In data 2 dicembre 2015 sono stati presentati ad Ancona i principali risultati dell’indagine “Famiglie Marchigiane e Mercato del Lavoro” (FMML), realizzata da ANL per conto della Regione Marche, finalizzata ad analizzare l’economia e la società marchigiana a partire dalle caratteristiche e dalle trasformazioni che avvengono sul mercato del lavoro, con l’obiettivo di valutare l’impatto di queste sulle famiglie della regione.
L’indagine propone quindi uno spaccato dell’economia e della società marchigiana aggiornato al 1° marzo 2015 e confrontabile con le precedenti rilevazioni svolte a partire dal 2008, pertanto è in grado di fornire un interessante punto di vista circa l’evoluzione dei principali fenomeni di natura socio-economica dall’inizio della crisi ad oggi. Il rapporto di ricerca completo è disponibile nel portale “Istruzione, Formazione e Lavoro” della Regione Marche (http://www.istruzioneformazionelavoro.marche.it)
Innanzitutto alcuni dati relativi alla composizione del panel di intervistati:
- •Nel corso dell’indagine sul campo sono state contattate complessivamente (tramite l’invio di una lettera personalizzata) circa 5.000 famiglie residenti in 57 comuni del territorio marchigiano.
- •Sono stati raccolti 2.552 questionari nel periodo compreso tra marzo e giugno 2015 (2.509 era l’obiettivo campionario).
- •Sono complessivamente 6.631 gli individui coinvolti, di cui 4.650 in età lavorativa, (70% del campione) e 2.762 occupati (41,7%)
Di seguito vengono descritti in maniera sintetica i principali risultati della rilevazione, suddivisi per aree tematiche che rispecchiano la composizione del questionario. A conclusione si riportano alcuni brevi spunti di riflessioni nati da una lettura congiunta dei dati e delle informazioni raccolte, nonché da un ragionamento collettivo del gruppo di lavoro che ha partecipato all’indagine.
CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELLE FAMIGLIE:
- – Titoli di studio: Il 22% dei cittadini tra i 25 e i 64 anni risulta laureato (diploma di laurea, laurea specialistica o titolo post laurea), mentre un ulteriore 47,7% possiede un diploma professionale o superiore. Il 30,3%, al contrario, ha conseguito come titolo di studio più elevato soltanto la licenza di scuola media inferiore, valore al di sotto della media italiana (42,2% nel 2013), ma ancora non ai livelli dalla media Ue28 (24,8% nel 2013). Se si confrontano i dati con quelli delle precedenti rilevazioni, dal 2008 in poi, le persone con nessun titolo di studio o con licenza elementare appaiono in progressivo calo (-9,5% in sette anni), così come le persone titolari di licenza media (-9,3% rispetto al 2008), mentre crescono progressivamente i diplomati (+12,7%). Anche i laureati, dopo un calo nei primi anni di crisi economica, sono incrementati notevolmente, facendo registrare un +6,1% rispetto al 2008.
- – Composizione delle famiglie: le famiglie marchigiane risultano composte da una media di 2,6 elementi per nucleo, di cui 1,7 risultano percettori di reddito. Se si prendono in considerazione i soli redditi da lavoro, i membri percettori di reddito per ciascuna famiglia scendono a 1,09 unità. Nonostante l’attuale periodo di crisi economica, che persiste ormai da diversi anni, le famiglie tendono comunque a diventare sempre più piccole, mostrando una progressiva riduzione del numero medio dei componenti, anche se il 2015 appare in controtendenza rispetto al passato.
Figura 1: Evoluzione della numerosità media delle famiglie e del numero di percettori di reddito
Fonte: indagine FMML
- – Tipologie di famiglie: La distribuzione delle famiglie per tipologia si è fortemente modificata negli anni, facendo registrare una drastica riduzione delle coppie con figli a vantaggio delle famiglie mono-componente, che nel 2015 rappresentano il 23% del totale. Crescono leggermente anche le famiglie composte da 3 componenti (coppie con figlio) a discapito di quelle più numerose. Circa il 94% delle famiglie marchigiane risulta composto al massimo di 4 individui, con una leggera supremazia per le famiglie composte da 2 o 3 individui. Assolutamente marginali quelle con 5 o più componenti (6% del totale).
