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Una tragedia da fermare

Gli ultimi infortuni in occasione di lavoro nel nostro Paese, seppur ridotti rispetto al passato, restano comunque tanti e forse sottodimensionati per assenza di denuncia.

Nell’ambito del fenomeno infortunistico, bisogna, però, rendere evidente che i numeri di casi di infortuni mortali tendono a crescere (primo trimestre 2021 +19 rispetto all’anno precedente).

Il numero di infortuni in generale si attesta sui 640.000 casi, mentre i decessi per infortunio in occasione di lavoro superano costantemente da diversi anni, i 1.000 casi.

Gli ultimi due infortuni li abbiamo avuti, dopo un maggio drammatico da tale punto di vista, il giorno 28 maggio quelli di Alessandro ed Andrea.

Nell’esperienza di questi anni, grazie alle indagini che abbiamo svolto come Patronato INCA CGIL, insieme alle diverse categorie, sia di settori pubblici che privati, abbiamo dovuto constatare che, al di là di tutto l’impegno profuso da vari soggetti che si occupano di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, a partire dalle OOSS e gli RLS, che nell’analisi delle storie lavorative, delle condizioni di lavoro e delle condizioni di salute dei lavoratori e delle lavoratrici si evidenzia una tendenza al peggioramento. 

Per nostra esperienza, fanno eccezione diverse buone pratiche, che abbiamo contribuito a costruire e realizzare, e che hanno fatto crescere   consapevolezza attraverso progetti condivisi con INAIL, categorie sindacali, a volte anche con la collaborazione dei datori di lavoro, RLS e delegati, tesi a far emergere piuttosto che a nascondere i rischi e i conseguenti danni alla salute. 

I dati di altri Paesi dell’Europa occidentale (Germania) offrono motivi per considerare la possibilità di valutare investimenti e progetti per indirizzarsi verso l’obiettivo del ridurre drasticamente i dati infortunistici nel nostro paese.

Vorrei immaginare che i soggetti responsabili e protagonisti per garantire salute e sicurezza nei luoghi di lavoro concorrono a realizzare tale obiettivo, mirando a zero infortuni. 

Un modo per affrontare la situazione sarebbe quella che una volta valutati “i rischi” presenti in ogni realtà produttiva, con riferimento specifico ad ogni mansione, si adottino tutte le misure, come da normativa vigente, sia dal punto di vista tecnologico che organizzativo tali da salvaguardare ogni lavoratore da ciò che si definisce infortunio in occasione di lavoro. Voglio dire che i rischi prefigurano, comunque, potenzialmente un danno se non si adottano, però, tutte le misure utili e necessarie ad evitarlo. L’impegno deve essere affinché il rischio resti solo potenziale.

L’esperienza ci insegna che lo studio e le analisi di “tutti i potenziali dati infortunistici” presenti in un luogo di lavoro, senza escluderne nessuno, sono di fondamentale importanza per redigere adeguatamente e aggiornare il DVR e renderlo efficace nella prevenzione.

Oggi, invece gli infortuni mancati non sono registrati e purtroppo, prima o poi, si dovrà fare i conti con l’evento infortunistico e i danni conseguenti.

Spesso, nell’indicare gli aspetti legati ad una corretta e consapevole adozione delle norme del testo unico sulla salute e sicurezza e delle relative modifiche e aggiornamenti che ne sono seguiti , si fa riferimento, giustamente, agli obblighi del datore di lavoro, della responsabilità sua e del medico competente nel redigere correttamente il DVR(Documento di valutazione dei rischi), della sorveglianza sanitaria, dell’informazione e formazione per i lavoratori sui rischi e dell’utilizzo corretto dei dispositivi antinfortunistici.

Osservando, però, i dati che l’Inail fornisce costantemente e le notizie quotidiane di infortuni più o meno gravi, non si può che ritenere che il rispetto delle regole avviene spesso solo in termini formali. 

A dire la verità dai dati dell’Ispettorato del lavoro, in alcuni settori (edilizio, alberghiero, commercio, pulimento) le regole in diverse occasioni non sono assolutamente rispettate in quanto c’è lavoro nero.

Al di là, comunque, delle situazioni dove le norme e le regole non sono pienamente rispettate, credo bisogna impegnarsi per garantire salute e sicurezza attraverso l’impegno da parte di Istituzioni, OOSS, Inail, Medici competenti e, soprattutto, Datori di lavoro a far crescere, in tutti i luoghi di lavoro e tra i lavoratori, una consapevolezza e direi una nuova cultura, come presupposto per ulteriori interventi e investimenti atti a garantire salute, sicurezza e dignità dei lavoratori.

