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Una vertenza simbolo

Considero l’accordo sottoscritto il 14 maggio un risultato positivo e molto importante raggiunto attraverso una  contrattazione consapevole, grazie alla responsabilità esercitata da tutti i soggetti coinvolti, riconoscendo i problemi posti da ognuno, con la volontà di trovare soluzioni condivise, senza perdere di vista l’obiettivo prioritario di dare un futuro a questo importante pezzo dell’industria manifatturiera del nostro Paese e a tutto ciò che sta intorno ad esso.

La vertenza si era aperta nello scorso autunno con lavvio di una investigazione” deliberata a Stoccolma sulla sostenibilità economica delle produzioni italiane e lesito dellinvestigazione era risultato drammaticamente pesante.

La comparazione del costo degli elettrodomestici  prodotti in Italia con quelli prodotti in Polonia e Ungheria, dove Electrolux ha impianti produttivi, portava gli azionisti ad immaginare che fosse sostenibile mantenere produzioni in Italia  solo a fronte di una significativa riduzione del costo del lavoro e di un rilavante aumento della produzione oraria; inoltre, questo pareva possibile solo in tre delle quattro fabbriche e per tre delle quattro categorie di prodotto, in quanto la fabbrica di Porcia non solo produce tra le categorie di prodotto quello piùsotto attacco dalla concorrenza, ma è anche già al top dellautomazione e della produttività.

La durezza e la drammaticità di tale impostazione ha dato centralità e importanza massime alla vertenza; accettare tali affermazioni avrebbe comportato una specie di resa per lindustria manifatturiera italiana, acquisire una simile impostazione significato rassegnarsi alla deindustrializzazione e al declino.

Le difficoltà del settore del bianco sono note; da un decennio sotto attacco della concorrenza dei paesi low cost” che incentivano insediamenti industriali e investimenti, lItalia, produttore  ed esportatore deccellenza di elettrodomestici bianchi, ha dovuto fronteggiare dal 2002 un progressivo ridimensionamento dei volumi prodotti nel Paese spostando via via le produzioni verso quelle a maggior valore aggiunto e lasciando agli impianti dei paesi dellest, turchi e coreani la gamma bassa. La crisi si èpoi aggravata a partire dal 2008 con la flessione dei consumi dellEuropa Occidentale, area principale di destinazione della produzioni italiane, e con la progressiva qualificazione produttiva dei concorrenti a basso costo. 

In Italia nel 2007 si producevano infatti 30.000.000 di elettrodomestici bianchi, nel 2013 dalle fabbriche italiane ne sono usciti la metà

Ma il settore continua ad essere centrale sia a livello economico per il contributo che da al Pil e alla bilancia commerciale, sia a livello sociale per numero di occupati in particolare in alcune aree territoriali.

Laccordo sottoscritto in sede ministeriale il 14 maggio e il giorno seguente alla Presidenza del Consiglio, dopo una lunga e complessa trattativa sindacale, è soddisfacente perché mantiene tutti gli impianti produttivi aperti e conferma inoltre i centri di ricerca e progettazione in Italia, specializza le produzioni e qualifica il lavoro puntando sui prodotti più innovativi, tecnologicamente avanzati, a basso consumo di energia e di acqua, prevede cospicui investimenti negli impianti italiani e garantisce la stabilità del’ occupazione.

In particolare per quanto riguarda l’assetto delle fabbriche: nel settore delle lavastoviglie, stabilimento di Solaro, prevede la focalizzazione sulla produzione sulle gamme più profittevoli per il mercato europeo e americano; nel settore della cottura, stabilimento di Forlì, la focalizzazione sulla produzione built-in dei segmenti medio e alto di gamma, con particolare riferimento ai mercati dell’Europa occidentale (precipuamente Italia, Germania, Francia, UK); nel settore delle lavatrici, stabilimento di Porcia, la  focalizzazione sui prodotti a più alto contenuto di innovazione e lo sviluppo di nuovi prodotti nei segmenti emergenti e innovativi e rivolti in particolare alle grandi capacitàdi carico e alle efficienze energetiche mentre lascerà la fabbrica la produzione della lavatrice con capacitàdi carico da 7 kg per garantire la competitività della produzione italiana; nel settore della refrigerazione, stabilimento di Susegana, la focalizzazione sulla produzione delle gamme di frigoriferi e congelatori da incasso (built in).

Tale riorganizzazione è sostenuta da investimenti sui nuovi prodotti e sul processo produttivo, in innovazione ed automazione per 150 milioni di nel quadriennio 2014-2017 distribuiti nei quattro impianti e nelle quattro categorie di prodotto (lavaggio, cottura, lavastoviglie, refrigerazione).

La specializzazione produttiva e la nuova organizzazione del lavoro  di ogni impianto consentono la previsione di volumi produttivi in crescita per alcune delle fabbriche e garantiscono la stabilità occupazionale, affidando la gestione delle eccedenze ai contratti di solidarietà, strumento privilegiato in quanto permette di distribuire il lavoro senza espulsione unilaterale alcuna per tutta la durata del piano industriale quadriennale.