- – Giovani: Il 6,9% dei giovani tra i 20 e i 30 anni di età risulta sposato/convivente ed appena il 4,9% compare come capofamiglia, valori sensibilmente più bassi rispetto a quanto registrato lo scorso anno (erano rispettivamente il 9,4% e l’8,7%). Torna così ad aumentare la percentuale di giovani che vive ancora nell’abitazione dei propri genitori (l’83,3% nel 2015) a comprova delle difficoltà dei più giovani nel riuscire a mantenere una famiglia propria.
Figura 2: Giovani dai 20 ai 30 anni che vivono con i genitori (valori %)
Fonte: indagine FMML
- – Figli: Se si prendono in considerazione solamente le famiglie con più di un componente, esse hanno in media 1,56 figli, dato in leggero calo nel tempo (erano 1,66 nel 2010, 1,6 nel 2009 e 1,7 nel 2008). I figli diventano 2,06 in media se il capofamiglia ha nazionalità diversa da quella italiana
Figura 3: Media dei figli per nucleo familiare con almeno 2 componenti
Fonte: indagine FMML
MERCATO DEL LAVORO:
- – Principali indicatori del MdL: il tasso di attività nelle Marche al 1° marzo 2015 ammonta al 66,6%, il tasso di occupazione al 58,5% e il tasso di disoccupazione al 12,2%. Rispetto al 2014 diminuisce la percentuale di occupati (-0,8%) e si riscontra un calo del tasso di partecipazione al mercato del lavoro (-1%). Si perdono così posti di lavoro e si riduce la percentuale di persone che cerca attivamente un impiego. Ciò spiega la sostanziale stabilità del tasso di disoccupazione al 12,2%.
Figura 4: Evoluzione dei Tassi di attività, occupazione e disoccupazione regionali (15-64 anni)
Fonte: indagine FMML
- –Lavoro e istruzione: Trova conferma la tendenza all’incremento dei livelli di attività e della possibilità di essere occupati al crescere del livello di istruzione. Il tasso di attività più elevato si riscontra tra coloro che hanno dichiarato di aver conseguito un titolo di studio post-laurea come master o dottorato (89,8%), mentre il tasso di disoccupazione più elevato riguarda coloro in possesso di un basso titolo di studio.
- –Ricerca del lavoro: La rete di rapporti informali rappresenta il canale di ricerca di lavoro privilegiato dagli intervistati (28,3% delle preferenze espresse). Cresce, tuttavia, a riconferma di quanto già evidenziato in passato, il ruolo svolto dai “Centri per l’impiego” che nel 2015 pareggiano le preferenze espresse per il sistema informale (28,3%) ribadendo la propria centralità nell’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro.
- –Lavoro auspicato: La ricerca di un lavoro alle dipendenze resta l’impiego più auspicato dalla maggioranza di intervistati (57,8%), ma il dato si contrae rispetto a quanto rilevato nella rilevazione del 2014 (69,7%). A crescere è soprattutto la quota di intervistati che hanno dichiarato di non avere alcuna preferenza tra lavoro “dipendente” e lavoro “autonomo”. Non emergono evidenti preferenze rispetto ai tempi di lavoro: il 73,5% del campione accetterebbe sia un contratto a tempo part-time che full-time.
- –Propensione alla mobilità: Solo un lavoratore su cinque è disponibile a trasferirsi all’estero per lavoro, mentre una metà degli intervistati dichiara di essere disponibile al trasferimento solo se entro la propria provincia di residenza (soprattutto donne), ai quali bisogna aggiungere un ulteriore 18,9% che è disposto a trasferirsi al massimo entro i confini regionali.
- –Qualifica: Più della metà degli occupati lavora come operaio o impiegato, ma mentre i primi sono andati via via riducendosi negli anni, gli impiegati sono notevolmente aumentati, passando dal 16,7% del 2008 all’attuale 31,3%.
