Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant (dove fanno il deserto, lo chiamano pace) è una locuzione latina tratta da Tacito. L’autore la fa pronunciare al generale calèdone Calgaco, che cerca di infondere coraggio alle sue truppe prima della battaglia.
In effetti i romani non ci andavano teneri. Lo sapevano i cartaginesi, i corinti, i galli; lo appreso da Cesare con gli ultimi galli insorti a cui il nostro fece tagliare entrambe le mani. Poi toccò a Gerusalemme.
Ma così si realizzò la pax romana. Le avessero già inventate, Augusto avrebbe fatto appendere in ogni città dell’impero lo stemma con i colori dell’arcobaleno.
Se ci pensate, basta non resistere alle guerre di conquista degli imperi per avere la pace. In fin dei conti i popoli soggetti ai vari imperi nella storia, finché questi hanno retto e sono stati in pace tra loro, hanno goduto di periodi di tranquillità e di pace.
Sono i nazionalismi che producono le guerre, ma anche la voglia di essere liberi dal dominio di altri, di mettere in discussione gli imperi. Pensate ai balcani. Tranquilli e in pace sotto gli ottomani, ogni popolo con la sua religione. Poi il nazionalismo. Il freno del comunismo titino e poi l’esplosione nazionalista. Meglio la Sublime Porta.
Pensiamo sul serio che Putin e Netanyahu siano dei guerrafondai, che non vogliano la pace? Certo che la vogliono, anche Cesare la voleva, anche Augusto la voleva. Certo prima c’era da eliminare Pompeo e Antonio, ma poi pace per tutti. Si riconoscano gli interessi russi, vedremo quali, e Putin sarà un uomo di pace. Si dia Gaza e Cisgiordania a Netanyahu e anche lui diventerà un uomo di pace, pronto a dialogare con tutti i popoli mediorientali come il buon Salomone.
Gli ucraini e i palestinesi?
La storia dell’umanità é piena di popoli che hanno dovuto inchinarsi alle ragioni degli imperi, alla logica del più forte. Ma poi la bandiera della pace ha sventolato trionfante e gli altri popoli sono stati felici e contenti.