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Alle radici della crisi

Questo è un articolo prevalentemente storico. Lo datiamo a partire dal cristianesimo, perché con esso entra nella storia, a livello di massa, una dimensione che supera l’economia, e i suoi derivati. Studieremo il cristianesimo inteso in senso ampio, che permea il popolo in profondità, contrapponendolo alle altre due forme di superamento dell’economia: la filosofia, che preesisteva al cristianesimo, per la classe intellettuale; la teoria della nascita di Massimo Fagioli, che è stata concepita negli anni sessanta dello scorso secolo (Istinto di morte e conoscenza, L’asino d’oro, 2010; la prima edizione è del 1972). Essa è stata diffusa dalle Reti Rai e Mediaset, oltre che in numerosi convegni internazionali, in pieno corso.

  A questa analisi accompagneremo la teoria economica, che segna i paragrafi, nel seguente modo: a) prevalenza del mondo agricolo, dall’anno zero al 1600 circa; b) prevalenza del mondo industriale, fino grossomodo alla metà del XX secolo; c) prevalenza dei servizi, successivamente.   

 

1) Prevalenza del mondo agricolo. E’ indubbio che il cristianesimo entri nel mondo agricolo, generalizzando tendenze che in esso già si esprimevano, e su cui non facciamo ricerca. Ne seguono la dissoluzione dello schiavismo, come fenomeno europeo, e la crisi dell’impero romano. Poi, dopo un periodo di invasioni, cominciano a delinearsi, a livello globale, i primi fermenti di identità nazionale.

  Partiamo dalla lingua, che per certi versi è una delle prime indicazioni riguardo alle caratteristiche dell’essere nazione, prendendo come riferimento l’Italia, in cui il processo di definizione di un’identità nazionale è stato molto più lento che altrove. Francia, Inghilterra, Russia, Spagna, Usa sono le prime nazioni che definiscono la loro identità nazionale. E’ noto che il Placito Cassinese, l’atto notarile ritenuto la prima vera espressione scritta della lingua italiana, è stato redattonell’anno 960 dopo Cristo (Granzotto, Perché parliamo italiano,1997, pp. 29-31). Secondo altri, la prima vera manifestazione dell’italiano risale alle strofe della prima metà del milleduecento, dal titolo Cantico delle creature, di Francesco di Assisi e Rosa fresca aulentissima, di Cielo d’Alcamo (Granzotto, 1997, cit., p. 45 e p. 47). In generale, a partire dall’Italia, dal 1200 splende una nuova arte, basata sulla prospettiva.

  Quanto a costumi e valori, gli altri due parametri significativi dell’essere nazione, non c’è dubbio che le “cento città” decollano in Italia in gran parte nella prima metà del secondo millennio. Tali città sono state fondamentali, anche data la larga autonomia della maggior parte delle medesime, per la formazione dei modi di essere “politici” degli italiani. Inoltre in esse sono fioriti l’artigianato, il credito e il commercio, raggiungendo livelli di eccellenza mondiali.

   Sono convinto che, assieme alla mezzadria, una gestione dell’agricoltura che dà larga autonomia ai lavoratori della terra, queste siano le ascendenze remote dei fenomeni delle partite Iva italiane e dell’abilità nella gestione del credito, forse unici al mondo. Infine, riguardo ancora ai costumi e ai valori delle italiche genti (già chiamate così da secoli, il che ha certamente un significato per i discorsi che stiamo facendo, perché si allude a tratti di fondo comuni al di là delle diversità), si può sostenere che probabilmente si forma negli stessi secoli il famoso carattere italiano. 

   Questo èfatto, soprattutto a livello popolare, di un misto di vitalismo e di individualismo, che si intersecano bene con le cento città e con le partite Iva. Sicuramente tale carattere è molto diverso da quello dell’Italia antica sotto i Romani (anche se èsbagliato parlare di Italia antica, dato che all’epoca la distinzione era tra civis romanusbarbarus), per quel che sappiamo fortemente materialista-positivista. La specificità sta forse nell’impasto con le culture “pagane” indigene, sopravvissute di fatto al dominio romano. Nel cristianesimo, specie nelle sue componenti popolari: l’emblema è San Francesco, ed in generale il monachesimo. Nelle culture “barbare”: in particolare in quella dei Longobardi, che avevano quasi unificato l’Italia.

   L’unificazione politica per l’Italia, avviene, come noto, nel 1861. Nelle altre nazioni il processo è in parte inverso: si parte da un periodo imperiale (così è per Francia, Inghilterra, Germania, Spagna, Russia), e si arriva a livello di nazione. Come conseguenza, una città tende a dominare su tutte le altre. Tra le classi intellettuali, tende a dominare il razionalismo, a livello filosofico. A livello di lavoro, queste caratteristiche, con l’avvento del capitalismo industriale in tali nazioni, implicheranno una maggior quota di lavoro dipendente.

   Comune a tutte le nazioni fino al 1600 è il sostrato economico, dominato dall’agricoltura, con una piccola cultura artigian-commerciale nelle città, dove vivono i nobili, proprietari delle terre, che innervano la struttura politica e militare. La grande distinzione è tra redditi, che riguardano tutte le classi, e rendite, che riguardano i nobili, e sono destinate ai consumi di lusso. I consumi, nelle campagne, e per la parte artigianale nelle città, riguardano essenzialmente ciò che viene prodotto in loco. Non ci sono gravi problemi occupazionali. Il problema di fondo, per contadini e artigiani, è la loro sussistenza.

2) Prevalenza del mondo industriale. La Scienza moderna comincia nel 1600, per opera di Copernico, di Galilei, e di Keplero. Essa, quando si manifesta nel cosiddetto sviluppo tecnologico, è la matrice del fondamentale cambiamento dalle economie agricole a quelle industriali. Credo che alla base della Scienza ci sia la religione cristiana, intesa come un Dio (un principio), sul quale si collocano Cristo, i Santi e la Chiesa: cioè i fatti si organizzano a partire da un principio. Oggi lo vediamo nel cristianesimo pagano, di cui l’Italia è l’emblema. Ciò a prescindere da alcuni gravi infortuni della Chiesa, che ha perseguitato a lungo la Scienza.

   La cultura nell’età industriale si scinde, nel positivismo e nell’illuminismo. Il positivismo resta ancorato ai fatti, dei quali non fornisce interpretazione. Le “interpretazioni” sono fornite dalla razionalità illuministica. Esse sono astratte, nel senso peggiore del termine: cioè perdono il collegamento con i fatti. Questo accade anche nel marxismo, che sbaglia completamente l’interpretazione dei fatti, inventando uno sfruttamento strutturale. E nel freudismo, che sbaglia totalmente l’interpretazione dei fatti psichici: questi non sono affatto visti, e si parla di un controllo della ragione sui medesimi. 

   La vita politica è dominata dalla divisione tra le destre, conservatrici, e le sinistre, che si definiscono progressiste. Ma il popolo non sa cosa votare (quando gli è consentito di votare). Le destre si orientano sui doveri; le sinistre inventano diritti. Tutte insieme esprimono nelle Costituzioni diritti e doveri. 

   A livello umano ci sono enormi sconvolgimenti rispetto all’età agricola. Nell’età agricola la vita si basa sull’autoconsumo, come detto. Questo implica che la famiglia è la base di tutto: in essa si nasce; si convive con in genitori, che vivono uniti le loro vite economiche, fino a che si mette su famiglia, in una contesto interfamiliare; si muore, in genere circondati dagli affetti dei cari. La “rivoluzione industriale” fa tabula rasa di tutto ciò. L’individuo nasce, e spesso non trova punti di riferimento stabili; la sua adolescenza si scioglie in rapporti, quasi sempre insani; la vita di coppia è profondamente scissa nel lavoro; si rischia la disoccupazione; si muore per lo più nell’abbandono.