- –Precari: La quota di chi lavora con contratti a termine (parasubordinati e a tempo determinato) sul totale dei lavoratori subordinati raggiunge, nelle Marche, il 12%, un dato che risulta in leggera ascesa rispetto al 2014 (+0,8%) ma nettamente più basso rispetto alle precedenti rilevazioni, quando nel 2009 ha raggiunto il 18,8%.
Figura 5: Andamento dell’utilizzo dei contratti a termine (valori % rispetto al totale degli occupati).
Fonte: indagine FMML
REDDITI DA LAVORO:
- –Reddito medio: Il reddito medio mensile percepito dai lavoratori e dalle lavoratrici residenti sul territorio marchigiano è pari a 1.381 euro, dato sostanzialmente in linea con i valori della precedente rilevazione (euro 1.376, nel 2014), ma che conferma una tendenziale crescita rispetto a quanto già rilevato nel corso dell’indagine FMML del 2010 (euro 1.308).
Figura 6: Andamento del reddito medio mensile dei lavoratori marchigiani.
Fonte: indagine FMML
- –Discriminazione reddituale di genere: Sebbene le retribuzioni delle donne siano aumentate mediamente più di quelle degli uomini negli ultimi anni, il divario nella retribuzione media tra i due sessi si mantiene significativa: gli uomini guadagnano in media il 20% in più rispetto alle colleghe donne 1.516 per gli uomini e € 1.213 per le donne).
- –Redditi per categoria: rispetto al 2014 si registra una leggera tendenza all’aumento dei livelli di reddito di tutti i lavoratori, sia di quelli “dipendenti”, che dei “parasubordinati” ed “autonomi”. Quelli che dichiarano di guadagnare di più sono i subordinati, con 1.390 euro netti al mese; i parasubordinati si confermano i meno ricchi, con 1.085 euro in media, mentre gli autonomi, che fino al 2010 erano in testa alla classifica, dichiarano ora in media 1.376 euro, ovvero poco meno dei lavoratori subordinati, conseguenza di una notevole riduzione in termini reddituali registrata tra il 2010 e il 2014.
- –Redditi per classe di età: rispetto al 2014, i redditi medi mensili sono aumentati (seppur lievemente) in quasi tutte le classi di età, soprattutto in quella che va dai 55 ai 64 anni, dove si registra un aumento del +4,2% rispetto allo scorso anno. In questa classe di età, inoltre, i lavoratori godono complessivamente di redditi pari a quasi il doppio di quelli dei lavoratori più giovani.
- –Povertà reddituale: A fronte di un reddito da lavoro mediano complessivo pari a euro 1.300, il 9,4% (+0,5% sul 2014) dei lavoratori marchigiani risulta in una situazione di “povertà reddituale”, poiché ne guadagna meno della metà. La situazione delle donne appare peggiore rispetto a quella dei colleghi uomini. Circa il 14% di questi lavoratori vive in famiglie con un mutuo a carico (erano il 20% nel 2014), aumentando la probabilità che il nucleo stesso debba ricorrere ad ulteriori fonti di integrazione del reddito, sia attraverso l’occupazione di altri componenti del nucleo sia attraverso altre forme di sostegno al reddito.
- –Secondi lavori: l’11,3% degli occupati ha dichiarato di svolgere un secondo lavoro o lavori saltuari, un dato in netta crescita rispetto al 2014 (+8,8%). Per il resto, il 2,6% degli intervistati trova supporto al reddito attraverso la leva degli ammortizzatori sociali, l’1,6% ha dichiarato di ricevere aiuti da parenti, il 2,5% di ricevere altre forme di sostegno al reddito, come l’assegno di accompagnamento, di mantenimento, ecc.
- –Pensionati: I “pensionati”, complessivamente, costituiscono il 20% di tutti gli individui intervistati. Circa il 90% di essi non dispone di altre forme di sostegno al reddito, per cui l’unica fonte di sostegno economico è rappresentata, pertanto, dalla pensione, che (su scala regionale) ammonta mediamente a circa 1.100 euro al mese, con differenze che emergono rispetto alle diverse unità territoriali.
