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“Un viaggio contro l’imbarbarimento dell’Europa”.

Un viaggio religioso e politico quello di Francesco nell’Isola di Cipro e in Grecia. Oggi il papa è tornato a Lesbo dove ha incontrato i migranti, un incontro forte. E le parole espresse nel suo discorso in difesa dei migranti sono state altrettanto forti. Un altro punto importante, di questo intenso viaggio, è stato il discorso tenuto, ieri ad Atene, alle autorità elleniche. Due discorsi complementari. Con Maria Antonietta Calabrò, vaticanista dell’Huffington post, cerchiamo di approfondire il significato di questo viaggio apostolico di Papa Francesco. 

 

Maria Antonietta, Papa Francesco è stato nell’isola di Lesbo. Ha incontrato i migranti si è schierato dalla loro parte, ha legato il dramma dell’immigrazione ai nazionalismi che chiudono alla solidarietà, ha detto parole dure contro i costruttori di muri. Un discorso politico potente, rigoroso. Di fronte a queste parole l’Europa balbetta. Qual è il tuo pensiero? 

L’Europa balbetta, sì. Ricordo a tutti che “i barbari” vennero denominati così alla fine del mondo antico perché appunto “balbettavano” , non sapevano esprimersi , erano giudicati appartenenti a una civiltà primitiva, rozza e  feroce e crudele. Concetto ben diverso da quello di straniero, lo straniero era sempre accolto in quanto inviato dalla divinità e per questo era sacro. Papa Francesco (cosa non facile per un argentino, venuto quasi dalla fine del mondo) sempre più sta sottolineando l’importanza dell’Europa, della civiltà europea, e delle sue radici. Con accenti diversi da quelli del suo predecessore Benedetto XVI, ma quello che fu all’inizio del Pontificato di Ratzinger (tedesco) lo troviamo adesso alla fine di quello di Francesco. Ieri il papa ha voluto passare con la sua auto per ammirare il Partenone, e con quanta emozione ha detto che il Vangelo è stato scritto in greco e che greca è la stessa definizione della seconda persona trinitaria, quel Gesù di Nazaret che è  il Logos  che era all’inizio dei tempi ed il Logos  che è presso Dio.

Anche per i mezzi di informazione ripetere gli appelli del Papa sui migranti, rischia di logorarsi e di trasformarsi in una comunicazione impoverita, alla fine sterile, se sganciata da questa “riscoperta” dell’Europa e della sua” forma “greco romana. Del resto, il cristianesimo all’inizio ebbe “bisogno” dell’impero romano per diventare universale, globale: ubi Roma, ibi modus. E della “immortale” lingua greca, della filosofia greca per per esprimersi e pensarsi. Solo così le genti più diverse furono raggiunte dall’evangelizzazione. Se oggi noi creiamo muri per fermare i migranti e abbiamo trasformato il Mediterraneo ”in un cimitero senza lapidi”, come ha detto Francesco è perché siamo diventati “barbari”.

Veniamo al secondo, straordinario, intervento di questo viaggio: quello tenuto ieri ad Atene di fronte alle autorità elleniche. Il discorso è davvero coltissimo (con citazioni dj Aristotele, dell’Illiade e di Padri della Chiesa greci). Insomma un discorso di politica alta. Ti chiedo quali sono le direttrici del rinnovato europeismo immaginato dal Papa? 

Come dicevo si tratta di due discorsi assolutamente complementari, ma quello di Lesbo, lo si può comprendere a fondo, solo leggendolo attraverso quello di Atene. Il discorso in cui il Papa ha sottolineato che lui è andato “pellegrino” e che sovrabbondano di spiritualità, cultura e civiltà per attingere alla stessa felicità che entusiasmò il grande padre della Chiesa San Gregorio di Nazianzo: “Era la gioia di coltivare la sapienza e di condividerne la bellezza, una felicità non individuale e isolata, ma che nasce dallo stupore, tende all’infinito e si apre alla comunità”.  La Grecia – ha aggiunto – il Papa – “invita l’uomo di ogni tempo a orientare il viaggio della vita verso l’Alto. Verso Dio, perchè abbiamo bisogno della trascendenza per essere veramente umani”. Voglio continuare: “mentre nell’Occidente che da qui è sorto si tende a offuscare il bisogno di Cielo, intrappolati nella frenesia di mille corse terrene dall’avidità insaziabile di un consumismo spersonalizzante”.

Ad Atene l’uomo – come ha ricordato il Papa citando Aristotele – ha preso coscienza di “essere un animale politico”. E qui è nata la democrazia.  Il famoso discorso di Pericle agli ateniesi del 431 avanti Cristo (nonostante sia stato strumentalizzato e poi abbandonato in una deriva populista in Italia) è il più classico esempio di ciò che significa una democrazia (e per contrasto ciò che è una dittatura che oggi prende le forme di mostruose autocrazie): giustizia uguale, eccellenza, rispetto delle leggi e “non dimenticare mai che dobbiamo difendere coloro che ricevono offesa”. E ancora: “Che ci è stato insegnato a rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nel sentire universale di ciò che è giusto e di ciò che è di buon senso”… ed è “per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero”.

Ecco l’Europa caccia i rifugiati perché non ha più “fiducia in sé stessa e la prontezza per fronteggiare qualsiasi situazione”,  sono sempre le parole di Pericle, per cui “la povertà non costituisce un impedimento “ a servire lo Stato, il bene comune.

Non trovi significativo che ii Papa abbia citato De Gasperi? 

Dovremmo essere orgogliosi come italiani che lo abbia fatto. Ha citato De Gasperi come un padre fondatore dell’Europa e della necessità di andare avanti , verso la giustizia sociale e non a destra o a sinistra.

Il Papa continua a criticare gli autoritarismi, i sovranismi, che portano ad un arretramento della democrazia. A quali forze politiche parla?

Beh mi sembra che il riferimento sia molto chiaro. Ma la radice di questi atteggiamenti umani e politici è che, al fondo, i sovranisti, gli autoritari sono “ barbari”.

Torniamo all’immigrazione. Secondo te le parole di critica alla chiusura erano rivolte solo alla politica oppure erano dirette anche alle conferenze episcopali (Polonia)?

A tutti e due.

Insomma un viaggio politico e religioso. Le due cose in Francesco si saldano. Come in Giovanni Paolo II questa saldatura ha fatto crollare il muro di Berlino, pensi che Francesco riuscirà ad abbattere il muro dei nazionalismi?

La sua scommessa sarà vinta se riuscirà a far rigermogliare l’Europa, la sua cultura, la sua civiltà, a fornire nuova linfa a quelle radici, che come ha detto, ci sono, sotterranee, non sono attualmente in grado di far crescere un albero. Ma non sono morte. La cosa impressionante è che Francesco indica all’Europa, una strada non dei concetti.  Francesco invita tutti a fare come Ulisse, antico migrante anche se era un re ricco e famoso: a mettersi in mare, un mare agitato, rischioso, fonte di conoscenza e di dolore, ma che alla fine lo porta in patria. La potenza dell’immagine dell’eroe greco per eccellenza viene messa al servizio della rotta da intraprendere oggi.  Non c’è nessuna alternativa a prendere il mare. Ma a Itaca, prima o poi ci si arriva.  Siamo tutti migranti e per questo che i rifugiati di Lesbo e gli altri oltre il filo spinato di Cipro sono nostri fratelli.

 

(dal sito: http://confini.blog.rainews.it/2021/12/05/un-viaggio-contro-limbarbarimento-delleuropa-intervista-a-maria-antonietta-calabro/).

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