I Fondi Paritetici Interprofessionali sono parte integrate del più ampio sistema per la formazione continua. In qualità di organismi di natura associativa, promossi dalle organizzazioni di rappresentanza delle Parti Sociali attraverso la stipula di specifici accordi interconfederali, i Fondi Interprofessionali dotano la realtà aziendale di un importante strumento attraverso cui le imprese, in forma singola o associata, possono accedere a risorse per finanziare piani formativi aziendali (e anche individuali) per i propri dipendenti, su base settoriale e territoriale. Secondo quanto previsto dalla legge n. 388 del 2000, le imprese possono infatti destinare la quota dello 0,30% dei contributi versati all’INPS (il cosiddetto “contributo obbligatorio per la disoccupazione involontaria”) ad uno dei Fondi Paritetici Interprofessionali per finanziare piani formativi – che dal 2011 (l. n.148/2011) possono riguardare anche a lavoratori con contratti di apprendistato e a progetto – nonché ulteriori attività ad ogni modo ad iniziative formative.
Nel quadro di una valutazione complessiva rispetto al peso specifico che i Fondi Interprofessionali assumono nel percorso di attuazione di interveti complessivi destinati alla formazione continua, appare interessante passare brevemente in rassegna l’esperienza diretta di Fondimpresa (uno dei 18 Fondi Interprofessionali attualmente operativi), analizzando nello specifico il “volume” e la “portata” delle azioni formative realizzate dalle imprese aderenti al Fondo.
Stando ai dati presentati nel rapporto “Le attività di Fondimpresa” (2013), in linea generale il numero di piani formativi autorizzati con le risorse del Conto Formazione (e la rispettiva quota di finanziamenti erogati) è cresciuta notevolmente a partire dal 2010. Come si legge nel documento, il trend di crescita dei piani autorizzati nel 2011 è quasi raddoppiati rispetto al 2010, continuando a crescere nel 2012 (+22% rispetto al 2011) e consolidandosi ulteriormente nei primi nove mesi del 2013.
Anche la dinamica relativa ai finanziamenti ha mostrato significativi segnali di ripresa, ritornando a crescere dopo che nel 2012 aveva mostrato una leggera flessione rispetto all’anno precedente, per effetto soprattutto dell’annullamento dei piani autorizzati in anni precedenti.
Tabella 1 – Piani e finanziamenti del Conto Formazione
Fonte: “Le attività di Fondimpresa”, novembre 2013.
Dal 2007 a settembre 2013 sono state coinvolte oltre 31 mila aziende, di cui il 92% (circa) rappresentato da PMI, con oltre 2 milioni di lavoratori che hanno preso parte ai piani formativi aziendali. Considerando il peso delle adesioni al Fondo riscontrabili nelle diverse aree del Paese, la distribuzione territoriale dei piani continua si concentra prevalentemente al Nord, soprattutto nelle regioni Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte, su cui pesa, tuttavia, la forte incidenza dei piani di carattere “multi-regionale”, collocati prevalentemente in queste regioni, ma le cui attività hanno un raggio d’azione più ampio.
Tabella 2 – Attività del Conto Formazione nelle Articolazioni Territoriali
Fonte: “Le attività di Fondimpresa”, novembre 2013.
Osservando in dettaglio i dati relativi al 2013 (settembre), il Fondo ha finanziato piani aziendali per circa 174 milioni di euro, distribuiti tra “piani ordinari”, che rappresentano il 54% dei piani autorizzati, di cui l’1% è stato indirizzato alla formazione di lavoratori sospesi (con ammortizzatori).
I piani aziendali che hanno ricevuto un contributo aggiuntivo previsto per la formazione prevalente dei lavoratori in cassa integrazione o con contratti di solidarietà rappresentano l’1% del totale, mentre i piani che hanno ottenuto il contributo aggiuntivo previsto per la formazione prevalente dei lavoratori delle PMI rappresentano il 44% del totale.
Oltre 6 mila imprese hanno presentato per la prima volta piani finanziabili attraverso il Conto Formazione e stando ai dati riferiti al 30 settembre 2013, il rapporto da nota di 35 mila piani aziendali conclusi e rendicontati, che hanno coinvolto complessivamente 25.200 aziende (67% rappresentato da piccole imprese) oltre un milione di lavoratori, la cui partecipazione è cresciuta del 15% rispetto al 2012, così come è cresciuta la percentuale di imprese beneficiarie (+39%).
Nella fascia di età 30-44 anni si concentra il 47% dei lavoratori, mentre copre il 6% del totale la quota di lavoratori con età inferiore ai 29 anni. La categoria professionale degli “impiegati” comprende ancora la maggioranza dei lavoratori, rappresentati soprattutto da “amministrativi” e “tecnici”, ma aumenta lievemente il coinvolgimento degli operai (42% dei partecipanti), così come cresce la partecipazione delle donne (28% dei lavoratori complessivamente coinvolti), nonostante i settori delle aziende aderenti siano caratterizzati da una bassa presenza femminile.
Si tratta prevalentemente di imprese manifatturiere in cui si concentra il 54% dei azioni formative avviate (64% dei lavoratori in formazione), ma è altrettanto significativa la presenza di lavoratori occupati presso imprese attive nel settore “informatico e servizi” (10,7%), del “commercio e riparazioni” (9%) e delle “costruzioni” (8,2%).
Nel complesso, considerando tutti i settori coinvolti, sono state avviate azioni formative erogate quasi esclusivamente in modalità d’aula; solo l’8% (circa) dei piani formativi è stato realizzato ricorrendo a modalità formative differenti (ad esempio, action learning, training on the job e affiancamento, formazione a distanza…).
Infine gli argomenti trattati: le tematiche cui è stato dedicato il maggior numero di ore di lezione hanno riguardato le “lingue” (20% delle ore), la “sicurezza sul lavoro” (17%) e le “tecniche di produzione” (14%). Quest’ultimo argomento ha visto coinvolti soprattutto dipendenti in cassa integrazione (tab. 3).
Tabella 3 – Le tematiche dei Piani del Conto Formazione
Fonte: “Le attività di Fondimpresa”, novembre 2013.
Il quadro complessivo che emerge dall’analisi delle attività realizzate da Fondimpresa, con specifico riferimento alle azioni formative finanziate dal Fondo attraverso il Conto Formazione, mette in luce la necessità di fornire risposte sempre più incisive alla domanda di formazione delle imprese, seguendo traiettorie di intervento che accelerino i processi di empowerment dei lavoratori, la cui ricaduta può sortire effetti positivi sia sul piano individuale che aziendale, traducendosi in termini di maggiore occupabilità per il lavoratore e competitività per l’impresa.