UTILIZZO DEL TEMPO E VITA SOCIALE
- –Cura di minori, anziani/disabili e lavori domestici: la percentuale degli individui che dedica tempo in forma non residuale alla cura dei minori è pari al 35,9%, percentuale che passa al 17,3% per la cura di anziani/disabili e al 62,2% per i lavori domestici.
- –Collaboratori domestici: Il ricorso a diverse forme di aiuto a pagamento (collaboratrici, badanti, baby sitter) è pari all’8,5% e quindi abbastanza marginale (8,7% nel 2014), mentre è quasi il doppio l’aiuto gratuito di parenti/amici non residenti nel nucleo familiare (15,7% nel 2015, praticamente invariato rispetto al 2014).
- –Impegno sociale: il 19,6% degli individui intervistati si dichiara impegnato tutti i giorni o almeno una volta alla settimana in attività con finalità ambientale, politico-sindacale, di promozione religiosa, culturale, sportiva, ricreativa, sociale o di volontariato. E’ un dato questo che appare più elevato della media nazionale e costituisce una bella immagine della famiglia marchigiana.
- –Differenze di sesso: se le donne sono “il cemento” della struttura familiare, poiché sono nettamente più impegnate nelle attività di cura di minorenni, anziani e disabili, nonché nei lavori domestici e familiari, gli uomini, in compenso, sembrano cercare più spesso soddisfazioni extra-lavorative in attività sociali che li impegnano in una sfera “esterna” rispetto a quella della propria famiglia di origine.
REDDITO FAMILIARE
- –Reddito medio familiare: Il reddito familiare medio mensile nella regione Marche è pari ad euro 2.159 nel 2015. Il dato è positivo perché si registra una crescita di circa il 4,5% rispetto allo scorso anno, dopo un periodo di flessione del reddito in termini assoluti che perdurava ormai dal 2010. Nonostante il recupero, tuttavia, il reddito medio delle famiglie marchigiane non ha ancora raggiunto i livelli del 2008, data della prima rilevazione FMML. La leggera crescita del reddito riguarda senza distinzioni tutti, le famiglie del ceto medio come quelle più abbienti, e senza significative variabili rispetto a professione ed età del capofamiglia. Nonostante ciò, le famiglie con a capo uomini di cittadinanza italiana, in età compresa tra i 50 ei 64 anni, in possesso di titolo di studio più elevati, che svolgono attività di tipo dirigenziale, possono ancora godere di redditi nettamente più elevati.
Figura 7: Reddito familiare medio e mediano delle famiglie marchigiane
Fonte: indagine FMML
- –Reddito mediano e reddito equivalente: Il reddito mediano nel 2015 è di 1.900 euro, ritornando di fatto al valore del 2008, dopo che nell’anno precedente aveva toccato il livello più basso a quota 1.730 euro, mentre il reddito equivalente medio calcolato sui nuclei familiari è di 1.263 euro (€ 1..180 lo scorso anno).
- –Concentrazione del reddito: Nell’ultimo quinquennio si registra un incremento del livello di concentrazione e diseguaglianza nella distruzione del reddito, misurato attraverso l’indice di Gini, cha passa dallo 0,31 del 2010 al 0,34 del 2014, con un piccolo decremento nel corso del 2015 (0,33). Questo significa un aumento del divario economico tra famiglie ricche e famiglie povere, mentre la classe media arranca e sempre più facilmente viene risucchiata dal vortice della precarietà reddituale.
- –Povertà reddituale delle famiglie: Il 17,7% delle famiglie marchigiane riversano in condizioni di povertà reddituale, poiché guadagnano un reddito complessivo uguale o inferiore alla soglia di povertà relativa, dato in aumento di 1,4 punti percentuale rispetto al 2014. La percentuale si riduce al 1,4% se si prendono in considerazione quelle famiglie in condizioni di povertà reddituale che sono costrette anche a pagare un mutuo per l’acquisto della casa o un affitto passivo. Si tratta in questo caso di una condizione di massimo disagio, in cui molto probabilmente le famiglie in questione sono costrette a ricorrere a forme di prestito/indebitamento (anche informale), oppure ad intaccare il proprio patrimonio personale.