   Alessandro Barbano, nel suo libro Troppi diritti, fotografa con esattezza questo passaggio dal mondo agrario al mondo industriale: “Avvenne lo stesso anche nella seconda rivoluzione industriale (quella, massiccia, della seconda metà del milleottocento; la prima si ha nella seconda metà del millesettecento, ed è caratterizzata dall’introduzione delle macchine a vapore n.d.r.)…quando le masse contadine affluirono nei centri urbani, perdendo i filtri culturali, i vincoli di appartenenza con cui avevano letto sin lì la realtà….Divennero massa, moltitudini atomizzate, prive di riferimenti valoriali. La loro coscienza era una tabula rasa, sulla quale funzionava la teoria di Pavlov: ad ogni stimolo corrispondeva una risposta prevedibile. Non a caso, su queste masse, nel ‘900 attecchirono le più feroci ideologie” (spunti tratti dall’intervista a Barbano, Verso la civiltà dei soli diritti,in ItaliaOggi, 6 Aprile 2018, p. 9).

   Tutto ciò viene in qualche modo compensato. Crescono a dismisura i servizi pubblici alle famiglie, che arrivano, tra assegni familiari, sussidi di disoccupazione, sanità, e pensioni, a coprire un terzo del Pil. Di questi servizi si fa alfiere la sinistra, denominandoli diritti. Le spese, enormi, sono per un buona parte assorbite dalla parte più ricca dei lavoratori, quella sindacalizzata. Contro la disoccupazione, oltre che tali benefici specifici, c’è il grande rimedio del deficit, teorizzato da Keynes. 

   All’inizio dell’era industriale i salari sono molto bassi, ma la crescita è assai elevata. Quando l’industria si è sviluppata, la crescita diviene assai più bassa. Il debito pubblico, sospinto dai deficit, cresce, e, in genere, quando supera il 100% del Pil, diviene un problema, per l’elevatezza degli interessi. Le grandi industrie, in numero sempre minore ma sempre individualmente maggiori, dominano la politica, imponendo la difesa delle loro rendite, assai elevate. Le rendite derivano dal fatto che nell’industria non c’è più libertà di entrata, salvo casi particolari. Ciò si riflette in rendite assolute, e in rendite differenziali, legate positivamente alla quantità prodotta. 

   Il fisco in tale situazione diviene assolutamente folle. Esso, in Italia fino al 1970 circa, era basato sui redditi prodotti, e non sugli individui. Dopo, si è basato sugli individui, con enormi problemi di coerenza. Per dirne solo una, l’ imposta diretta sugli individui deve essere per forza una. Anziché una, ne sono uscite quattro (sui lavori dipendenti ed autonomi, sulle società di capitali, sugli interessi, sulle plusvalenze), di cui tre, proporzionali, sono assolutamente necessarie. Questo prima della globalizzazione. Con la globalizzazione, i redditi individuali sono a base mondiale. Cioè si pretende, su basi totalmente irragionevoli, di prelevare sui redditi mondiali degli individui, quando gli strumenti di controllo sono tipicamente nazionali. La tecnostruttura, che domina inafferrabile, ben nascosta nei suoi principi illuministi, marxisti, freudiani, occulta il dibattito su tali caratteristiche. 

 

3) Prevalenza dei servizi. Il mondo dei servizi si sviluppa in maniera silenziosa, ma massiccia. I servizi sono arrivati ad occupare il 70% della forza-lavoro. Questa è profondamente cambiata. Il lavoro dipendente obbedisce sempre ai capi, ma questi lavorano, in maggioranza, fianco a fianco con i loro lavoratori. Non c’è quasi più un rapporto sindacale. Salari e profitti sono su basi di uguaglianza, non formale ma sostanziale. I grandi profitti, cioè gli extraprofitti (le rendite), sono presso le grandi imprese, divenute multinazionali. In esse i rapporti sindacali ci possono essere. In genere tuttavia non ci sono, perché vi domina lo sfruttamento e i lavoratori sono ridotti ad un numero. Il sindacato vale principalmente per il pubblico impiego.

   C’è dunque ora una mancanza di rappresentanze sindacali, che pure “c’erano”, ma sono state tutte sconfitte. La sconfitta in Europa è dovuta al dominio industriale degli oligopoli, su basi mondiali, ed alla concorrenza dei bassi salari, i cui titolari producono tuttavia secondo le tecnologie avanzate, generando enormi profitti. Sotterraneamente, gli organi di stampa vogliono la sottomissione della sanità ai privati, e la privatizzazione delle pensioni: ciò significherebbe il dominio oligopolistico delle assicurazioni. Nell’Università la trasformazione ai nuovi modelli è stata già in gran parte ottenuta. 

   Abbiamo ora una società assai diversa da quella industriale. Essa tuttavia sulla stampa non appare. Per rappresentarla politicamente, occorre svolgere i seguenti passi. Molti sono stati pensati o intrapresi nel passato.

a) La ripresa dei sistemi fiscali di De Viti de Marco, Einaudi, e Steve, che hanno pervaso il XX secolo, in pratica in Italia fino al 1970. Lì ci sono basi imponibili realmente nazionali. Basta integrarne la proporzionalità (che ha peraltro aliquote diverse sugli imponibili, con gerarchie basate sul reddito medio percepito) con contributi sociali progressivi, e tener conto delle plusvalenze, dal lato delle imprese anziché dal lato delle persone fisiche.

b) Le spese pubbliche devono cessare di essere molto di più a favore della classe sindacalizzata. I servizi devono rimanere pubblici, ma devono essere più orientati a favore dei poveri, che sono di molto incrementati con la globalizzazione (disoccupazione assai più estesa, salari ridotti).

c) Va perseguita la ripresa della teoria Keynesiana, che ha dominato fino agli anni ottanta del secolo scorso. Essa ha generato di necessità il debito pubblico Questo va mantenuto e accresciuto, azzerando fiscalmente gli interessi. Questi ora sono pari a zero, anzi sono negativi. La strutturalità dell’azzeramento, o del quasi azzeramento, si può ottenere facilmente con un accordo tra paesi, a partire dal G20, restando le basi imponibili nazionali.

d) Tra le “cose” keynesiane a cui pensare, vi è l’obbligo del tendenziale pareggio della bilancia dei pagamenti, per aree valutarie. Oggi dominano gli squilibri strutturali, con gli Usa sempre in disavanzo e Germania, Cina, e paesi esportatori di petrolio in grande e perenne avanzo. I dazi dei paesi in deficit (essenzialmente, degli Usa) sono un sistema per riequilibrare queste posizioni. 

e) Nella distribuzione dei redditi domina il proliferare delle rendite. A quelle da scarsità, di molto accresciutesi (rendite petrolifere, rendite immobiliari), si sono aggiunte le rendite degli oligopoli, e quelle del saggio di interesse. Queste vanno riconosciute, come fece Ricardo con le rendite terriere, e vanno tendenzialmente tassate. Basta un accordo internazionale (a partire dal G20), con una sovraimposta sugli imponibili di base, quando il rendimento eccede certe percentuali. 

f) A livello dei paesi sottosviluppati, va implementato un programma di incentivi, che li aiuti effettivamente. L’immigrazione, se causata dalla necessità, è un fenomeno altamente distruttivo. Piccole imprese, dazi all’importazione, saggi di interesse positivi anziché tendenzialmente nulli, sono la via su cui basarsi nei paesi sottosviluppati.

g) L’Italia, in cui la grandezza media dell’impresa è di sei dipendenti, può essere assunta come un modello per lo sviluppo, che avverrà se si seguono le linee precedenti. L’Italia può dunque fare daleader, e trarre forza essa stessa, per esempio nel Mezzogiorno. L’allargamento dell’Europa a Est, Russia compresa, e relazioni realmente paritarie con il mondo arabo, sono le due caratteristiche cui tendere nei rapporti internazionali dell’Italia.

h) Diritti e doveri, presi separatamente, non esistono. Esiste un contesto politico in cui diritti e doveri si fondono intimamente. Questa deve essere l’ispirazione delle Costituzioni. Un esempio è nel mio articolo Cambiare Costituzione, su Mondoperaio, n. 11, 2016.

i) A livello psicologico, c’è l’occasione di liberarsi delle teorie che hanno dominato gli ultimi 400 anni. Già c’era molto materiale, nei poeti, negli artisti e negli scrittori. Il materiale nuovo è la teoria di Massimo Fagioli, in cui la realtà umana viene descritta per quella che è. Si supera finalmente la concezione del male originario, o natura bestiale dell’uomo, rendendo possibile e concreto un avvenire positivo per il genere umano.  

j) Un’entità superiore all’economia esiste. Accanto alla teoria della nascita umana di Fagioli, rimane il Cristianesimo, e la religione in genere. Rispetto alle religioni, più che l’ateismo, è l’agnosticismo che dovrebbe dominare. La ricerca religiosa ha un margine nel rapporto dell’infinito rispetto al finito, in cui la ricerca è ancora ai primi passi. Si allontana invece per sempre il “contributo” della filosofia, che, oltre che a essere nulla nella spiegazione dei fenomeni psichici, si esprime assai pessimisticamente sull’essere umano. La ragione astratta dai fatti, che ha generato l’Illuminismo, il Marxismo, e il Freudismo, volge così al termine.

