Ha poco senso pratico, ai fini dei nostri destini futuri, parlare del fatto se si dovesse o meno entrare nell’euro. Concentriamoci sulle scelte di oggi. Due sole sono le possibilità: restare nell’euro, uscire dall’euro (tertium non datur) anche se ciascuna apre poi ad altre possibili scelte/strategie. E’ interessante confrontarle come se si dovesse comprare un attività finanziaria (il titolo ItalExit o il titolo ItalStay), ovvero valutarle sotto il profilo rendimento-rischio considerando anche eventuali valori di opzione nel definirne il valore. Non per complicare inutilmente il discorso ma per tener conto che nella realtà ogni scelta non porta quasi mai ad un esito probabilisticamente certo, ma piuttosto apre ad un ventaglio di possibilità ognuna delle quali ha una determinata probabilità di realizzazione. Così è nel nostro caso.
L’approccio rendimento- rischio ci aiuta ad essere vaguely right e non exactly wrong come direbbe Keynes visto che sarebbe temerario dare cifre puntuali per i costi associati a ciascuno dei rischi e al rendimento atteso associati ad ItalExit e ItalStay.
E’ del tutto evidente, da quanto emerso nel recente dibattito, che l’uscita dell’euro (l’acquisto del titolo ItalExit) ci espone a moltissimi rischi. Tra i quali il problema della ridenominazione del debito pubblico in lire e le controversie legali con gli investitori esteri, il rischio di fallimento di istituti bancari per la rivalutazione dei loro debiti in valuta, il rischio morale di “rilassamento” del paese nel migliorare le caratteristiche strutturali della propria economia ed adeguarle ai cambiamenti dei tempi (le famose riforme) una volta che avessimo a disposizione l’opzione della svalutazione.
Non ultimi i rischi derivanti dalla conflittualità che sorgerebbe con gli ex partner che avrebbero tutto l’interesse a dimostrare che uscire non è un vantaggio (esattamente come sta accadendo con il Regno Unito per la Brexit che è una uscita molto più light dell’eventuale Euroexit per ovvie ragioni). A fronte di questi rischi il vantaggio dove sarebbe? Con grande fatica l’Italia inizia ad imparare a vivere nell’eurozona e cresce attorno all’1 percento. La posta in gioco è un punto percentuale di crescita in più? Si fa fatica a pensare che una persona ragionevolmente avversa al rischio (come lo sarebbe chiunque dovesse vivere l’esperimento sulla propria pelle) considererebbe attraente il titolo ItalExit.
Del titolo ItalStay sappiamo che rende poco perché l’UE così com’è oggi comporta molti limiti e problemi su cui euroscettici, no euro ed anche europeisti convinti spesso concordano. Guardare agli Stati come a degli individui usando l’approccio dell’economia comportamentale ci aiuta a capirli da un punto di vista diverso. L’economia comportamentale insegna che la vita è fatta di dilemmi sociali (dilemma del prigioniero, giochi della fiducia, ecc.) dove esiste un risultato cooperativo che sarebbe il migliore per tutti. Ma per arrivarci bisogna passare per il rischio della fiducia. Se mancano fiducia e meritevolezza di fiducia si precipita nella paralisi delle diffidenze e nella soluzione non cooperativa (che è peggiore per tutti).
L’Eurozona si trova esattamente in questa seconda soluzione. Per semplificare grossolanamente, i tedeschi non si fidano degli italiani (ad esempio della loro disciplina nel limitare la crescita del debito pubblico) e gli italiani non sono abbastanza meritevoli di fiducia per i tedeschi. E questo impedisce di arrivare alla soluzione migliore per tutti della mutualizzazione del debito a livello europeo. Migliore per tutti perché nella soluzione non cooperativa i tedeschi si ritrovano con la patata bollente di un paese troppo grande per fallire e troppo grande per essere salvato, mentre in quella cooperativa il debito pubblico italiano nel debito pubblico UE sarebbe molto meno problematico.
In questo limite, nel nostro essere in mezzo al guado, sta anche però un importante valore di opzione. Restare nell’UE consente di poter accedere ai benefici potenziali di una crescita di fiducia, di meritevolezza di fiducia e in un eventuale passo avanti dell’integrazione europea prossimo venturo (che si gioca su molti altri fronti concreti come quello dell’assicurazione europea dei depositi bancari, dell’elezione diretta del parlamento europeo, di una misura europea di lotta alla povertà che integri le misure tradizionali e crei consenso per l’Europa proprio nelle fasce di popolazione più critiche). Al passo in avanti si potrebbe arrivare con un accordo intelligente di mutualizzazione futura del debito in cambio di un sentiero di accettazione di regole. Questo valore di opzione (un valore che oggi non c’è ma che potrebbe esserci con una discreta probabilità in futuro e a cui posso accedere se ho comprato l’azione ItalStay) aumenta in modo importante il valore di scegliere di restare nell’euro.
(*) economista, professore ordinario di Economia politica presso l’Università di Roma Tor Vergata