In un contesto di forte e prolungata recessione economica, come quella che stiamo attraversando, la condizione giovanile ha registrato un netto deterioramento sia a causa delle maggiori difficoltà incontrate nel reperire un’opportunità di lavoro, sia per l’elevata diffusione di forme contrattuali flessibili, caratterizzate dalla temporaneità della prestazione lavorativa.
Tale circostanza ha determinato, fin dall’insorgere della crisi, un crescente ed intenso processo di espulsione dei giovani dall’occupazione, con il mancato rinnovo dei contratti in scadenza a cui spesso si accompagnava una totale mancanza di forme di sostegno economico e professionale.
Il prolungarsi della fase recessiva e la concomitante riforma delle pensioni rischiano di posticipare ulteriormente la ripresa dell’occupazione penalizzando, in particolare, le fasce più giovani della popolazione che potrebbero vedere significativamente modificate le proprie aspettative e le future opportunità di mercato.
Il progressivo venir meno del sostegno familiare, unico ammortizzatore sociale a loro disposizione, ha reso poi i giovani sempre più adattabili alle esigenze della domanda di lavoro caratterizzata da una forte e crescente flessibilità della prestazione lavorativa.
In questo panorama assume grande importanza (e grandi aspettative) il programma “Youth Guarantee”, volto a favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Le azioni previste dal Piano verranno realizzate a partire dal 2014, a valere sulle risorse (circa 1,5 miliardi di euro da concentrare nel biennio 2014-2015) derivanti dai fondi europei e dal cofinanziamento nazionale.
Si pone innanzitutto la necessità di individuare il target dei destinatari del Programma: in linea con le indicazioni della Raccomandazione del Consiglio 22 aprile 2013, si ritiene che l’intervento vada concentrato sui flussi di giovani nella fascia di età 15-24, da intercettare entro quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema di istruzione formale.
Lo stock di giovani tra i 15-24 anni ammonta a 6.041.000 unità. Di questi, 1.274.000 non lavorano e non frequentano corsi di istruzione o formazione, quindi sono inoccupati/disoccupati e inattivi. Ampliando la popolazione di riferimento fino a 29 anni, il numero di coloro i quali non lavorano (inoccupati/disoccupati e inattivi) e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione (i cosiddetti NEET) è pari a 2.254.000 unità, su un totale di 9.439.200 giovani.
Figura 1: Popolazione interessata (dati in migliaia di unità)
All’interno della platea dei giovani NEET è poi possibile individuare alcuni target prioritari sulla base della ricerca attiva dell’occupazione, a loro volta ulteriormente suddivisi in funzione del livello di qualificazione.
In ogni caso, seguendo le indicazioni dell’Unione Europea, per poter usufruire degli strumenti messi a disposizione dal Programma sarà obbligatorio iscriversi ad esso attraverso la registrazione presso un servizio competente (ai sensi D.Lgs. 181/2000) o presso il portale “cliclavoro”, ovvero presso i portali regionali che dialogano con cliclavoro attraverso il canale della cooperazione applicativa.
I servizi di orientamento e consulenza (pubblici e privati) dovranno pertanto offrire ai giovani, entro quattro mesi, l’inserimento o reinserimento in un percorso di istruzione e formazione o in una esperienza di lavoro. In tale ultimo caso, nell’ambito della Youth Employment Initiative, potranno essere finanziati ed incentivati l’inserimento diretto in un contratto di lavoro dipendente, l’avvio di un contratto di apprendistato o di un’esperienza di tirocinio, l’impegno nel servizio civile, la formazione specifica e l’accompagnamento nell’avvio di una iniziativa imprenditoriale o di lavoro autonomo, percorsi di mobilità transnazionale e territoriale.
In funzione preventiva e complementare rivestono poi una notevole importanza le riforme attuate con il DL. 104/2013, in ordine all’attivazione di percorsi di alternanza scuola-lavoro, nonché i servizi di orientamento, counseling e accompagnamento alle scelte, effettuati nell’ambito del sistema di istruzione e rivolti ai giovani nella fascia di età 16-20 che mostrino una particolare difficoltà a permanere nel percorso dell’Istruzione formale.
In sintesi, le possibili azioni finanziabili dal Piano sono le seguenti:
- •offerte di lavoro eventualmente accompagnate da bonus occupazionali;
- •offerte di contratto di apprendistato, anche da svolgersi all’estero con il supporto della rete Eures;
- •offerte di tirocinio accompagnate da borse;
- •esperienze con il servizio civile;
- •inserimento o reinserimento in percorsi di formazione o istruzione per completare gli studi o specializzarsi professionalmente;
- •Interventi finalizzati ad incentivare la mobilità transnazionale;
- •accompagnamento a percorsi di avvio d’impresa.