   A livello economico, i punti da a) a g) sono stati sommersi dal marginalismo. Questo teorizza che i costi crescono maggiormente rispetto alle quantità prodotte, quando è vero l’inverso. I marginalisti fanno il duello con i deliri marxisti, che teorizzano falsamente lo sfruttamento strutturale dei lavoratori. A livello ideologico è questo il dibattito imperante. Nessuno si occupa del fatto che, in parallelo, sono stati imposti i parametri di Maastricht, che implicano distruttivamente il pareggio del bilancio pubblico. La democrazia è violata, in quanto li accettiamo senza che su di essi ci sia un voto. Le sinistre, al di là dei tentativi di riforma di Renzi, vivono sulle forze sindacali, o meglio sulle loro vestigia. Il partito Leu ha sviluppato una componente radical chic, che farnetica di diritti, in particolare di quelli civili (su questo, il riferimento è al mio articolo Un’eredità controversa, su Mondoperaio, n.4, 2017).

   A livello politico-culturale (punti h,i e j), finalmente la destra e la sinistra sono scomparse, e sostituite dal dibattito sui sistemi reali, che comporta di necessità un atteggiamento concretamente riformista. Le politiche di Nenni dopo il ‘56, e le politiche dell’autonomismo di Craxi, hanno finalmente vinto. La direzione pubblica dell’economia della grande impresa; le agevolazioni alla piccola impresa; la necessità di una politica di deficit di bilancio, accompagnata dalla riduzione dei saggi di interesse; un’attenzione critica all’Europa; una scuola forte e popolare; la fiducia nell’essere umano, che sono stati i cardini di tale politica, hanno finalmente avuto un riconoscimento. Se Craxi è stato annientato dal PCI, dopo appena venti anni è divenuto di nuovo padrone del campo. Ne sono la testimonianza diretta la Lega, il cui leader Giorgetti, come ha esplicitamente dichiarato al Corriere della Sera, si ispira tra gli altri in primo luogo a Craxi, e altresìFratelli d’Italia, per cui è divenuto d’obbligo il riferimento alle basi nazionali. Ad esse si deve aggiungere, a livello decisionale e non di gestione, un supplemento europeo e mondiale. Se ci si muoverà concretamente in tal senso, saranno i prossimi eventi a dirlo. Intanto apprezziamo che l’Italia sia la prima a tentare queste direzioni.

 

  1. Nascita umana. I 5 profili di via Roma Libera
  2. L’infortunio, parziale, negli ultimi 15 anni della sua vita, cui tentò di rimediare alla fine (con la cacciata, con le crisi)
  3. Le prospettive: abbandonare definitivamente il punto 2 e puntare sul punto 1 

   

                                                                          Spunti vari

 

4. La visione tradizionale. Medioevo è l’età di mezzo tra gli imperi. Illuminismo(la maschera che rende tutti uguali), marxismo (che cerca di realizzare l’uguaglianza materiale), e freudismo (che vede tutto in termini di ragione, mentre la fantasia è perversa): in esse c’è il dominio assoluto della ragione. Essa viene invece dopo la fantasia, rappresenta una parte piccola e derivata dell’attività dell’uomo. Massimo Fagioli contesta il freudismo, e spiega l’origine della storia nelle pitture rupestri. Una sua posizione,assai corretta, vede il Medieoevo superiore dal punto di vista culturale all’Illuminismo, perché coltiva il pensiero di un elemento superiore all’economia, mentre l’illuminismo è vuoto culturale accanto all’economia, pure contradditoria. Negli ultimi anni tuttavia la sua condanna assoluta del cristianesimo si accoppia alla rivalutazione del marxismo (Germania e Cina sono salvate, esse che erano positiviste). Qui sta la sua “sconfitta”, che gli eredi organizzati vogliono perpetuare. Solo con una ribellione della maggioranza sparsa rispetto alla minoranza organizzata si può riprendere il discorso. Come per la società generale, se segue idee di base la maggioranza può diventare tale.

 

Doppiamente razzisti

Sul Medioevo Fagioli alternava il disprezzo alla comprensione (lingua, convinzione che il cattolicesimo fosse migliore dell’Illuminismo. Lo stesso per l’Illuminismo: così nel suo ultimo libro Conoscenza dell’istinto di morte. Sull’Illuminismo, e sul Marxismo, cambiò tuttavia opinione nell’ultima parte della sua vita: l’esperienza di Left (acronimo di Libertà, Uguaglianza, Fratellanza e Trasformazione) e di tutti i suoi sopporti organizzati, non lascia dubbi in materia.

 

Testo originario

 

“Cinquanta anni fa composi….due termini verbali come fossero una sola parola. Dopo anni scrissi fantasia di sparizione”. Questo è l’inizio delle ultime due pagine scritte da Massimo Fagioli[1]. Le due pagine portano la data del Novembre 2016. Ci sono due termini: “fantasia” e “sparizione”, uniti da “di”. Fantasia prima di ragione è stata la sua bandiera da sempre e per sempre. Fantasia è l’origine della vita psichica: essa scatta alla nascita. Dopo circa un anno c’è la coscienza. La ragione viene dopo, tra i tre e i quattordici anni. Non si tratta di una ragione in senso assoluto: i modi in cui si manifesta dipendono da ciò che è accaduto alla fantasia. Lo stesso è per la coscienza. 

“Di sparizione” sono le parole che seguono “fantasia”. La prima fantasia è una sparizione del mondo: si pone una distanza, potenzialmente colmabile, tra sé e la realtà. Nasce l’Io, ma esso è ancora gravemente incompleto. In contemporanea con la fantasia di sparizione c’è l’inconscio mare calmo. Inconscio mare calmo è la dizione originaria, successivamente messa in discussione da Fagioli. Il termine inconscio è infatti fonte di confusione e di contaminazione con il Freudismo. Mare calmo, d’altro canto, seppur senza inconscio non ha senso, è importante perché si riferisce ad altre realtà psichiche originarie, oltre che alla fantasia di sparizione. Vedremo tali realtà nel punto 2. L’inconscio mare calmo accanto alla fantasia di sparizione è sempre stata una delle priorità di Fagioli[2].

L’inizio delle due pagine è: “Cinquanta anni fa”. Avevo ben compreso l’importanza di festeggiare i cinquanta anni dalla scoperta. Era importante in particolare farlo prima del festeggiamento dei primi quaranta anni di analisi collettiva, avvenuto alla fine del 2015. Del resto, la scoperta era databile a partire dal 1964-65. Avevo comunque posto la questione del festeggiamento dei cinquanta anni a Lorenzo Fagioli, uno dei quattro figli, nella prima metà del 2016. Lui si era detto interessato, ma poi non me ne aveva più parlato, nonostante che sedessi ai seminari quasi sempre nelle sue vicinanze. Ci avrei comunque riprovato grossomodo nell’aprile del 2017, questa volta in maniera pubblica, all’analisi collettiva. Ciò per evitare che il festeggiamento avvenisse nel 2018, anno nefasto, perché vi ricorre il cinquantennio dal 1968 (sul sessantotto come evento negativo, vedi Fagioli[3]).

 

Le ventuno parole

 

Le due pagine fanno poi riferimento alle 21parole, completate nel luglio 2016, dopo lunga elaborazione a partire dal Novembre 2015. Cioè a partire dal festeggiamento del quarantennio di analisi collettiva, di cui costituiscono l’unico aspetto realmente positivo oltre all’intervento delle tre cultrici di fisica. Le 21 parole sono divise in tre gruppi, composto il primo da ed il secondo e il terzo da affermazioni. Reazione; pulsione; vitalità; creazione; esistenza; tempo; capacità di immaginare. Forza, movimento, suono, memoria, certezza che esiste un seno. Percezione cosciente, fantasia, linea, senso, volto[4]. Esse sono la sostituzione di fantasia di sparizione ed inconscio mare calmo, parole che vengono in questo modo precisate e sviluppate. Il primo gruppo si riferisce all’individuo. Il secondo gruppo rimanda all’individuo, ed alla sua immagine di rapporto, originaria. Nell’insieme i due gruppi descrivono la nascita umana (che si colloca prima del pianto iniziale o vagito), generando la triade: materia, energia, pensiero. Il terzo gruppo si colloca all’incirca ad un anno di vita: in esso è fondamentale il rapporto con lo specchio, in cui si riverberano le altre caratteristiche.

