I risultati del sondaggio commissionato dal Parlamento europeo da’ interessanti informazioni sul quadro politico che si sta delineando per le prossime elezioni europee.
I dati
Piu’ di 2/3 degli intervistati (67%) ritengono che il loro Paese tragga beneficio dall’appartenenza all’UE. Si tratta del migliore risultato dal 1983.
Gli europei vogliono che per la prossima campagna elettorale si parli di sicurezza nel senso piu’ ampio del termine, tra cui l’immigrazione (66%); il 60% vorrebbe fossero considerati di grande importanza il tema della disoccupazione giovanile; il 57% il tema della crescita economica e del benessere personale.
Tra il 2013 ed il 2018 si sono costituiti negli Stati membri piu’ di 70 nuovi partiti e alleanze politiche, alcuni dei quali hanno ottenuto un discreto successo manifestando contro la classe politica dirigente.
Il 56% ritiene che i nuovi partiti e movimenti possano promuovere un reale cambiamento. Il 53% dei cittadini concorda che essi potrebbero trovare soluzioni migliori rispetto alla classe politica dirigente. La maggioranza degli intervistati, il 48%, ritiene per la prima volta che la loro voce abbia un peso in Europa.
Il 47% degli italiani sostiene di essere interessato alle prossime elezioni europee.
Sull’appartenenza dell’Italia all’Unione il 39% lo considera un fatto positivo, il 17% lo giudica negativo, il 38% non lo considera ne’ positivo, ne’ negativo, il 6% non lo sa.
Che cosa possiamo dedurre dai risultati del sondaggio?
- Scorrendo le risposte, la prima considerazione e’ che la sensazione di una diminuzione dello spirito europeistico che c’e’ in Italia non corrisponde ad un uguale giudizio negli altri Paesi perche’ la maggioranza dei giudizi positivi e’ netta (67%) ed e’ il migliore da 35 anni.
- Il tema dell’immigrazione si rivela il piu’ importante di quelli di cui si attende una soluzione soddisfacente in quanto viene collegato al tema della sicurezza, da affrontare senza diplomazie. Seguono i problemi della disoccupazione giovanile che e’ evidentemente piu’ diffusa nella UE di quanto intuiamo anche in paesi che bassi livelli di disoccupazione, poiche’ vi sono squilibri nello sviluppo che fanno ritenere al 57% che il problema della crescita e del benessere debba essere tenuto ben presente.
- Le risposte successive sono squisitamente politiche e ci informano che una conseguenza della crisi che ha colpito seppure in diversa misura tutti i paesi europei, e’ la riduzione della rappresentativita’ dei partiti che hanno contribuito al consolidamento dell’UE dall’inizio degli anni Novanta. Dal 2013 sono nati 70 partiti o coalizioni inesistenti prima di questa data, fra le quali quelle antieuropeiste hanno conseguito un risultato non trascurabile.
- Quale e’ la ragione di questa proliferazione di forze politiche?
Il 56% ci dice che queste nuove forze politiche possono produrre il cambiamento atteso; il 53% che la soluzione che esse appronteranno saranno migliori di quelle dell’attuale classe politica dirigente; il 48% sente per la prima volta di avere piu’ voce in Europa.
Tutte risposte che esprimono la reazione alla mancata soddisfazione dell’aspettativa dei cittadini di essere partecipi nelle decisioni del proprio destino avendo verosimilmente vissuto direttamente o meno dei drammi sociali. Le elevate percentuali confermano che una fase nuova si e’ aperta nell’Unione e il Parlamento che rinnoveremo nel maggio 2019 potrebbe avere consistenti forze politiche parlamento nazionali avverse a come l’UE ha deciso ed operato finora.
Come e’ accaduto alla Gran Bretagna con la Brexit, approvata con un referendum dai cittadini senza che vi sia stata una strategia per realizzarla con esito positivo, il pericolo di un’inversione degli orientamenti politici degli elettori europei e’ che si verifichi un simile “salto nel buio” per l’Unione Europea. Infatti l’unico obiettivo che unisce gli anti-UE e’ l’essere… anti-UE, ma ognuno con l’idea di poter agire secondo gli interessi nazionali, ovvero inevitabilmente piu’ deboli nella competizione fra grandi sistemi economici e politici. - Il 47% degli italiani dichiara di essere interessato alle elezioni europee del prossimo anno. Una percentuale di dieci punti inferiore a quella che andò a votare nel 2014 e che sarebbe in linea con il calo dell’interesse verso i destini dell’UE per la disattenzione sull’emergenza immigrazione e l’elevata disoccupazione giovanile in intere regioni, a cui la politica della Commissione europea non ha saputo dare risposta. Malgrado cio’ il 39% considera la partecipazione all’UE un fatto positivo ed il 38%, non lo considera né positivo né negativo. Solo il 17% ne dà un giudizio negativo.
Affrontare con i nostri concittadini questi temi e’ oramai necessario per chi ritiene che lo sviluppo economico e sociale sia in una maggiore integrazione e non nel sovranismo.