«Dobbiamo prendere atto della forza della politica industriale tedesca. La decisione del Parlamento europeo non è certo una sorpresa e il nostro compito sarà quello di trasformarla in una opportunità per le nostre imprese della componentistica». È il giudizio netto di Federico Visentin che parla nella doppia veste di presidente di Federmeccanica e di imprenditore, è presidente della vicentina Mevis, azienda con sede a Rosà (Vicenza) tra i principali produttori di componenti metallici di alta qualità e precisione. Il suo è anche un invito al governo a non giocare d’attesa ma di farsi promotore di iniziative che rendano vantaggioso aprire stabilimenti in Italia per i grossi player del mercato elettrico.
La filiera dell’auto è una delle più importanti per il Veneto che rischia di essere tra i più penalizzati dalla riconversione all’elettrico entro il 2035.
«Fin dal primo giorno abbiamo denunciato tutti i rischi. Ma ora che la decisione è stata presa dobbiamo lavorare per affrontarla nel migliore dei modi. E questo a mio parere può avvenire attraverso due strade: far crescere di dimensione le nostre imprese e chiedere alla politica di facilitare l’insediamento in Italia di un grande player cinese che faccia qui le auto a basso costo. Abbiamo un distretto della componentistica tra i più forti in Europa e la presenza di player importante permetterebbe di salvare posti di lavoro e creare competenze».
La presidente di Confindustria Vicenza, Laura Dalla Vecchia, ha proprio parlato del rischio di una eccessiva dipendenza dalla Cina come quella che l’Italia aveva dalla Russia per il gas. Lei è più fiducioso?
«Negli altri Paesi, ad eccezione di quelli dove sono presenti grossi produttori come Francia e Germania, lo stanno già facendo. Il rischio, se non ci si muove per tempo, è quello di restare tagliati fuori. Sappiamo che con l’elettrico calerà la richiesta di componentistica. Accompagnando l’insediamento dei cinesi, quindi guidandoli e condizionandoli, compenseremo il calo della richiesta con la concentrazione in Italia di produzione e forniture».
Ritiene che la politica sia in grado di guidare questo processo?
«Come Federmeccanica, insieme ai sindacati, ci eravamo già messi a disposizione del precedente governo per trovare soluzioni condivise. L’attuale governo ha dichiarato di volersi attivare ma non vorremmo che l’azione si fermasse alla lamentela. Invece è chiaro che siamo arrivati ad un punto che la politica degli incentivi non serve più a niente. L’unica cosa da fare è mettere in campo una seria politica industriale».
Molti vedono all’orizzonte pesanti tagli all’occupazione. Le imprese, in particolare quelle venete, come dovranno affrontare questo processo?
«Proprio perché la decisione del Parlamento europeo non è stata una sorpresa, il tessuto industriale aveva reagito per tempo e chi ha potuto farlo si è già portato avanti. Noi stessi in Mevis, per fare un esempio, abbiamo prodotti specifici destinati a sparire come fasce dei serbatoi, piuttosto che tubi per i filtri antiparticolati. Ma stiamo già facendo connessioni, battery cooler, diversi elementi che entrano nelle batterie elettriche. Per diverse imprese è una sfida che è già intrapresa.
In questa transizione a pagare saranno le imprese più piccole?
«È necessario crescere, cambiare i modelli di business, diventare un riferimento anche dimensionale. Questa è la vera sfida che le nostre imprese devono vincere».
*da Linked in 16/02/2023