 Cosa accade durante l’anno è fondamentale per capire alla fine come è andata. La nascita è infatti uguale per tutti. Dopo la nascita c’è il rapporto interumano, in particolare con la madre. Sappiamo, non da Fagioli ma dalla realtà, che normalmente il bambino/a piange disperatamente. Se vogliamo dare un significato a questa esperienza, ciò significa che il bambino/a è costretto a “diminuire” la nascita. La madre ne è perfettamente consapevole, tant’è vero che accetta la riduzione del suo ruolo sociale, pur orgogliosa di essere l’unica che ha tentato il rapporto. Questa “colpa” viene traslata dalla cultura sul bambino/a: con il male radicale; con il peccato originale; con il vuoto strutturale; con l’animalità, che gli vengono attribuite alla nascita. Le quattro caratteristiche negative che le varie culture dominanti (rispettivamente: l’illuministica; la cristiana; l’ebraica; il freudo-marxismo) attribuiscono all’umanità (questo è Fagioli) derivano da questa circostanza.

 Fagioli ad un anno parla positivamente di percezione cosciente, fantasia, linea, senso, volto. Questo tuttavia dà per risolto in maniera positiva il primo anno di vita. Le teorie di Fagioli, ed i pianti disperati durante l’anno, portano alla conclusione che si tratta di un evento rarissimo. Normalmente, infatti, sorge l’inconscio, anziché la realtà psichica immateriale non onirica. L’inconscio non fa parte delle ventuno parole: questo è un grande risultato, perché dimostra che la sua creazione non è ineluttabile. Affettività è d’altra parte la parola sintetica che descrive nella sua interezza i processi della nascita, e che si pone a fondamento della vita (il segreto è nelle affermazioni: “memoria” e “certezza che esiste un seno”). La sapienza, che è un concetto pure globale, deriva dall’affettività, ma ha origine nel duo pulsione-vitalità, ed ha bisogno di coscienza e ragione per esplicarsi. I sogni, che vengono all’uomo subito dopo la nascita,  sono il sintomo di come sta andando il processo.  

 

La solitudine

 

 Le due pagine datate Novembre 2016 si concludono con: “anni di solitudine”. A mio avviso l’esperienza da lui avuta nell’abitazione nei pressi di Torre Argentina, iniziata alla fine degli anni novanta dello scorso secolo, simultaneamente all’età, l’hanno progressivamente portato a tale risultato. Del resto la solitudine è dimostrata dal fatto che non ha realizzato il suo ottantacinquesimo compleanno, nel 2016, fino alla sera, nonostante egli fosse nell’attenzione dei figli.

 In questo periodo si realizza un grande cambiamento di Fagioli. Egli passa progressivamente su posizioni comuniste, da pertiniano-lombardiano quale era sempre stato. I due punti salienti sono l’incontro con Bertinotti nel 2004 (cui seguiranno quelli con Pannella nel 2008, e soprattutto quelli con Bersani dal 2010 in poi), e la sua partecipazione a Left fin dalle sue origini, nel 2006. Una trasformazione politica e giornalistica, che normalmente resta senza conseguenze, ha inciso a fondo sulle sue posizioni. Non su quelle psichiatriche, sulle quali anzi elaborava senza posa, ma su quelle generali, che si venivano addirittura ribaltando.

Ho trattato alcuni aspetti del problema in un articolo su Mondoperaio[5]. Così è per il suo attaccamento alla prima parte della Costituzione, prima giustamente ignorata (vedi, per una critica serrata di tale prima parte, Vitaletti[6]). Per il suo atteggiamento verso l’omosessualità, divenuto fortemente permissivo. Lo stesso atteggiamento è venuto verso l’aborto: non è in discussione la legge sull’aborto, ma l’atteggiamento verso l’aborto, divenuto da sfavorevole drasticamente favorevole. Per la posizione verso la Magistratura, quasi reverente: la Magistratura è quell’ordine che attorno al 1993 fu l’autore materiale del golpe politico, a matrice Washington, denominato mani pulite: su questo vedi la risposta di Craxi all’ex-giornalista dell’Unità Paola Sacchi[7]. Per quella verso i giornali, orientata a favore delle testate illuministe, massoniche e comuniste. Per la questione dell’immigrazione, vista con favore a prescindere, a costo di prendere posizioni razziste, come sul fatto che le donne immigrate aumentano la popolazione (non è vero: le immigrate, una volta stabilizzate, fanno assai meno figli). Sull’Europa, dove si è imposta la versione comunista, in particolare dell’Europa a parità di parametri economici: una posizione terribilmente errata, come dimostra la disoccupazione generatasi dal 1995. Ciò mentre alcune delle sue precedenti prese di posizione sono cadute completamente. Così quella, assai interessante, verso i detenuti, visti come soggetti da curare, atteggiamento che annienta le rivendicazioni astratte pro-giustizia.

E’ possibile che ciò derivi dall’atteggiamento di Left, proprio dei codini della Sinistra radical-chic, che sostengono tutte le posizioni precedenti. Resta il fatto che dai primi anni del 2000, una minoranza, la suddetta sinistra, ha preso il potere organizzativo nei seminari, scegliendo in primo luogo chi doveva parlare nelle riunioni pubbliche (i comunisti di sinistra) ed escludendo gli altri. Presentando Left come il non plus ultradella sinistra: Leftche è organizzato su una discussione che assomiglia a quelle medioevali sul sesso degli angeli, cioè sul privilegio a favore dei comunisti atei (che atei non sono, come diceva Fagioli) contro i cattocomunisti. Producendo dei favori inconsulti nei seminari: una volta Fagioli diede bonariamente delle invidiose a due psichiatre, che avevano osato dire e sognare male nella stessa seduta di uno dei maggiorenti di Left, lo psichiatra Gianfranco De Simone. Indirizzando in televisione, al Tg3 Linea notte, lo psichiatra Giovanni Del Missier, che disse (ma questa volta Fagioli fu perplesso) che i due psichiatri rappresentativi della sinistra erano Lombroso, socialista, e Basaglia, comunista: quindi c’è “solo” (sic!) da fare un’inversione a favore di Fagioli. Tollerando che in alcuni gruppi psichiatrici si facesse propaganda politica per la sinistra del Partito Democratico, e si ordinassero cure farmacologiche contro i reietti (questo è gravissimo, essendo all’altezza del PCUS di Stalin; Fagioli, per suo conto, scherzando disse una volta che i seminari erano come Stalin, cioè caucasici). Non menzionando i sogni, che erano forse la principale cura nelle interpretazioni di Fagioli. Io penso che la sua solitudine abbia inciso fortemente su questo atteggiamento: gli faceva infatti sfuggire le minuzie[8]. C’è anche la posizione del giornalista Liquori, il quale osserva che Fagioli teneva conto di chi (lo ripeto, una minoranza organizzata) frequentava i seminari. Entrambi i fatti concorrono a questa interpretazione.

E’ tuttavia possibile un’interpretazione diversa. Essa riguarda le quattro caratteristiche che affliggerebbero l’origine dell’umanità, richiamate nel precedente paragrafo. Si tratta di argomenti importanti, trattati con forza da parte di Fagioli nelle sedute dei seminari, in particolare nelle ultime. Egli menzionava le quattro caratteristiche negative, ma dava la precedenza a due sulle altre: il peccato originale, e l’uomo-animale: le altre due erano trascurate, nonostante che a mio avviso siano le peggiori. Nonostante che in un suo libro[9], dedichi addirittura un capitolo, il VI, all’uomo-animale, per dirne dell’impossibilità strutturale, egli preferiva prendersela con il peccato originale. Questo tuttavia cozza con la nostra idea della donna, che viene “salvata” dal pensiero illuministico dominante, che non dice del compito difficilissimo affidatole. Addirittura il cristianesimo postula che occorra una donna esente dal peccato originale, per poter tenere testa al bambino!

