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Un cammino per la pace

Don Tonino Bello disse che il viaggio più lungo è quello che ci conduce alla casa del nostro vicino, quello della pace in terra santa è lungo migliaia di anni.

La strage del 07 ottobre scorso, nella quale Hamas ha barbaramente ucciso 1200 persone e ne ha prese in ostaggio 251, ha riacceso il fuco dell’atroce, ingiusta, vendetta contro la popolazione palestinese in un territorio che senza guerre non ha forse mai vissuto.

Il pellegrinaggio di comunione e di pace della chiesa di Bologna ha voluto dare testimonianza a una storia diversa controcorrente, ma esistente e da sostenere con la vicinanza.

Nei luoghi santi per la cristianità e per le religioni abramitiche si potrà vivere in pace solo se l’ascolto e il dialogo prenderanno il posto del pregiudizio e dell’ideologia, se le parole dei libri sacri sapranno diventare gesti.

Questo hanno fatto i 160 pellegrini incontrando persone e associazioni che hanno come obiettivo della loro vita la convivenza pacifica.

Ogni giorno a sud ovest di Betlemme alla tenda delle nazioni, fattoria di 42 ettari, si rifiuta di essere nemici difendendo il diritto a coltivare e produrre contro l’avidità di chi vorrebbe occupare quel pezzo di terra in nome dei testi sacri e non del diritto.

I pastori del villaggio di At-Tuwani, nelle colline a sud di Hebron, pascolano i loro armenti accompagnati dagli operatori di pace dell’operazione colomba per continuare a vivere del loro lavoro a dispetto dell’odio.

L’agenzia dell’ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari nei Territori Palestinesi assicura sostegni concreti alla popolazione palestinese, assistenza legale e cure mediche affinché siano garantiti i diritti umani.

Il centro per la libertà religiosa, fondato da Isca ebrea osservante, opera nelle scuole per fare conoscere le religioni che convivono in questa terra e promuovere il rispetto reciproco che si impara da bambini.

Ci sarà ancora speranza se ciascuno di noi si farà promotore di fraternità in quanto appartenente all’ unica umanità sebbene avvilita dai conflitti e ferita dal dolore che ha intriso la storia dei popoli che abitano Israele nell’ultimo secolo.

Ci sarà ancora speranza se alla formula coniata dalla diplomazia “due popoli due stati” di sostituirà una quotidiana volontà di convivenza fra tutti gli uomini e donne di buona volontà pellegrini di pace sulla madre terra.

*Presidente CEFA

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