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Un Presidente per riconciliare politica e cittadini

Il XII Presidente della Repubblica è stato individuato alla prima votazione utile, quella a maggioranza semplice. Parlamento e grandi elettori virtuosissimi, verrebbe da dire. Anche i più distratti degli italiani hanno potuto notare la grande differenza tra le burrascose sedute parlamentari dedicate al Jobs Act e alla legge elettorale e la crescente compostezza delle sedute di fine settimana scorsa. Eppure la questione era di enorme delicatezza; coinvolgeva equilibri di partiti, tenuta di alleanze in corso e in fieri, stabilità di legislatura e di governabilità, valutazioni di personalità di prestigio, ma soprattutto i rapporti tra i cittadini e la politica. La prova era considerata ardua, ma nella pratica è risultata tranquilla. Anzi, brillantemente tranquilla.

Di Sergio Mattarella, nel giro di pochi giorni, tutti hanno appreso quasi tutto. Soltanto quelli della mia generazione, ma che hanno frequentato con una certa intensità la politica, sanno di che pasta sia questo personaggio. Tanto acuto, avveduto e discreto che non si è fatto rottamare. Ha scelto, con molto anticipo, di entrare nella “riserva”, svolgendo un compito – quello di giudice costituzionale – proprio cucito sulla sua dimensione culturale e umana. E quando è giunto il momento di scegliere il successore di quel monumento di capacità e di rettitudine che è stato Napolitano, l’occhio della politica si è spostato rapidamente dalle prime linee, appunto, verso la “riserva”.

Quel posto è apparso subito ben nutrito, a conferma che non si può fare di tutt’erba un fascio della Prima Repubblica, mentre quelli che hanno caratterizzato la Seconda Repubblica sono stati rapidamente derubricati. Qualcuno era anche più attrattivo e blasonato di Mattarella, ma non ha superato la prova della divisibilità del consenso non solo parlamentare ma anche popolare. A ragione o a torto, il secondo non è stato irrilevante per la selezione svolta dal primo. E questo è il primo merito di un ceto politico spesso  considerato distante dalle aspettative della gente. A partire dal Presidente del Consiglio, l’affermazione di un vasto consenso è stata la stella polare che ha condotto a Mattarella.

Alla vigilia dell’acquisizione di una legge elettorale fortemente bipolare, far salire al Colle un Presidente accompagnato da un voto così largo e da un’opinione pubblica così ben orientata verso di lui è misura di una solida maturità della democrazia del nostro Paese. Non solo i poteri istituzionali restano distinti, ma resta separata la valutazione politica che ha favorito questo risultato. Certo, ci sono stati distinguo – più a livello politico che tra la gente – fino a palesi dissensi, ma risultano poca cosa rispetto al senso profondo di questo evento: il più alto potere istituzionale non si è formato per il rotto della cuffia, né in una logica emergenziale e proprio per questo, come è stato detto, non deve dire “grazie” a nessuno.

Questo è una garanzia, visto che i dossier che dovrà gestire sono uno più pesante dell’altro. Il nostro è un Paese che dovrà essere bonificato a fondo per sconfiggere l’intrusione mafiosa e criminale nell’economia e la diffusa pratica della corruzione. E’ un Paese dove l’idea che ciascuno di noi può pretendere leggi ad personam ha fatto breccia tra la gente ed il ripristino del primato che la legge è uguale per tutti prima che compito della Magistratura è valore da rinsaldare nella coscienza civile. E ancora, è un Paese che ha bisogno urgente di abbandonare l’egoismo individualista e praticare una ragionevole dose di uguaglianza e solidarietà per rinforzare la coesione sociale, per arginare la deriva verso la povertà, per convincere i più  che i soldi si fanno con il lavoro legale e  tutelato e non con le speculazioni finanziarie o la salvaguardia di rendite di ogni tipo. Infine, è un Paese che deve consolidare il proprio europeismo, smascherando le insidie che populismo e nazionalismo continuano a seminare tra gli italiani, soprattutto tra quelli più colpiti dalla crisi, puntando decisamente  sulla realizzazione degli Stati Uniti d’Europa. 

Ebbene,  il Presidente Mattarella ha il curriculum adatto per proseguire sulla strada tracciata da Napolitano e lo spessore morale per sostenere tutti gli sforzi perché la nostra società sia sempre più aperta, accogliente, giusta, laboriosa. Ha dalla sua la cultura del cattolicesimo democratico postfascista ma soprattutto un solido collaudo della laicità nella conduzione dello Stato. Ha a disposizione un bagaglio giuridico, istituzionale e politico di alto livello che gli consentirà di far tenere a tutti gli altri organi costituzionali la barra sempre dritta. E ha la sensibilità giusta per sintonizzarsi con garbo e continuità con “i problemi e le speranze dei concittadini”.

Buon lavoro, caro Presidente!

P.S. Questo commento è stato scritto, per ragioni redazionali, prima che il Presidente Mattarella facesse il discorso d’insediamento.

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