Nasciamo tutti potenziali artisti ad attori. Lottiamo, con vicende alterne, per restarlo. Questa importante natura degli esseri umani è rivelata dai sogni. Forse, oltre che puntare sulla piattaforma di base come principio della cura (un principio che permea il primo capitolo del suo primo libro[10], e che è fondamentalmente illuminista), conviene per il futuro dare spazi anche a tentativi nel segno del mesmerismo, che nel diciottesimo secolo si diffusero molto. Essi prevedevano pure il contatto fisico, ed erano popolari. Su Franz Anton Mesmer vedi Ellenberger[11]; Masillo & Fiori Nastro[12]; Florio[13].

 

L’inizio del confronto con i comunisti

 

Nonostante che da ultimo, con la mia netta ed esplicita opposizione (ai seminari del resto mi opponevo anche a Left con tutte le mie forze), Fagioli avesse sponsorizzato D’Alema come leader politico di riferimento, negli ultimi mesi del 2016 e nello scorcio del 2017 sono accadute cose assai interessanti. I comunisti-leftisti, probabilmente colpiti dalla sua affettività, sono cominciati ad entrare in crisi. Uno fu addirittura allontanato dai seminari. Nell’unica seduta del 2017, ben tre furono le crisi accusate. Si stava forse profilando la stessa dinamica del 1980, quando, a fronte del cambio del passaggio della sede dei seminari dall’Istituto di psichiatria a Trastevere, si scatenarono crisi gigantesche. La seduta successiva mi recai al seminario, e capii che non c’era. C’erano con me quattro o cinque persone. Scambiai con loro qualche parola, menzionando tra le possibili motivazioni della mancanza del seminario le crisi accadute nella settimana precedente. In realtà sembra che non sia andata così. Mi colpì comunque la reazione abnorme di una delle convenute, elegante e determinata. Non ne conosco il nome, ma per me è in pieno l’emblema dell’atteggiamento di Left.   

Avviandoci alla conclusione, è tempo di fare un bilancio. Si è appena detto l’andamento  dell’ultimissima parte dei seminari, che avrebbe potuto portare ad un rivolgimento: nel corso del quale sarei intervenuto per porre la questione della piattaforma di base, dei pianti che si osservano nel primo anno di vita, e delle quattro caratteristiche dell’umanità come ribaltamento sul bambino di situazioni che riguardano gli adulti (nello specifico è la madre ad avere la responsabilità storica del primo rapporto con i figli). 

Nell’insieme, forse illuminista è il termine più appropriato per inquadrare la sua attività. Nipote e figlio della borghesia, così ha passato la vita universitaria. Dopo l’Università, tra Venezia e Padova, è venuto a contatto con il popolo, maturando in maniera decisiva le proprie teorie. Successivamente, tra Kreuslingen (in Svizzera) e l’attività privata, è tornato ad avere contatto con la borghesia. Ai seminari, dal 1980 al 2000, ha prevalso l’elemento popolare. Poi, con Left, è venuta la piccola borghesia comunista, la peggiore (non sono i commercianti, ma i garantiti del sistema economico). 

Egli diceva talvolta che i suoi scritti contengono elementi “popolari” (ad esempio, sottolineava che la nascita umana è detta popolarmente “venire alla luce”). Ma, per l’appunto, egli non diceva che i suoi libri fossero “popolari”: per lui appartenevano alla tradizione culturale, accettata nelle linee di fondo salvo Freud. Abbiamo visto, peraltro, alcuni suoi legami effettivi con l’illuminismo, da cui emana Freud. Il punto vero è che una scienza della vita, come lui inquadrava le sue teorie, non era concepita in opposizione con l’Illuminismo, ma solo come un suo sviluppo. Le critiche dell’Illuminismo, pur presenti (vedi Fagioli, 2017)[14]sono sommerse dall’accettazione del marxismo; dall’accettazione di Left (che è un acronimo di Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, Trasformazione); dal compiacimento, successivo al 2000, di essere chiamato filosofo da parte dei media; soprattutto, dal concepire la storia come un fatto di elites, senza sostanzialmente vedere le contrapposizioni tra masse ed elites.

E’ la concezione della storia che è dunque in discussione. Se il medioevo è l’età di mezzo, da disprezzare (e lui la disprezzava), e l’illuminismo è l’età dello sviluppo delle scienze esatte, cui basta aggiungere le scienze umane (scienze in senso vero, e non come vengono di solito definite), il suo può essere un atteggiamento giusto. C’è da dire tuttavia che dopo cinquanta anni le sue teorie sarebbero state apprezzate dagli illuministi, anziché attirarne le critiche, o, peggio, l’attenzione muta e sospettosa.

E’ possibile peraltro un’altra visione della storia. Questa vede, dopo l’impero romano, essenzialmente positivista, affermarsi il cristianesimo in forma pagana, in forme a volte brutali, ma comunque migliori del positivismo romano. Lo sviluppo industriale selvaggio successivo, illuminista e positivista, fa il parallelo con lo sviluppo scientifico. Tutti gli sviluppi sono avvenuti con modalità assai discutibili per il popolo. Il marxismo ed il freudismo non sono che delle varianti dell’illuminismo. Solo una parte dell’umanità ha accettato questo stato delle cose. Il resto dell’umanità, che non l’ha accettato, è finito in rovina.

    Le teorie di Fagioli costituiscono in tale visione un argine a tali sviluppi, tornando in maniera assai migliorativa verso il cristianesimo pagano, ed aprendo al resto dell’umanità (oltre che ai paesi capitalistici: i quali, peraltro, capitalistici lo sono in piccola parte, dato che il mondo dei servizi arriva al 70%del PIL. Questo dimostra che i comunisti hanno una notevole carica di annullamento).

    E’ in questa visione che io le ho accettate, ritenendole suscettibili di grandi sviluppi. Ho tutti gli elementi (quanto c’è scritto nei suoi libri, gli interventi ai seminari, gli articoli) per dimostrare che tale tesi fossero accettate da lui, perlomeno fino al 2000. Per questo egli è l’ultimo degli illuministi: pur sostenendoli di fatto, ha posto le premesse per la loro fine. Per questo è stato avversato dai medesimi. Per questo, il 18 febbraio, nell’addio di massa a Fagioli celebrato a Trastevere, ho scritto nel volume commemorativo: “Massimo (è il nome di Fagioli), grazie per l’affettività, e la sapienza. Dell’intelligenza (quella illuministica, ovviamente) non so cosa fare”.

 

Chimarella Lazzeri, Gianfranco De Simone, Adriana Pannitteri per i quattro mali.

Marx per illustrare la separazione dopo il 2000, evidentissima (prima dice male, poi bene). Lezioni Chieti per dimostrare “il filosofo” (prima non era filosofo). Mettere solo le cose pubblicate, disinserendo le cose ascoltate ai seminari.

Leftcombatte per l’ateismo globale, con lo stesso spirito dei cristiani, che vogliono il mondo intero. Non gli interessa niente della teoria di Fagioli, che, al più, viene dopo. Come facevano i marxisti, prima il socialismo reale, poi la realizzazione.

                                                                                           

Bibliografia

 

Ellenberger, H.F., La scoperta dell’inconscio, (2017), Bollati-Boringhieri, Torino.

Fagioli, M. Conoscenza dell’istinto di morte, (2017), L’asino d’oro Edizioni, Roma.

Fagioli, M., Istinto di morte e conoscenza, Quattordicesima Edizione, (2017), L’asino d’oro 

    Edizioni, Roma. La prima edizione è del gennaio 1972.

Fagioli, M., Percezione cosciente, fantasia, linea, senso, volto, (2016), Left, n.27, pp.64-65.

Fagioli, M., Psicoanalisi della nascita e castrazione umana, Nona edizione, (2008), L’asino d’oro 

    Edizioni, Roma. La prima edizione è del gennaio1975.

Fagioli, M., …dopo 14 anni, Il sogno della farfalla, (1999), Vol. 8, n.1, pp. 20-40.

Fagioli, M., Biancaneve e i sette anni, Rivista di Psicoterapia e Scienze umane,  (1979), Vol. XIII, n. 4, pp.27-39.