- –Case di proprietà: Oltre l’82% del totale delle famiglie marchigiane vive in case di proprietà, percentuale che si mantiene stabilmente al di sopra dell’80% negli anni; soltanto una quota pari a poco meno del 10% è in affitto o subaffitto, mentre l’8% usufruisce di altre forme di godimento del proprio alloggio (a riscatto, in usufrutto, in uso gratuito).
- –Indebitamento: Dopo un progressivo calo nel periodo 2008-2010, si registra anche quest’anno un aumento marcato della percentuale di famiglie indebitate: nel 2015 la quota di famiglie indebitate sul totale della popolazione è pari al 37,6%, praticamente lo stesso livello registrato nel 2008 (37,8%), mentre nel 2010 era scesa al 32.6%. Rispetto al passato, il livello di indebitamento delle fasce d’età medie risulta costantemente elevato (circa una famiglia su due ha debiti), mentre diminuiscono le famiglie di giovani costrette a chiedere prestiti. Al contrario, sono sempre più spesso le famiglie di ultra 64enni a dover sopportare ancora il peso di un mutuo, anche se in misura comunque inferiore a quelle delle famiglie meno mature. Tale spostamento di età può essere letto in parte dal fatto che le giovani generazioni, non avendo redditi certi, non possono accendere mutui per l’acquisto di un’abitazione e chiedono sempre più spesso l’intervento dei genitori o dei nonni, che si indebitano per poter garantire loro un futuro.
Figura 8: Quota di famiglie indebitate (valore %)
Fonte: indagine FMML
- –Situazione economica delle famiglie: Si riscontra, rispetto al passato un notevole incremento delle famiglie “in emergenza”, costrette ad indebitarsi o ad attingere alle riserve per conservare il proprio tenore di vita, a discapito soprattutto di quelle che “fanno pari”, ossia che spendono all’incirca ciò che guadagnano.
- –Risparmi: nonostante le evidenti difficoltà congiunturali, la propensione al risparmio delle famiglie marchigiane risulta addirittura in aumento. Quelle che dichiarano di riuscire a risparmiare qualcosa sono aumentate di oltre 7 punti percentuali dal 2008 e anche quelle che risparmiano cifre più ingenti (in relazione alla propria percezione personale) sono in leggera crescita, anche se riguardano una percentuale molto piccola della popolazione marchigiana (1,3%).
CONCLUSIONI:
- a)Il punto più basso sembra finalmente alle spalle. Non si può negare il fatto che l’indagine 2015 sia contraddistinta da una forte discontinuità dei dati rispetto ai trend precedenti. In particolare, quest’anno sono emersi dati in controtendenza sia nell’ambito del mercato del lavoro, dove si è finalmente arrestata l’emorragia di posti di lavoro che ha causato un continuo impennamento del tasso di disoccupazione fino al 2014; sia nell’ambito dei redditi, i quali sono aumentanti sia con riferimento al reddito da lavoro (+0,4%), sia complessivamente per i redditi familiari, che finalmente tornano a crescere (+4,4%) dopo 5 anni di recessione, frutto anche di un leggero aumento del numero medio di percettori di reddito all’interno della famiglia. Di conseguenza, tornano a crescere le famiglie con mutui a carico e le case di proprietà, anche se si riscontra un leggero aumento delle famiglie in condizione di povertà reddituale, dovuto ad una maggiore concentrazione e diseguaglianza nella distruzione del reddito. Si tratta ancora di dati molto ambigui, che non possono essere soddisfacenti e completamente appaganti, ma per lo meno lasciano intravedere un cambiamento di rotta, portatrice di una ventata di fiducia per il futuro.
