’essere Presidente del Consiglio dell’Italia, Paese fondatore dell’UE e, contemporaneamente, presidente del gruppo dei Conservatori nel Parlamento Ue, notoriamente euroscettico. Per un certo periodo Meloni ha cercato, con realismo, di conciliare tale contraddizione, me non è riuscita ad andare oltre a rapporti di segno ambiguo e talvolta incoerente, che hanno determinato difficili relazioni con la Commissione Ue e con i più importanti partner europei. 

Per una strana coincidenza della politica, il nuovo governo italiano si è trovato subito a gestire una delle scelte più rilevanti e innovative decise dall’Ue: il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ereditato dal governo Draghi e, in gran parte, definito nei suoi obiettivi e nella sua struttura. Avendo l’Italia ottenuto la quota di finanziamento più rilevante di tale piano (oltre 200 miliardi), è chiaro che, dalla sua applicazione, dipende buona parte dell’esito dell’intero progetto, per cui i rapporti Italia-Ue hanno acquistato particolare rilevanza e delicatezza. 

Gli ambiti di questo confronto, oltre al PNRR e alle relative riforme, hanno riguardato negli ultimi tempi, la gestione dei migranti e il rispetto dei diritti umani, la politica dei tassi della Bce, e le modifiche al Patto di stabilità, determinando tensioni e conflitti, senza tuttavia clamorose rotture. La motivazione di fondo di tali difficoltà sta essenzialmente nel fatto che, dal governo Meloni, l’Europa è vissuta come vincolo esterno, con il quale si è costretti a fare i conti, anziché come casa comune da costruire, fondamentale per il nostro futuro. Con il passare del tempo, di fronte alle nuove complicazioni insorte sui vari problemi, l’orientamento euroscettico di fondo del nostro governo si sta progressivamente manifestando. In particolare, sul PNRR, che da eccezionale opportunità di riforma e di crescita strutturale del nostro sistema economico e sociale, è diventato un caotico insieme di irrisolti problemi e ritardi di procedura e di incertezza sui contenuti, mentre sui migranti il crescente condizionamento ideologico della destra rallenta e blocca ogni innovazione in materia di gestione dei flussi e accoglienza. 

Il fatto, sul quale tale difficoltà di rapporto si sta focalizzando, riguarda il permanere della non ratifica, da parte dell’Italia, del Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità), un fondo salva-Stati istituito per finanziare imprese in difficoltà. La non ratifica solo italiana, sta bloccando uno strumento di particolare necessità per diversi Paesi europei, Un atteggiamento difficilmente comprensibile, dato che. tra l’altro, l’Italia ha dichiarato che non intende utilizzarlo, ma che trova una sua motivazione, di segno ricattatorio, nella volontà del governo di subordinare la ratifica a un negoziato sui diversi aspetti del PNRR e del nuovo Passo di Stabilità. Una forzatura unilaterale delle regole europee che isola e fa perdere credibilità politica al nostro governo, com’è dimostrato anche dalla netta risposta negativa della Commissione Ue e dei maggiori Paesi, Germania in testa.  

Ma, al di là di tale conflitto, Meloni ha iniziato ad alzare ulteriormente lo scontro in vista delle elezioni europee del 2024.  Per tale data l’obiettivo della premier e di FdI è di realizzare l’affermazione di una nuova maggioranza di centrodestra nella Ue, attraverso la quale cambiare strutturalmente l’identità e il ruolo dell’Europa, trasformandola in una pallida sovrastruttura, dipendente dalla sovranità degli Stati membri. In tal senso Meloni sta cercando di costruire una alleanza strategica con l’ala destra del Ppe, come passo decisivo per una nuova maggioranza euroscettica. 

Così il governo Meloni corre il rischio di sommare una forte caduta di credibilità, unita a un isolamento politico nel delicato momento in cui, con la realizzazione del Pnrr e l’applicazione delle regole del Patto di stabilità modificato, il rapporto con l’Europa diventa determinante per il nostro futuro. Una grave involuzione,  che condiziona negativamente le nostre prospettive di crescita, e che viene largamente sottovalutato nell’attuale dibattito politico italiano. In particolare, il Pd, dall’opposizione, non è riuscito finora a condurre una esplicita e forte battaglia politica sulle contraddizioni del governo sull’identità e sulle prospettive dell’Europa federale, che rappresenta un elemento rilevante del futuro democratico dell’Italia e di un nuovo equilibrio globale.  Elly Schlein dovrebbe renderla esplicita, come parte essenziale dell’alternativa riformista che il Pd è sollecitato a realizzare nel nostro Paese

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