Vorrei sottolineare, per esempio, che se anche il DVR fosse redatto perfettamente seconde le norme vigenti e poi non si è conseguenti nel garantire sorveglianza sanitaria o i dispositivi che i rischi individuati richiederebbero, è facile ritrovarsi in situazioni nelle quali il rischio stesso si trasforma in infortunio più o meno grave.

L’altro aspetto, per evitare danni di tipo infortunistico, che l’esperienza ci insegna spesso è quello relativo ad una realtà nella quale alla formazione non si abbina una effettiva ed efficace azione di addestramento. 

Tutto ciò, risulta di fondamentale importanza, soprattutto, per chi si trova alle prime esperienze lavorative (vedi apprendisti) o che spesso cambiano settori di lavoro o mansione (vedi lavoratori somministrati o in genere precari).

Spesso sono loro che si rivolgono ai nostri sportelli per essere sostenuti in consulenza e assistenza nella denuncia e nella tutela per il danno subito. Danni che, a volte, si portano dietro per tutta la vita.

Vorrei, inoltre, che fosse ben presente a tutti, che negli ultimi anni, è vero che il numero degli infortuni, pur rimanendo ad una quota molto elevata, si sono ridotti, ma ciò che è altrettanto importante sottolineare, è che spesso essi avvengono con le stesse modalità di sempre. Così è, ad esempio, nel caso di cadute dall’alto o nel caso di soffocamento da gas velenosi, o per ribaltamento di mezzi o per schiacciamento e amputazione di arti superiori ed inferiori. 

Tali infortuni, come detto in precedenza, sono per lo più, tutti riferibili a scarsa o insufficiente informazione, formazione e addestramento dei lavoratori, ma soprattutto, a carichi e ritmi di lavoro spesso insostenibili come spesso le nostre azioni di tutela (purtroppo a valle e comunque dovute) dimostrano nell’ambito della ricostruzione dell’anamnesi lavorativa e nella certificazione sanitaria.

E’ necessario, inoltre, evidenziare che tra gli infortuni, quelli avvenuti in itinere, hanno avuto una tendenza a crescere. Ritengo che anche questo tipo di infortunio sia relativo a ritmi, carichi di lavoro e alla difficoltà nel conciliare vita lavorativa e familiare.

Anche su ciò sarebbe utile e necessario riflettere e incentivare l’uso dei mezzi pubblici, con il presupposto, di renderli efficienti (rispetto degli orari) e dignitosi (evitando sovraffollamenti insopportabili).

Inoltre, bisogna porre attenzione alle nuove forme di lavoro, come lo smart working, nel rapporto con l’incidentalità. Recentemente l’INAIL ha dato l’indennità temporanea ad una lavoratrice in smart working, riconoscendo che non è indispensabile che vi sia un rapporto causale diretto con l’attività lavorativa; l’infortunio può dipendere da terzi o da fatti propri del lavoratore, ma sussistendo necessariamente un rapporto di occasionalità tra l’infortunio e il lavoro.

Per ultimo, credo che, dato che siamo in una fase nella quale si tenta di uscire dalla pandemia e si prevede una ripresa a pieno ritmo dell’attività produttiva con enormi investimenti pubblici a sostegno delle imprese (vedi PNRR), non debba essere sottovalutato che questo è anche il momento giusto per considerare tutte le innovazioni tecnologiche e organizzative di sostegno ad una  visione verso un futuro compatibile sia con la salvaguardia dell’ambiente ma anche di mettere al servizio della tutela della salute e sicurezza tutto ciò che la ricerca e l’innovazione sviluppa per una vita migliore di tutti noi. 

A tal fine, considererei giunto il momento di utilizzare, nuove tecnologie, ad esempio introdotte nella guida delle auto, più che collaudate, per evitare incidenti stradali, anche per prevenire infortuni in occasione di lavoro, impendendo o riducendo il più possibile l’esposizione del lavoratore a qualsiasi rischio dal momento in cui accede sul posto di lavoro e prende servizio in una postazione a lui riservata.

Tutto ciò, perché sono consapevole che per garantire diritto e tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sono importanti i controlli da parte degli Enti competenti, che certamente vanno potenziati, o di altri strumenti come la patente a punti (obiettivo giusto delle OOSS) che, però, vanno integrati con altri strumenti innovativi atti a prevenire gli infortuni stessi.

In sostanza, si tratterebbe di mettere al servizio dell’uomo e della donna che lavorano le nuove tecnologie e non viceversa, incrementando l’efficienza produttiva ma allo stesso tempo rispettando, insieme al diritto al lavoro, anche il diritto alla salute, come previsto dalla nostra Carta Costituzionale.

 

*Responsabile Sicurezza sul lavoro INCA CGIL

 

 

 

 

 

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