Florio, F., Psicoterapia di gruppo: un percorso storico, Il sogno della farfalla, (2002), Vol.11, n.1, 

    pp. 15-42.

Masillo, A. & Fiori Nastro P., Riflessioni sulla ricerca di un metodo per la conoscenza e la 

   cura della realtà mentale umana,(2007), Il sogno della farfalla, Vol. 16, n.1, pp.5-23. 

Sacchi, P., I conti con Craxi, (2017), Male s.r.l., Roma.

Vitaletti, G., Un’eredità controversa, Mondoperaio, (2017), n. 4, pp. 64-67.

Vitaletti, G., Cambiare Costituzione, Mondoperaio, (2016), n.11, pp. 32-35.

  

The last man of the Enlightenment

I refer to the very last work of Massimo Fagioli, i.e. the two pages which are part of the premise he was writing for the XIV Edition of Istinto di morte e conoscenza. First I discuss the disappearance fantasy and the unconscious calm see, which are the basic foundations of Fagioli’s theories. Disappearance fantasy is at the very beginning of these last two pages. Then I go on to treat the 21 words, which are the core part of this writings, and which constitute the final version of the theory, elaborated in 2016. I then speak about Fagioli’s solitude, which characterizes the last fifteen years of his life, and are mentioned in his final part of the two pages. I single out some important problems in this part of his life: change in his political orientation and, above all, in many deep social ideas which he previously shared. I believe that this was the “scientific” target of  a minority group in his seminars. A synthesis of his work may be found in the expression: the last man of the Enlightenment. In fact, despite substantially defending the Enlightenment, he strongly contributed to its end.  

L’ULTIMO DEGLI ILLUMINISTI

Fantasia di sparizione e inconscio mare calmo 

“Cinquanta anni fa composi….due termini verbali come fossero una sola parola. Dopo anni scrissi fantasia di sparizione”. Questo è l’inizio delle ultime due pagine scritte da Massimo Fagioli (2017). Le due pagine portano la data del Novembre 2016. Ci sono due termini: “fantasia” e “sparizione”, uniti da “di”. Fantasia prima di ragione è stata la sua bandiera da sempre e per sempre. Fantasia è l’origine della vita psichica: essa scatta alla nascita. Dopo circa un anno c’è la coscienza. La ragione viene dopo, tra i tre e i quattordici anni. Non si tratta di una ragione in senso assoluto: i modi in cui si manifesta dipendono da ciò che è accaduto alla fantasia. Lo stesso è per la coscienza. 

“Di sparizione” sono le parole che seguono “fantasia”. La prima fantasia è una sparizione del mondo: si pone una distanza, potenzialmente colmabile, tra sé e la realtà. Nasce l’Io, ma esso è ancora gravemente incompleto. In contemporanea con la fantasia di sparizione c’è l’inconscio mare calmo. Inconscio mare calmo è la dizione originaria, successivamente messa in discussione da Fagioli. Il termine inconscio è infatti fonte di confusione e di contaminazione con il Freudismo. Mare calmo, d’altro canto, seppur senza inconscio non ha senso, è importante perché si riferisce ad altre realtà psichiche originarie, oltre che alla fantasia di sparizione. Vedremo tali realtà nel punto 2. L’inconscio mare calmo accanto alla fantasia di sparizione è sempre stata una delle priorità di Fagioli (vedi Fagioli, 1979).

L’inizio delle due pagine è: “Cinquanta anni fa”. Avevo ben compreso l’importanza di festeggiare i cinquanta anni dalla scoperta. Era importante in particolare farlo prima del festeggiamento dei primi quaranta anni di analisi collettiva, avvenuto alla fine del 2015. Del resto, la scoperta era databile a partire dal 1964-65. Avevo comunque posto la questione del festeggiamento dei cinquanta anni a Lorenzo Fagioli, uno dei quattro figli, nella prima metà del 2016. Lui si era detto interessato, ma poi non me ne aveva più parlato, nonostante che sedessi ai seminari quasi sempre nelle sue vicinanze. Ci avrei comunque riprovato grossomodo nell’aprile del 2017, questa volta in maniera pubblica, all’analisi collettiva. Ciò per evitare che il festeggiamento avvenisse nel 2018, anno nefasto, perché vi ricorre il cinquantennio dal 1968 (sul sessantotto come evento negativo, vedi Fagioli 1999) .

Le ventuno parole

 

Le due pagine fanno poi riferimento alle 21 parole, completate nel luglio 2016, dopo lunga elaborazione a partire dal Novembre 2015. Cioè a partire dal festeggiamento del quarantennio di analisi collettiva, di cui costituiscono l’unico aspetto realmente positivo oltre all’intervento delle tre cultrici di fisica. Le 21 parole sono divise in tre gruppi, composto il primo da ed il secondo e il terzo da affermazioni. Reazione; pulsione; vitalità; creazione; esistenza; tempo; capacità di immaginare. Forza, movimento, suono, memoria, certezza che esiste un seno. Percezione cosciente, fantasia, linea, senso, volto (Fagioli, 2016). Esse sono la sostituzione di fantasia di sparizione ed inconscio mare calmo, parole che vengono in questo modo precisate e sviluppate. Il primo gruppo si riferisce all’individuo. Il secondo gruppo rimanda all’individuo, ed alla sua immagine di rapporto, originaria. Nell’insieme i due gruppi descrivono la nascita umana (che si colloca prima del pianto iniziale o vagito), generando la triade: materia, energia, pensiero. Il terzo gruppo si colloca all’incirca ad un anno di vita: in esso è fondamentale il rapporto con lo specchio, in cui si riverberano le altre caratteristiche.

 Cosa accade durante l’anno è fondamentale per capire alla fine come è andata. La nascita è infatti uguale per tutti. Dopo la nascita c’è il rapporto interumano, in particolare con la madre. Sappiamo, non da Fagioli ma dalla realtà, che normalmente il bambino/a piange disperatamente. Se vogliamo dare un significato a questa esperienza, ciò significa che il bambino/a è costretto a “diminuire” la nascita. La madre ne è perfettamente consapevole, tant’è vero che accetta la riduzione del suo ruolo sociale, pur orgogliosa di essere l’unica che ha tentato il rapporto. Questa “colpa” viene traslata dalla cultura (in particolare da quella illuminista), sul bambino/a: con il male radicale; con il peccato originale; con il vuoto strutturale; con l’animalità, che gli vengono attribuite alla nascita. Le quattro caratteristiche negative che le varie culture dominanti (rispettivamente: l’illuministica; la cristiana; l’ebraica; il freudo-marxismo) attribuiscono all’umanità (questo è Fagioli) derivano da questa circostanza.

 Fagioli ad un anno parla positivamente di percezione cosciente, fantasia, linea, senso, volto. Questo tuttavia dà per risolto in maniera positiva il primo anno di vita. Le teorie di Fagioli, ed i pianti disperati durante l’anno, portano alla conclusione che si tratta di un evento rarissimo. Normalmente, infatti, sorge l’inconscio, anziché la realtà psichica immateriale non onirica. L’inconscio non fa parte delle ventuno parole: questo è un grande risultato, perché dimostra che la sua creazione non è ineluttabile. Affettività è d’altra parte la parola sintetica che descrive nella sua interezza i processi della nascita, e che si pone a fondamento della vita (il segreto è nelle affermazioni: “memoria” e “certezza che esiste un seno”). La sapienza, che è un concetto pure globale, deriva dall’affettività, ma ha origine nel duo pulsione-vitalità, ed ha bisogno di coscienza e ragione per esplicarsi. I sogni, che vengono all’uomo subito dopo la nascita,  sono il sintomo di come sta andando il processo.  

La solitudine

 Le due pagine datate Novembre 2016 si concludono con: “anni di solitudine”. A mio avviso l’esperienza da lui avuta nell’abitazione nei pressi di Torre Argentina, iniziata alla fine degli anni novanta dello scorso secolo, simultaneamente all’età, l’hanno progressivamente portato a tale risultato. Del resto la solitudine è dimostrata dal fatto che non ha realizzato il suo ottantacinquesimo compleanno, nel 2016, fino alla sera, nonostante egli fosse nell’attenzione dei figli.

