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Ritorni di un bionico inconsapevole

Chi lo avrebbe immaginato? Chi poteva immaginarlo?! Io, come avrei potuto, solo novant’anni fa?! Che cosa? Ma che sarei diventato vecchio, cos’altro? Ah! Non pensavi di arrivarci… Macché! Pensavo, ero sicuro, che sarei rimasto giovane per sempre. Ero convinto della mia immortalità. E invece, eccomi qui, con questo corpo logorato, che non risponde più, come una vecchia auto a cui vanno via le funzioni, giorno dopo giorno. Ma va’… Perché ti lamenti? Per la tua età, sei vitale. Ti ricordi quanti amici se ne sono già andati, quanti sono imprigionati in un corpo immobilizzato irrimediabilmente?

Devo convivere con questo mio Alterego. Mi indispettisce il suo atteggiamento moralista, da Grillo Parlante. Non ricordo quando sia sbucato, ma ho il sospetto che ci sia lo zampino del neuroscienziato a cui mi affidai anni orsono. Ha qualcosa di troppo razionale, snocciola dati senza difficoltà, mi sembra a volte di inabissarmi in un mare di microchip o di percorrere mappe neuronali…

Beh… sì, certo, non potrei lamentarmi… Ma negli ultimi tempi ho delle lacune insistenti. Mi sveglio la notte e, come Jack Nicholson, mi domando allarmato chi sia quella vecchietta che dorme nel mio letto. Poi, piano piano, mi tranquillizzo, ricordando di averla vista nei giorni precedenti transitare per casa. A un certo punto, come in un corto circuito, vedo nero, pochi secondi di buio sono il preludio della luce che mi restituisce le funzioni e la consapevolezza. Non sempre mi piace ‘ritornare’. È come spegnimento e accensione di un computer per “risolvere” l’errore. Mi sa che c’è lo zampino del neuroscienziato. 

Perché non dovrei lamentarmi? Sto rallentando visibilmente, sempre più spesso mi ‘assento’, faccio fatica a reggere un dialogo, non sento gli odori, le rughe scorrazzano senza tregua dalle mani verso il resto. Ma quel che mi preoccupa sono i bisbigli dei figlioli, che svaniscono appena si accorgono che io sono nei paraggi. La più grande, esperta in materia, ha preso le redini della situazione e questo orienta decisamente. Staranno pensando a un pensionato? O forse a un badante? Tutto sommato opterei per il meno peggio, una giovane badante. Ma che dici? Non ti rendi conto dei tuoi limiti! Sei proprio insopportabile, Grillo! Sei solo una macchina artificiale che si atteggia a naturale. Non arrivi a comprendere le altre facce della medaglia. Disconosci il gusto dell’estetica. E il piacere del bello. 

Avevo scoperto che bastava inserire nel discorso qualcosa di illogico per mandarlo in tilt. Il suo orizzonte era fisso. A volte servivano più accensioni perché potesse tornare in campo. E io guadagnavo tempo tutto per me. 

I bisbigli proseguivano. Poi sentii le componenti femminili invitare quella maschile: tocca a te; devi parlargli tu. Diglielo con tatto, ma sii deciso. Non ti fare confondere; nonostante l’età, ancora mantiene una certa abilità.Mi hanno intercettato le ragazze mentre fuggivo dal retro, in un illogico tentativo di ritardare l’esecuzione. “Ciao papà, non stai uscendo, vero? Umberto deve parlarti”. Vado solo a prendere le sigarette e torno subito. Sguardi espliciti: “Ve lo avevo detto! È peggio di quello che voi immaginate”. “Papà, tu non fumi”. Volevo superare questa inesperienza finché c’è tempo… 

Dove diamine è finito il mio Alterego con la sua banca dati? Sarà alle prese con il cortocircuito che gli ho causato o soltanto si sarà offeso? Queste intelligenze artificiali si umanizzano prendendo il peggio. Ora che avrei bisogno di lui per colmare le lacune del mio pensiero. Devo rintracciare il neuroscienziato. 

“Senti babbo…”. Tono troppo dolce e pure preoccupato e imbarazzato. Promette nulla di buono. “Tu sei ancora in forma…”. Ahi… “Ma è giusto che sia sgravato delle incombenze della vita quotidiana…”. Casa di riposo, lo sento… Mi gira la testa, le lacune si muovono vorticosamente. Sullo sfondo vedo la vecchietta aggirarsi per la casa, indaffarata, come a reggere il peso del mondo, ma incurante della tragedia in atto. Chissà se pure stanotte ha dormito nel mio letto… “Pensavamo a un aiuto in casa”. Sollievo, un badante, speriamo giovane e bella. “Babbo, hai sentito parlare di intelligenza artificiale?”. Hanno scoperto il mio Alterego neuro-tecnologico e lo hanno soppresso! 

