Ci ha fatto piacere incontrare oggi, come Libera, Beppe Grillo e la delegazione di parlamentari del M5S presso la nostra sede nazionale. Abbiamo accolto volentieri la loro richiesta d’incontro perché condividiamo la preoccupazione sulla gravità di una crisi economica e sociale che sta moltiplicando nel Paese sofferenze, povertà, disuguaglianze e che alimenta mafie e corruzione. Lo sperimentiamo ogni giorno attraverso le tante realtà sociali che aderiscono a Libera.
Non a caso abbiamo inserito al primo punto del manifesto conclusivo di Contromafie, che si è svolta a Roma nello scorso mese di ottobre, la richiesta di introdurre anche nel nostro Paese uno strumento, il reddito di cittadinanza o reddito minimo garantito, da applicare in modo sistematico, non emergenziale e non discrezionale per affrontare le difficoltà del momento che sta vivendo il Paese.
Molti esperti ritengono che si debba andare in questa direzione, come sollecitato peraltro anche dal Parlamento europeo già nel 2010. L’Italia ci arriva tra gli ultimi paesi d’Europa. Ora bisogna fare bene e in tempi certi. Ci sono in Parlamento proposte di legge già presentate da M5S e Sel e abbiamo oggi espresso l’auspicio che si possano trovare quanto prima le indispensabili convergenze perché si arrivi all’approvazione di una buona legge.
Nell’incontro abbiamo anche messo in evidenza tre questioni non marginali, da affrontare e risolvere insieme. Il primo problema è rappresentato da come, in questa fase, viene introdotto il reddito di cittadinanza, o reddito minimo garantito. Non bisogna lasciarsi trascinare dalla volontà di fare un bel programma senza pensare per tempo agli aspetti applicativi. Gli interventi di distribuzione di sussidi economici sono di norma ritenuti poco in grado di promuovere inclusione sociale e promozione dei diritti. Non basta dare soltanto i soldi, insomma, se non vengono accompagnati da un forte sistema di servizi di sostegno. La povertà ha all’origine molte cause ed eliminare solo quella relativa alla mancanza didenaro è limitativo.
Il secondo problema riguarda la difficile fase di transizione dall’attuale sistema al nuovo. Potrebbe non essere un passaggio indolore. E va gestito bene.
Il terzo interrogativo riguarda la capacità dell’amministrazione pubblica di mettere in atto un insieme di servizi per accompagnare concretamente e quotidianamente le persone nel loro percorso sociale e culturale.
Si tratta di costruire una risposta a problemi che riguardano la dignità e la libertà delle persone, di fronte alle diseguaglianze che aumentano e a una povertà fuori controllo. Non c’è bisogno di misure assistenziali, né possiamo immaginare che il reddito di cittadinanza, o reddito minimo garantito, sia la soluzione del problema. E’, però, una misura indispensabile nel breve periodo per contrastare la povertà assoluta, l’esclusione sociale e il ricatto delle mafie.
*Dichiarazione di don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, Gruppo Abele.org, 23/01/2015