 In questo periodo si realizza un grande cambiamento di Fagioli. Egli passa progressivamente su posizioni comuniste, da pertiniano-lombardiano quale era sempre stato. I due punti salienti sono l’incontro con Bertinotti nel 2004 (cui seguiranno quelli con Pannella nel 2008, e soprattutto quelli con Bersani dal 2010 in poi), e la sua partecipazione a Left fin dalle sue origini, nel 2006. Una trasformazione politica e giornalistica, che normalmente resta senza conseguenze, ha inciso a fondo sulle sue posizioni. Non su quelle psichiatriche, sulle quali anzi elaborava senza posa, ma su quelle generali, che si venivano addirittura ribaltando.

Ho trattato alcuni aspetti del problema in un articolo su Mondoperaio, 2017. Così è per il suo attaccamento alla prima parte della Costituzione, prima giustamente ignorata (vedi, per una critica serrata di tale prima parte, Vitaletti, 2016). Per il suo atteggiamento verso l’omosessualità, divenuto fortemente permissivo. Lo stesso atteggiamento è venuto verso l’aborto: non è in discussione la legge sull’aborto, ma l’atteggiamento verso l’aborto, divenuto da sfavorevole drasticamente favorevole. Per la posizione verso la Magistratura, quasi reverente: la Magistratura è quell’ordine che attorno al 1993 fu l’autore materiale del golpe politico, a matrice Washington, denominato mani pulite: su questo vedi la risposta di Craxi all’ex-giornalista dell’Unità Sacchi (2017), p. 48. Per quella verso i giornalisti, orientata a favore delle testate illuministe, massoniche e comuniste. Per la questione dell’immigrazione, vista con favore a prescindere, a costo di prendere posizioni razziste, come sul fatto che le donne immigrate aumentano la popolazione (non è vero: le immigrate, una volta stabilizzate, fanno assai meno figli). Sull’Europa, dove si è imposta la versione comunista, in particolare dell’Europa a parità di parametri economici: una posizione terribilmente errata, come dimostra la disoccupazione generatasi dal 1995. Ciò mentre alcune delle sue precedenti prese di posizione sono cadute completamente. Così quella, assai interessante, verso i detenuti, visti come soggetti da curare, atteggiamento che annienta le rivendicazioni astratte pro-giustizia.

E’ possibile che ciò derivi dall’atteggiamento di Left, proprio dei codini della Sinistra radical-chic, che sostengono tutte le posizioni precedenti. Resta il fatto che dai primi anni del 2000, una minoranza, la suddetta sinistra, ha preso il potere organizzativo nei seminari, scegliendo in primo luogo chi doveva parlare nelle riunioni pubbliche (i comunisti di sinistra) ed escludendo gli altri. Presentando Left come il non plus ultradella sinistra: Leftche è organizzato su una discussione che assomiglia a quelle medioevali sul sesso degli angeli, cioè sul privilegio a favore dei comunisti atei (che atei non sono, come diceva Fagioli) contro i cattocomunisti. Producendo dei favori inconsulti nei seminari: una volta Fagioli diede bonariamente delle invidiose a due psichiatre, che avevano osato dire e sognare male nella stessa seduta di uno dei maggiorenti di Left, lo psichiatra Gianfranco De Simone. Indirizzando in televisione, al Tg3 Linea notte, lo psichiatra Giovanni Del Missier, che disse (ma questa volta Fagioli fu contrario) che i due psichiatri rappresentativi della sinistra erano Lombroso, socialista, e Basaglia, comunista: quindi c’è “solo” (sic!) da fare un’inversione a favore di Fagioli. Tollerando che in alcuni gruppi psichiatrici si facesse propaganda politica per la sinistra del Partito Democratico, e si ordinassero cure farmacologiche contro i reietti (questo è gravissimo, essendo all’altezza del PCUS di Stalin; Fagioli, per suo conto, scherzando disse una volta che i seminari erano come Stalin, cioè caucasici). Non menzionando i sogni, che erano forse la principale cura nelle interpretazioni di Fagioli. Io penso che la sua solitudine abbia inciso fortemente su questo atteggiamento: gli faceva infatti sfuggire le minuzie. C’è anche la posizione del giornalista Liquori, il quale osserva che Fagioli teneva conto di chi (lo ripeto, una minoranza organizzata) frequentava i seminari. Entrambi i fatti concorrono a questa interpretazione.

E’ tuttavia possibile un’interpretazione diversa. Essa riguarda le quattro caratteristiche che affliggerebbero l’origine dell’umanità, richiamate nel precedente paragrafo. Si tratta di argomenti importanti, trattati con forza da parte di Fagioli nelle sedute dei seminari, in particolare nelle ultime. Egli menzionava le quattro caratteristiche negative, ma dava la precedenza a due sulle altre: il peccato originale, e l’uomo-animale: le altre due erano trascurate, nonostante che a mio avviso siano le peggiori. Nonostante che in un suo libro, Fagioli 2008 (prima edizione 1975), dedichi addirittura un capitolo, il VI, all’uomo-animale, per dirne dell’impossibilità strutturale, egli preferiva prendersela con il peccato originale. Questo tuttavia cozza con la nostra idea della donna, che viene “salvata” dal pensiero illuministico dominante, che non dice del compito difficilissimo affidatole. Addirittura il cristianesimo postula che serva una donna esente dal peccato originale, per poter tenere testa al bambino!

Nasciamo tutti potenziali artisti ad attori. Lottiamo, con vicende alterne, per restarlo. Questa importante natura degli esseri umani è rivelata dai sogni. Forse, oltre che puntare sulla piattaforma di base come principio della cura (un principio che permea il primo capitolo di Fagioli, 2017, e che è fondamentalmente illuminista), conviene per il futuro dare spazi anche a tentativi nel segno del mesmerismo, che nel diciottesimo secolo si diffusero molto. Essi prevedevano anche il contatto fisico, ed erano popolari. Su Franz Anton Mesmer vedi Ellenberger, 2017, pp.66-80; Masillo&Fiori Nastro, 2007, p.10; Florio, 2002, p.17. 

L’inizio del confronto con i comunisti

Nonostante che da ultimo, con la mia netta ed esplicita opposizione (ai seminari del resto mi opponevo anche a Left con tutte le mie forze), Fagioli avesse sponsorizzato D’Alema come leader politico di riferimento, negli ultimi mesi del 2016 e nello scorcio del 2017 sono accadute cose assai interessanti. I comunisti-leftisti, probabilmente colpiti dalla sua affettività, sono cominciati ad entrare in crisi. Uno fu addirittura allontanato dai seminari. Nell’unica seduta del 2017, ben tre furono le crisi accusate. Si stava forse profilando la stessa dinamica del 1980, quando, a fronte del cambio del passaggio della sede dei seminari dall’Istituto di psichiatria a Trastevere, si scatenarono crisi gigantesche. La seduta successiva mi recai al seminario, e capii che non c’era. C’erano con me quattro o cinque persone. Scambiai con loro qualche parola, menzionando tra le possibili motivazioni della mancanza del seminario le crisi accadute nella settimana precedente. In realtà sembra che non sia andata così. Mi colpì comunque la reazione abnorme di una delle convenute, elegante e determinata. Non ne conosco il nome, ma per me è in pieno l’emblema dell’atteggiamento di Left.  

Avviandoci alla conclusione, è tempo di fare un bilancio. Si è appena detto l’andamento  dell’ultimissima parte dei seminari, che avrebbe potuto portare ad un rivolgimento: nel corso del quale sarei intervenuto per porre la questione della piattaforma di base, dei pianti che si osservano nel primo anno di vita, e delle quattro caratteristiche dell’umanità come ribaltamento sul bambino di situazioni che riguardano gli adulti (nello specifico, la madre, che prova a influenzare i figli). 

Nell’insieme, forse illuminista è il termine più appropriato per inquadrare la sua attività. Nipote e figlio della borghesia, così ha passato la vita universitaria. Dopo l’Università, tra Venezia e Padova, è venuto a contatto con il popolo, maturando in maniera decisiva le proprie teorie. Successivamente, tra Kreuzlingen (in Svizzera) e l’attività privata, è tornato ad avere contatto con la borghesia. Ai seminari, dal 1980 al 2000, ha prevalso l’elemento popolare. Poi, con Left, è venuta la piccola borghesia comunista, la peggiore (non si tratta dei commercianti, ma dei garantiti del sistema economico). 