Ne so un po’, ma non mi sono mai dedicato. “È una cosa utilissima, il futuro che è arrivato. Pure divertente. Ti ricordi ‘Guerre stellari’? I droidi che fanno ogni cosa… A quel tempo sembravano espressione di fantascienza pura. Hanno guidato l’innovazione e oggi le capacità dei robot sono non lontane da quelle immaginate”. Dove vuoi arrivare, figliolo?

“Ti affidiamo a un droide… Sarai assistito mirabilmente. Pensa che noi potremo governarlo anche a distanza, grazie alla piattaforma di interconnessione e sapere quello che fai e di cosa hai bisogno”. 

Già mi immaginavo questo essere metallico, dalle forme umane, aggirarsi per casa, con gli ordini superiori da far rispettare e nessuna possibilità di contrattazione. Terribile! Come faccio a uscire da questo tunnel? 

E se si rompe? “Macché! Ha la funzione di autoriparazione. È praticamente immortale”. Mentre studiavo mentalmente i modi per sopprimerlo, senza osare chiedere sulla capacità di resistenza alla caduta dall’alto, il maschio – incitato ad arte dalle femmine – continuò a snocciolare i vantaggi del droide. “Ti può leggere un libro o proiettarti un film o… È anche una piacevole dama di compagnia”. Ah… Quindi è donna? Ma che sto dicendo? “Sai, babbo, è bisessuale. Sarà un’esperienza unica!”. Rabbrividisco al pensiero. “Però, devo dirti una cosa… La perfezione è raggiungibile. Impiantando un microchip, potresti essere in diretto contatto con il droide e praticamente una cosa sola”. Impiantare?! Dove? “Niente… Un buchino trascurabile alla calotta cranica. Con un tappo per facilitare ispezioni e manutenzioni. Ci pensi? Il vero connubio uomo-macchina e una potenza di intelligenza”.

Le cose strane dell’intelligenza naturale: mi domandavo se il tappo fosse di sughero. Sarebbe conveniente. Finalmente potrei restituire il senso produttivo al sughereto della nonna. E ora, che si fa? Ci fosse almeno Alterego per aiutarmi con la vastità delle sue conoscenze… Devo essere forte. Potrei fuggire nottetempo e vivere alla macchia. Ma se non hai fatto mai neppure il boyscout! Finalmente, Grillo. Sei tornato! Ero in pena. C’è bisogno di te! Va bene, ma non farmi più quegli scherzetti. Ho vagato senza meta nel labirinto di neuroni, i quali dall’alto della loro natura mi respingevano come un essere abietto e inferiore. Se lo rifai, ti abbandono al tuo destino. 

Ragazzi, è veramente troppo. Non posso accettare. Chissà quanto costa? A me basta una semplice badante giovane, interamente femminile. Va bene pure senza microchip. E magari, se poteste rimuovere quella vecchietta che gironzola per casa; ogni tanto la trovo pure nel mio letto. “Ma no, non devi preoccuparti. Il droide è in offerta, comprando una lavatrice e un frigorifero. L’intervento, poi, è mutuabile. Ti abbiamo prenotato per il mese prossimo…”.

E ora? Che fare? Grillo, che faccio? Nulla. Incassa. Ce la giochiamo al ritorno. Non prima di aver fatto una bella indagine conoscitiva.

Il primo da sentire è il neuroscienziato.

Dottore, scusami, ho un Grillo in testa, da quando sono venuto da te per i noti problemi. Lo sento presente e sicuro, sempre documentato. Sembra una banca dati informatizzata. Avrà a che fare con i nuovi strumenti di intelligenza artificiale?

Sembrava eccitato, ascoltando le mie parole. “Meraviglioso! Considerata la tua patologia, ho tentato un esperimento. Creare una ripartizione nel tuo cervello, o se preferisci una duplicazione, per poter conservare intatti meccanismi, pensieri, ragionamenti e ricordi in una parte protetta, inattaccabile dal male. Con la possibilità e speranza di influenzare positivamente anche l’altra parte. Una sorta di copia di backup, in cui trovare tutti i dati e la mappa neuronale intatta com’era”. 

Insomma, cade la mia convinzione di rappresentare contenitore originale, capace di accogliere e integrare l’ospite artificiale. Un vero e proprio uomo bionico. 