- b)Trasformazione tra professioni: la crisi economica ha provocato (e sta tutt’ora provocando) importanti mutamenti nella struttura produttiva regionale, che ha comportato una massiccia trasformazione tra le professioni, con un considerevole aumento dei mestieri di tipo concettuale (impiegati e libero professionisti) a discapito degli operai. Tra quest’ultimi sembrano resistere solamente quelli ad alta specializzazione, che invece godono di una situazione più rosea. Questo fenomeno comporta un ragionamento più approfondito sulla necessità di incrementare il livello di competenze ed il valore aggiunto di alcune professioni (soprattutto di quelle manuali), rivalutando quindi anche l’importanza ed il ruolo della formazione professionale.
Figura 9: evoluzione degli occupati per qualifiche (valori %).
Ffonte: indagine FMML
- c)Lavoro autonomo ancora in affanno: già nel corso della passata rilevazione si era evidenziato come il lavoro in proprio stia attraversando un brutto momento. Si registra infatti una sostanziale perdita percentuale dei lavoratori autonomi, imprenditori e liberi professionisti rispetto al totale delle forze lavoro, aggravata dal fatto che essi hanno subito (soprattutto tra il 2010 e il 2014) anche una pesante flessione del reddito medio nei confronti dei lavoratori dipendenti. Tra le preferenze contrattuali il lavoro autonomo appare così agli ultimi posti, sempre meno ambito e ricercato, soprattutto per la componente femminile. In un mercato del lavoro sempre più flessibile e veloce l’alternativa del lavoro autonomo non sembra essere neppure presa in considerazione dalla maggior parte dei cittadini, che preferiscono la (relativa) sicurezza di un posto di lavoro di tipo subordinato alla precarietà ed indeterminatezza della libera professione. E’ necessario quindi porre l’accento su questa categoria, migliorandone soprattutto le condizioni contributive e fiscali.
- d)Mobilità ancora carente: tra i campi in cui si intravedono ancora ampi margini di miglioramento, c’è quello sulla propensione alla mobilità. Considerando le difficoltà del caso e la difficile congiuntura economica che stiamo attraversando, sicuramente non tranquillizza il fatto che una metà degli intervistati dichiara di essere disponibile al trasferimento solo se entro la propria provincia di residenza, ai quali bisogna aggiungere un ulteriore 19% che è disposto a trasferirsi al massimo entro i confini regionali. Di fronte a ciò, bisogna riflettere sull’opportunità di continuare ad alimentare e mantenere “differenti mercati del lavoro locali” scollegati tra loro, tentando in ogni territorio un difficile equilibrio tra domanda e offerta. Da un punto di vista più pragmatico, le trasformazioni in corso dovranno riguardare necessariamente anche la cultura alla mobilità, obbligandoci a vederla come un’opportunità più che come un vincolo, soprattutto tra i più giovani.
Tabella 1: Disponibilità agli spostamenti per sesso (valori %).
100% |
100% |
100% |
Fonte: indagine FMML
- e)Aumenta la propensione al risparmio: nonostante la situazione economica delle famiglie marchigiane sia andata progressivamente peggiorando negli anni, con un numero sempre maggiore di nuclei familiari costretti ad indebitarsi o ad attingere dalle riserve pur di far quadrare i conti per poter mantenere un tenore di vita adeguato, spicca il dato sul risparmio, che appare addirittura in aumento (cioè aumenta la percentuale di famiglie che riescono a creare risparmio). Ciò significa che in tempo di crisi non sono solamente le famiglie meno abbienti o quelle che hanno subito una riduzione di reddito a dover “stringere la cinghia”, ma di riflesso anche quelle senza particolari problemi di tipo economico scelgono di ridurre le spese, destinando la differenza ad un maggior risparmio che può servire sia a prevenire possibili situazioni di futuro disagio, che per aiutare altri nuclei familiari (si pensi ai figli studenti o disoccupati che vivono fuori casa). In questo periodo di recessione economica è cresciuta quindi la propensione media al risparmio, che ha comportato una più accentuata riduzione dei consumi, conseguenza di un vortice negativo di situazioni di causa-effetto.
Figura 10: Percentuale di famiglie sul totale che riescono a risparmiare
Fonte: indagine FMML