Sul piano pratico, dopo la fase di accoglienza e di analisi della domanda si procederà, in seguito alla stipula di un Patto di servizio, alla definizione di un percorso personalizzato finalizzato all’inserimento lavorativo e/o al rientro nel circuito formativo/scolastico.
In realtà la “Garanzia per i giovani”, quanto meno con riferimento a coloro che sono registrati presso i Servizi competenti (ai sensi del Dlgs 181/2000), è già parte della legislazione nazionale sin dal 2002, mentre risulta totalmente nuova per la componente destinata ai giovani in uscita dal sistema d’istruzione formale non iscritti presso i servizi per l’impiego.
L’introduzione della “Garanzia per i Giovani” nel nostro Paese è una sfida che necessita di una strategia unitaria, fortemente condivisa tra Stato, Regioni ed altri soggetti pubblici e privati. Di conseguenza, accanto ad un Piano che individui le azioni comuni su tutto il territorio nazionale (Programma Operativo Nazionale), ciascuna Regione, in quanto organismo intermedio (ossia gestore “delegato”), deve definire un proprio piano attuativo, in linea con le disposizioni centrali.
Figura 2: Modello di governance
Le convenzioni con le Regioni, i Piani attuativi regionali e il PON sono in via di definizione. In base alle stime del Ministero, la Garanzia Giovani potrebbe partire entro il mese di maggio.
Figura 3: Ripartizione misure Centro – Regioni
La rendicontazione a costi standard permetterà la creazione di una base dati contenenti la totalità dei servizi resi ai singoli individui. La medesima base dati sarà pertanto utilizzata sia per il monitoraggio finanziario sia per quello fisico e costituirà, insieme con le comunicazioni obbligatorie, con i dati Inps relativi alle storie lavorative degli individui, nonché con appositi sondaggi, la base per studiare azioni di valutazione dell’efficienza e della qualità dei servizi resi e delle misure attuate.
Saranno quindi definiti una serie di indicatori, in termini di target di spesa e di risultato, che serviranno come elemento per decidere congiuntamente l’eventuale necessità, per le regioni con maggiori difficoltà di raggiungimento dei risultati, di interventi mirati di rafforzamento.
Per realizzare servizi di informazione, orientamento e supporto a carattere universale, il primo passo è costituito dalla diffusione dell’informazione in merito alla esistenza ed al contenuto della Garanzia: per raggiungere tale obiettivo saranno predisposte, a valere sulle risorse destinate all’Assistenza tecnica del programma, delle apposite azioni di comunicazione.
Attualmente Ministero e Regioni sono molto impegnati nel definire procedure, accordi e linee comuni di azione, ma l’impressione è che siano ben poche le amministrazioni regionali pronte a sostenere questo enorme carico di lavoro dal punto di vista operativo. Il principale ostacolo appare ancora una volta la carenza di personale, sia a livello centrale (uffici del lavoro regionali) che presso i Centri per l’Impiego, conseguenza di una stagnazione delle assunzioni pubbliche che ormai dura da fin troppo tempo.
Il nostro Paese, al contrario di molti partner europei, ha infatti dato storicamente sempre più importanza alle politiche passive piuttosto che a quelle attive, per le quali le risorse risultano molto al di sotto della media europea: i dati del Ministero del Lavoro riferiti al 2011, infatti, mostrano che la spesa per i servizi al lavoro in Italia è pari allo 0,03% del PIL (che corrisponde a circa €80 per persona in cerca di lavoro), mentre in Germania, ad esempio, la stessa spesa corrisponde allo 0,35% del PIL (quasi € 1.800 a lavoratore). Questo comporta nel nostro Paese un’eccessiva pressione degli utenti sui servizi per l’impiego, con risultati tutt’altro che soddisfacenti.
Il miglioramento dei servizi per il lavoro deve quindi passare attraverso modelli di cooperazione inter istituzionali tra pubblico e privato: è necessario stipulare accordi e convenzioni con agenzie private (accreditate) che si occupano di intermediazione e ricerca del lavoro, ma anche in questo caso l’impressione è che la macchina burocratica si riveli troppo lenta e poco adatta allo scopo.
In definitiva, i tempi si sono dilatati rispetto all’idea iniziale di partire da marzo con l’attuazione degli interventi sul campo. La nuova data di avvio è attualmente fissata per inizio maggio (dopo la firma delle convenzioni con ciascuna regione), data in cui il portale nazionale sarà aperto per la registrazione telematica dei giovani, anche se non si escludono ulteriori rinvii.