“Be’, pensandoci bene, forse lo sei. In fondo, i tuoi neurotrasmettitori riacquistano funzionalità grazie ai farmaci, ravvivando la mappa delle connessioni neurali del cervello. Ricostituendo, nella Sostanza Nera, proprio un sistema di intelligenza artificiale… Mentre, mi sa che il backup sia la tua componente più naturale…”. 

Che colpo! In pratica sono un uomo che non sa di essere un droide!

Grillo… Sono io l’elemento aggiunto. Prendi pure il controllo. Ti spetta. Ma che cosa dici? Ritorna in te e affronta la tua realtà artificiale! Si è galvanizzato. Si permette anche l’ironia. 

A parte gli scherzi, non avevi tanti amici tecnologi, a cui chiedere come comportarci e contrastare il droide? Hai ragione. Provo a chiamare Andreolo. È il più geniale. Potrebbe insegnarmi anche a smontare l’individuo metallico.

E invece non potrà. Se n’è andato qualche anno fa. Nel migliore dei modi. La ventola del pc che stava disassemblando è volata via conficcandosi nella sua fronte. E poi anche Pierignolo, Turi, Pachi… una strage. Giovani ultraottantenni schiantati dalla sorte avversa. Finalmente un telefono che dà segni di vita, mi sembrava un sogno. La voce che risponde non è la sua. Vorrei parlare con Zeno. “Sono la figlia”. Ora mi racconterà la fine del padre. “Glielo passo”. Per un attimo rabbrividii al pensiero di parlare con un defunto. Poi, suppongo che il mio Alterego abbia ripristinato i meccanismi cerebrali. Ciao Zeno, come stai? “Bene… Satanasso, sei tu John!” Veramente no, sono… “Perbacco, vecchio filibustiere. Ti riconoscerei tra mille!”. Ma no, caro Zeno, io sono… “Non sai che felicità nel sentirti. Hai ancora il calesse alato?” Inutile insistere. Già che ci siamo, proviamo l’approccio tecnico. Senti, i miei figli vogliono regalarmi un droide… “Un droide! Che meraviglia, cavaliere senza macchia e senza paura, puro di cuore, paragonabile solo a un angelo del cielo. Ne avevo uno che qualche giorno fa è caduto dal balcone, sfracellandosi il cranio. Da allora non riesco più a leggere. Mi aiutava nella ricerca dei personaggi incontrati nelle pagine precedenti e puntualmente dimenticati. Un grande dolore…”. Ok, ma io volevo chiederti come posso neutralizzare il mio, rimuovendo qualche chip o anche prendendolo a martellate nei punti giusti. Tu-tu-tu… Ha staccato…

“Ciao babbo, il droide sta arrivando. Intanto eccoti una bella foto”. Non credo potesse essere più brutto e grigio. “Lo so che sei impaziente, ma è questione di pochi giorni”

E ora che farai? Non lo so, Grillo. Mi viene soltanto da dire che “quando il gioco si fa duro” … Se ti riesce, puoi spegnere e riaccendere, per favore?

Poi, casualmente, ho visto l’invito di un vecchio Bruce Springsteen, sul palco, a un’anziana signora, per ballare al ritmo di Dancing in the Dark. Mi sono ricordato della stessa scena, decenni orsono, in cui l’invito era per una giovane fanciulla. E i miei neuroni acciaccati si sono emozionati e hanno deciso di sforzarsi un po’. 

 

Nel cuore della notte. Cara, svegliati. Dobbiamo andare. “Sei tornato! Ora mi riconosci?” Lascia stare. Preparati. Abbiamo poco tempo. Fai le valigie, ma prendi solo l’essenziale. Ho fatto il pieno. “Ti ricordo che il droide è capace di rintracciare queste auto moderne, super tecnologiche”. Super tecnologiche, ma dipendenti! Non ti preoccupare. Ho pensato a tutto. Sbrigati.

Avevo cancellato i ricordi tragici dei viaggi in auto, sommersi dai bagagli… Ecco l’essenziale per lei: 10 valigioni straripanti, preparati a tempo di record. O forse, erano già pronti?! Carico io, cara, tranquilla.

“La bianchina! Tu sei pazzo! Al massimo riusciremo a fare il giro del quartiere”. Credo che andremo oltre. Niente intelligenza artificiale, ma vero spirito degli uomini che l’hanno costruita nel ’68. 

Dopo cinquanta chilometri rinvenne: “Dove hai messo le valigie?”. Nel bagagliaio. “Tutte?”. Certo, cara. Un sorriso, prima di riprendere il sonno. Al suono del rombo del motore, che riempiva la notte.

 

*Architetto, direttore GAL Terre Locridee

 

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