Egli diceva talvolta che i suoi scritti contengono elementi “popolari” (ad esempio, sottolineava che la nascita umana è detta popolarmente “venire alla luce”). Ma, per l’appunto, egli non diceva che i suoi libri fossero “popolari”: per lui appartenevano alla tradizione culturale, accettata nelle linee di fondo salvo Freud. Abbiamo visto, peraltro, alcuni suoi legami effettivi con l’illuminismo, da cui emana Freud. Il punto vero è che una scienza della vita, come lui inquadrava le sue teorie, non era concepita in opposizione con l’illuminismo, ma solo come un suo sviluppo. Le critiche dell’Illuminismo, pur presenti (vedi Fagioli, 2017, lezione….) sono sommerse dall’accettazione del marxismo; dall’accettazione di Left (che è un acronimo di Libertà, Eguaglianza, Fratellanza, Trasformazione); dal concepire la storia come un fatto di elites, senza sostanzialmente vedere le contrapposizioni tra masse ed elites.

E’ la concezione della storia che è dunque in discussione. Se il medioevo è l’età di mezzo, da disprezzare (e lui la disprezzava), e l’illuminismo è l’età dello sviluppo delle scienze esatte, cui basta aggiungere le scienze umane (scienze in senso vero, e non come vengono di solito definite), il suo può essere un atteggiamento giusto. C’è da dire tuttavia che dopo cinquanta anni le sue teorie sarebbero state apprezzate dagli illuministi, anziché attirarne critiche, o, peggio, l’attenzione muta e sospettosa.

E’ possibile peraltro un’altra visione della storia. Questa vede, dopo l’impero romano, essenzialmente positivista, affermarsi il cristianesimo in forma pagana, in forme a volte brutali, ma comunque migliori del positivismo romano. Lo sviluppo industriale selvaggio successivo, illuminista e positivista, fa il parallelo con lo sviluppo scientifico. Tutti gli sviluppi sono avvenuti con modalità assai discutibili per il popolo. Il marxismo ed il freudismo non sono che delle varianti dell’illuminismo. Solo una parte dell’umanità ha accettato questo stato delle cose. Il resto dell’umanità, che non l’ha accettato, è finito in rovina.

    Le teorie di Fagioli costituiscono in tale visione un argine a tali sviluppi, tornando in maniera assai migliorativa verso il cristianesimo pagano, ed aprendo al resto dell’umanità (oltre che ai paesi capitalistici: i quali, peraltro, capitalistici lo sono in piccola parte, dato che il mondo dei servizi arriva al 70%del PIL. Questo dimostra che i comunisti hanno una forte carica di annullamento).

    E’ in questa visione che io le ho accettate, ritenendole suscettibili di grandi sviluppi. Ho tutti gli elementi (quanto c’è scritto nei suoi libri, gli interventi ai seminari, gli articoli) per dimostrare che tale tesi fossero accettate da lui, perlomeno fino al 2000. Per questo egli è l’ultimo degli illuministi: pur sostenendoli, ha posto le premesse per la loro fine. Per questo è stato avversato dai medesimi. Per questo, il 17 febbraio, nell’addio di massa a Fagioli celebrato a Trastevere, ho scritto nel volume commemorativo: “Massimo (è il nome di Fagioli), grazie per l’affettività, e la sapienza. Dell’intelligenza (quella illuministica, ovviamente) non so cosa fare”.

 

                                                                                            

Bibliografia

 

Ellenberger, H.F. (2017), La scoperta dell’inconscio, Bollati-Boringhieri, Torino.

Fagioli, M. (2017), Conoscenza dell’istinto di morte, L’asino d’oro Edizioni, Roma.

Fagioli, M. (2017), Istinto di morte e conoscenza, Quattordicesima Edizione, L’asino d’oro 

    Edizioni, Roma. La prima edizione è del gennaio 1972.

Fagioli, M. (2016), Percezione cosciente, fantasia, linea, senso, volto, Left, n.27, pp.64-65.

Fagioli, M. (2008), Psicoanalisi della nascita e castrazione umana, Nona edizione, L’asino d’oro 

    Edizioni, Roma. La prima edizione è del gennaio1975.

Fagioli, M. (1999), …dopo 14 anni, Il sogno della farfalla, Vol. 8, n.1, pp. 20-40.

Fagioli, M. (1979), Biancaneve e i sette anni, Rivista di Psicoterapia e Scienze umane,  Vol. XIII, n.

    4, pp.27-39.

Florio, F. (2002), Psicoterapia di gruppo: un percorso storico, Il sogno della farfalla, Vol.11, n.1, 

    pp. 15-42.

Masillo, A. & Fiori Nastro P. (2007), Riflessioni sulla ricerca di un metodo per la conoscenza e la 

   cura della realtà mentale umana,Il sogno della farfalla, Vol. 16, n.1, pp.5-23. 

Sacchi, P. (2017), I conti con Craxi, Male s.r.l., Roma.

Vitaletti, G. (2017), Un’eredità controversa, Mondoperaio, n. 4, pp. 64-67.

Vitaletti, G. (2016), Cambiare Costituzione, Mondoperaio, n.11, pp. 32-35.

 

 

 

The last man of the Enlightenment

I refer to the very last work of Massimo Fagioli, i.e. the two pages which are part of the premise he was writing for the XIV Edition of Istinto di morte e conoscenza. First I discuss the disappearance fantasy and the unconscious calm see, which are the basic foundations of Fagioli’s theories. Disappearance fantasy is at the very beginning of these last two pages. Then I go on to treat the 21 words, which are the core part of this writings, and which constitute the final version of the theory, elaborated in 2016. I then speak about Fagioli’s solitude, which characterizes the last fifteen years of his life, and are mentioned in his final part of the two pages. I single out some important problems in this part of his life: change in his political orientation and, above all, in many deep social ideas which he previously shared. I believe that this was the “scientific” target of  a minority group in his seminars. A synthesis of his work may be found in the expression: the last man of the Enlightenment. In fact, despite substantially defending the Enlightenment, he strongly contributed to its end. 

 

 

 

 

 

Ultimo indice

 

 

  1. Nascita umana
  2. La perversione del comunismo, dopo il 2000
  3. Prospettive

 

 

 

 



[1]M. Fagioli, Istinto di morte e conoscenza, Quattordicesima Edizione, L’asino d’oro Edizioni, Roma 2017. La prima edizione è del gennaio 1972.

[2]M. Fagioli, Biancaneve e i sette anni, in “Rivista di Psicoterapia e Scienze umane”,  Vol. XIII, 4, 1979, pp.27-39.

[3]M. Fagioli, …dopo 14 anni, in “Il sogno della farfalla”, Vol. 8, 1, 1999, pp. 20-40.

 

[4]M. Fagioli, Percezione cosciente, fantasia, linea, senso, volto, in “Left” 27, 2016, pp.64-65.

[5]Cfr. G. Vitaletti, Un’eredità controversa, in “Mondoperaio”, 2017, 4, pp.64-67.

[6]G. Vitaletti, Cambiare Costituzione, in “Mondoperaio” , 2016, 11, pp. 32-35.

[7]P.Sacchi, I conti con Craxi, Male s.r.l., Roma 2017, p. 48.

[8]In realtà  poche minuzie non sono influenti. Molte possono portare ad uno sconvolgimento totale.

[9]M. Fagioli, Psicoanalisi della nascita e castrazione umana, Nona edizione, L’asino d’oro 

    Edizioni, Roma 2008. La prima edizione è del gennaio1975.

[10]M.Fagioli , Istinto di morte e conoscenza, cit. 

[11]H.F.Ellenberger, La scoperta dell’inconscio, Bollati-Boringhieri, Torino 2017, pp. 66-80. 

[12]Masillo, A. & Fiori Nastro P., Riflessioni sulla ricerca di un metodo per la conoscenza e la cura della realtà mentale

    umana,(2007), in “Il sogno della farfalla”, Vol. 16, 1, p.10.

[13]F. Florio,Psicoterapia di gruppo: un percorso storico, in “Il sogno della farfalla”, Vol.11, 1, 2002, p.17.

[14]M. Fagioli, Conoscenza dell’istinto di morte, L’asino d’oro edizioni, Roma, 2017, lezione 24 Marzo.

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