Newsletter

Bonomi (Assolombarda). Un patto per gli stipendi dei giovani

“Voglio fare una proposta per un’agenda che chiami in causa un governo di statisti, più che di politici. Facciamo un grande patto tra imprese, sindacati e governo in cui, oltre a difendere il salario contrattuale, introduciamo una finestra aggiuntiva sull’assunzione dei giovani. Non possiamo continuare a farli entrare in azienda con il minimo contrattuale, dobbiamo pagarli di più, valorizzando le loro competenze. Altrimenti, le eccellenze continueranno ad andare all’estero”. Carlo Bonomi, il nome più speso nel totonomine per la futura presidenza di Confindustria – anche se lui giura che dedica ogni minuto del suo tempo al suo mandato di presidente di Assolombarda – parla per la prima volta, dopo la folle estate della politica italiana, e subito spiazza tutti con un’idea che apre una strada fin qui inesplorata: per la prima volta è un rappresentante del mondo delle imprese che mette al primo punto dell’agenda il futuro dei giovani.

 

Pagare i giovani più del classico salario d’entrata, presidente, è certamente una buona intenzione. Ma è sicuro che i suoi colleghi imprenditori la condivideranno?

“So che è un’idea che farà discutere, ma io credo che si debba rompere la consuetudine di incentrare il dibattito solo sulle convenienze elettorali, sull’alternativa voto o non voto, sui colori delle maggioranze di governo. La nostra è una generazione che ha ereditato un Paese con grandi problemi, ma far parte di un ceto dirigente responsabile significa provare a spegnere il cerino, invece che passarlo alla generazione che verrà. E allora io voglio aggiungere all’agenda pubblica questo stimolo per investire sul futuro del Paese”.

 

Ma come si può fare, tecnicamente, per introdurre questa novità?

“Naturalmente ne dobbiamo parlare per trovare le giuste applicazioni, per questo propongo un patto che coinvolga tutti i soggetti interessati. Noi imprenditori, per primi, siamo pronti a fare delle rinunce e se lo Stato, che utilizza ogni anno miliardi in azioni improduttive, ne destinasse una parte alla costruzione di un futuro migliore per i nostri giovani il Paese intero ne avrebbe un gran beneficio. Ma in questa operazione che battezzerei “Detassiamo il nostro futuro” ci sono anche altre cose che si possono fare subito”.

 

Per esempio?

“Per esempio una grande operazione di sostenibilità sociale e di giustizia tra generazioni. Piuttosto che quota 100, che non è la strada giusta, io proporrei di detassare il “tutoring”, cioè il trasferimento di competenze, in azienda, tra i lavoratori più esperti e i neoassunti. O ancora, la sostenibilità ambientale, che anche è un grande tema economico: basta pensare che l’Ecobonus e il Sisma-bonus, in due anni, hanno mosso investimenti per 28 miliardi di euro. Anche qui, un grande piano di detassazione degli impianti a tecnologia avanzata, da finanziare con i soldi che ogni anno spendiamo per portare i rifiuti all’estero, metterebbe in moto miliardi di investimenti”.

 

Lei chiede stimoli e detassazioni, e dove esiste una politica industriale efficace sono strumenti importanti. Ma i motori degli investimenti, oltre allo Stato, sono gli imprenditori. E dalle vostre parti non tira un’aria effervescente.

“Guardiamo il quadro dell’economia: la fiducia di imprese e consumatori è in flessione evidente, gli ordinativi crollano, ormai veniamo da un anno e mezzo di sostanziale stagnazione. Ecco, questa evoluzione noi l’avevamo avvistata per tempo, e lo avevamo detto in tutti i modi”.

 

Ma?

“Ma il governo non ha ascoltato i nostri suggerimenti, anzi alcuni suoi rappresentanti si sono illusi che ci potesse essere un aumento dell’occupazione anche senza crescita economica. E invece abbiamo visto che a fronte di un aumento degli occupati, tutto da interpretare, c’è stato un netto calo delle ore effettuate per lavoratore. E il Paese oggi soffre di una ulteriore perdita di produttività”.

 

Se esistesse ancora il governo Conte 1, le risponderebbe che reddito di cittadinanza e quota 100 non hanno avuto il tempo di dispiegare i loro effetti.

“I numeri sono numeri, e ci sono anche analisi terze che escludono, per quota 100, un meccanismo di sostituzione dei pensionati con un numero analogo di neoassunti. Ma mi limito a dire che, per l’anno in corso e per il prossimo sono stati stanziati 25 miliardi per reddito di cittadinanza e quota 100. Noi avevamo suggerito di spendere diversamente quei soldi”.

 

In una intervista a ” Repubblica” di qualche mese fa lei fu il primo a proporre esplicitamente un taglio massiccio del cuneo fiscale tutto a vantaggio dei lavoratori.

“Sì, e mi par di capire che finalmente l’idea abbia una buona probabilità di entrare nell’agenda di governo. Mi fa piacere, anche perché almeno su questo saremo d’accordo che gli imprenditori non chiedono niente per sé. Ma vorrei aggiungere altre tre cose che chiunque governerà farà bene a tener presente”.

 

Qualche ora per ritoccare il programma giallorosso forse resta ancora, prego.

“Primo, dare messaggi inequivocabili sulla finanza pubblica: abbiamo visto come le parole dette e anche quelle non dette dalle forze di governo producano scostamenti significativi dei tassi di interesse, e quindi sovraccosti o risparmi ingenti per il bilancio dello Stato. L’Europa non ha fatto tutto bene, quindi va benissimo partecipare alla revisione delle regole, ma restando convintamente dentro il perimetro dell’Unione”.

 

Poi?

“La centralità delle imprese, se crescono cresce anche il Pil italiano. Bisogna ricostruire una cornice che restituisca loro la fiducia necessaria per fare progetti e investire denaro. E, possibilmente, favorire gli investimenti con azioni di politica industriale di medio-lungo periodo. Infine, sbloccare le opere pubbliche: non basta un decreto con una etichetta sopra, qui è tutto fermo”.

 

Per fare tutte queste cose, lei dice, serve un governo di statisti e non di politici. Vista la storia recente del nostro Paese, non le sembra un’ambizione eccessiva?

“No, siamo responsabili del nostro futuro e l’Italia del domani dipende dalle decisioni che prendiamo oggi”.

 

*03/09/2019

Condividi su:

Scarica PDF:

image_pdf
Cerca

Altri post

Da che parte stai?

A quanti mi hanno chiesto in questi giorni di unirmi a chi vuole fare la predica

Iscriviti alla newsletter

E ricevi gli aggiornamenti periodici

NEWSLETTER NUOVI LAVORI – DIRETTORE RESPONSABILE: PierLuigi Mele – COMITATO DI REDAZIONE: Maurizio BENETTI, Cecilia BRIGHI, Giuseppantonio CELA, Mario CONCLAVE, Luigi DELLE CAVE, Andrea GANDINI, Erika HANKO, Marino LIZZA, Vittorio MARTONE, Pier Luigi MELE, Raffaele MORESE, Gabriele OLINI, Antonio TURSILLI – Lucia VALENTE – Manlio VENDITTELLI – EDITORE: Associazione Nuovi Lavori – PERIODICO QUINDICINALE, registrazione del Tribunale di Roma n.228 del 16.06.2008

Iscriviti alla newsletter di nuovi lavori

E ricevi gli aggiornamenti periodici