L’accordo inoltre risponde ai problemi di competitività di costo posti da Electrolux non sacrificando le retribuzioni ma sostenendo la competitivitàcon lefficienza produttiva e una migliore organizzazione del lavoro, con una migliore e dilazionata gestione delle  ferie, con la riduzione parziale delle pause aggiuntive derivanti dalla contrattazione aziendale per uno degli stabilimenti, con il drastico contenimento dei permessi sindacali anch’essi derivanti dalla contrattazione di secondo livello.

L’intesa affida un ruolo importante alla sede aziendale di confronto per quanto riguarda efficienza e produttivitàrilanciando le commissioni Ecos e Cotepa che con le Rsu avranno un importante ruolo nella implementazione della riorganizzazione finalizzata alla migliore efficienza e produttività; e lascia inoltre inalterata la disponibilità di ore di assemblea sindacale ( delle qual l’azienda chiedeva il ridimensionamento a fronte del minore orario di lavoro ) proprioin quanto assegna al coinvolgimento dei lavoratori nelle problematiche aziendali e sindacali e quindi alla possibilitàdi avere momenti di confronto, una importanza fondamentale.

Per l’ area industriale di  Porcia poi, per ridurre sensibilmente gli impatti occupazionali del piano industriale di sito in relazione all’uscita delle lavatrici da 7 kg che verranno fabbricate in Polonia, Electrolux si impegna, in una prospettiva di recupero delle aree industriali rese disponibili dalle pregresse trasformazioni,  a favorire nuove attivitàe cosìa determinare concrete opportunità di reimpiego (interne al Gruppo ed esterne), all’interno del perimetro industriale dello stabilimento, per circa 150 persone.

Laddove tali opportunità non si dovessero realizzare, Electrolux conferma l’impegno a non licenziare e a ricercare soluzioni alternative nella medesima area.

L’ accordo contiene infine un piano sociale la cui finalità principale è quella di realizzare  politiche attive del lavoro per la gestione delle eccedenze attraverso l’outplacement, il sostegno alla ricollocazione esterna, all’ autoimprenditorialità, alla mobilità intergruppo, confermando limpostazione già adottata da precedenti  accordi Electrolux.

Durante la vertenza e per la realizzazione dell’intesasono stati inoltre importanti il costante sostegno e lattenzione delle Istituzioni; per il raggiungimento dellaccordo è stata assolutamente rilevante il provvedimento di Legge che, riducendo il costo contributivo per le aziende che utilizzino i contratti di solidarietà evitando di licenziare di fronte alla crisi e nel contempo investano per garantire continuità e rilancio, riduce di fatto il costo del lavoro.

Si tratta di un provvedimento molto importante per evitare la dispersione del patrimonio professionale ed ulteriori peggioramenti di un contesto economico e sociale già problematico, e inoltre di un provvedimento che finalizza utilmente le risorse alle politiche industriali anzichéa quelle di mera assistenza.

La vertenza è stata accompagnata da un alto livello di mobilitazione non solo dei lavoratori interessati ma anche di intere aree territoriali;  in particolare il Friuli Venezia Giulia percepiva la possibile decisione di abbandono Electrolux come una eventualità devastante e dagli effetti drammatici per l’economia di questa piccola regione e per la sua tenuta sociale; questo ha certamente giustificato la partecipazione collettiva all’evolversi del confronto e la partecipazione attiva delle Istituzioni locali. 

L’ attenzione mediatica è stata direttamente proporzionale alla pesantezza e gravità dei problemi e dei rischi superando di gran lunga quella dedicata a vicende affini.

I lavoratori, che sono stati costantemente informati e coinvolti ed hanno avuto conoscenza di tutti i problemi e delle difficoltàdel negoziato che si è realizzato, hanno da subito avuto coscienza della pesante situazione e della dimensione dei problemi da fronteggiare.

La reazione dei lavoratori è stata dura e le azioni di protesta e mobilitazione numerose e anche aspre nei mesi che hanno accompagnato il negoziato, ma non si sono  mai persi di vista gli obiettivi principali della vertenza né la posta in gioco, questo ha fatto si che siano state  condivise le scelte fatte e  le soluzioni adottate con laccordo.

Tra il 16 e il 21 maggio, immediatamente dopo la sottoscrizione dell’accordo a Palazzo Chigi, sono state svolte assemblee in tutte le fabbriche; i lavoratori consultati attraverso un 

referendum,  hanno espresso parere favorevole all’accordo all’80%. 

Si avvia ore la fase di attuazione dell’ accordo che sarà molto impegnativa, sia a livello di fabbrica dove le commissioni aziendali e le rsu saranno chiamate a confrontarsi con l’azienda  sui temi dellorganizzazione del lavoro e dell’efficienza produttiva nell’obiettivo di migliorare  la produttività senza sacrificare e le condizioni di lavoro e la salute degli operatori coinvolgendo costantemente i lavoratori; sia a livello di nazionale e  istituzionale perché quanto scritto nell’ accordo in merito ad investimenti qualificazione e specializzazione produttiva venga realizzato a garanzia della messa in sicurezza degli impianti e del lavoro.

 

 

 (*) Segretaria Nazionale Fim CISL

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