Come la Regione Piemonte ha risposto per l’attuazione del proprio Programma Garanzia Giovani?
La Regione Piemonte ha avviato con risorse proprie il programma già lo scorso aprile, finanziando interventi coerenti con il programma nazionale ma ampliati, rispondendo così in modo più completo all’obiettivo di aumentare le opportunità occupazionali per i giovani. Ad aprile, è stato aperto anche il portale regionale Garanzia Giovani, mettendo a disposizione uno strumento di orientamento on-line alla domanda del mercato del lavoro di cui hanno già usufruito oltre 2.000 ragazzi. Inoltre, sono stati realizzati numerosi eventi e incontri di “orientamento”, con la partecipazione dei centri per l’impiego pubblici, e sono state promosse campagne verso le imprese.
Da maggio sono attivi in Piemonte oltre 60 “corner” Garanzia Giovani (pubblici e privati) che espongono lo stesso logo, aderendo a una carta dei servizi Garanzia Giovani.
A giugno, infine, sono partite le offerte di tirocinio, lavoro e formazione (secondo la raccomandazione europea): questo perché in Piemonte si è scelto di convocare i giovani a partire dalla concrete opportunità. Insomma, direi che ad oggi siamo in grado di mostrare risultati importanti.
I giovani coinvolti hanno reagito positivamente all’insieme di misure per l’orientamento e l’inserimento lavorativo?
Inizialmente con distacco: si iscrivevano al portale (ovviamente integrato con quello nazionale, rendendo indifferente dove ci si iscrive), ma rispondevano poco e in ritardo alle proposte di colloquio con un tirocinio o un lavoro. Ci siamo progressivamente conquistati la loro fiducia. Oggi la risposta è molto migliorata: raggiungiamo i giovani con molti mezzi (posta, sms ecc.), ma soprattutto siamo molto attivi sui social network.
Credo che questo risultato dipenda dal fatto che i ragazzi sanno che quando vengono contattati è perché possono avere un colloquio di orientamento legato a una reale opportunità.
Come è stata pensata la collaborazione tra i soggetti pubblici, in particolare i Centri per l’Impiego, e i soggetti privati e pubblici coinvolti?
Pubblici e privati hanno sottoscritto la carta dei servizi. Possono selezionare sul portale i giovani offrendo loro opportunità di lavoro e di tirocinio. La selezione è anche un’ occasione per garantire per ogni posizione aperta un colloquio di orientamento del quale abbiamo cercato di qualificare i risultati. Credo che i giovani abbiano bisogno innanzitutto di essere aiutati nella ricerca attiva di lavoro. Il servizio pubblico ha poi anche un importante ruolo di iniziativa per evitare che dei giovani si iscrivano e non ricevano offerte: qui il servizio pubblico interviene con diversi strumenti a partire da un momento di colloquio per migliorare il proprio curriculum vitae e aumentare le opportunità di ricerca attiva. Stiamo poi lavorando per il coinvolgimento del mondo delle associazioni e delle istituzioni sul territorio per raggiungere quei giovani che sono maggiormente a rischio di marginalità, potremmo dire lo zoccolo più difficile di NEET.
Oltre ai risultati qualitativi è anche possibile avere già una serie di risultati quantitativi su tutte le misure previste dal Programma (iscritti, contattati, presi in carico e profilati dai Servizi, ecc.)?
Risultati qualitativi tanti: anzitutto i dati ci dicono che investire nella rete degli operatori è servito a responsabilizzarli e ha permesso di incrementare in modo significativo l’offerta di lavoro e tirocini. Dal punto di vista quantitativo, basta guardare a qualche numero: oltre 20.000 iscritti al portale, oltre 10.000 già coinvolti in una delle attività programmate, 6.000 hanno ricevuto servizi al lavoro (orientamento e accompagnamento), 3.400 ragazzi minori senza titolo di studio sono stati inseriti in percorsi della formazione professionale per conseguire il titolo (questi erano tutti NEET senza questa azione), 1.600 sono in tirocinio o occupati e le offerte di lavoro e tirocinio sono in aumento costante. Voglio anche ricordare gli 800 fra ragazze e ragazzi coinvolti nel percorso per l’orientamento alla creazione di impresa.
Qual è l’atteggiamento e il comportamento dei vari soggetti (industriali o lavorativi) sociali interessati?
Abbiamo avuto una partecipazione molto positiva delle parti sociali, anche con un fattivo impegno verso il sistema delle imprese. Su questo aspetto possiamo ancora migliorare. Importante è anche la collaborazione con associazioni del volontariato che sono partner del progetto. Decisivo anche il ruolo delle istituzioni locali e di reti di servizi che sono vicine al mondo dei giovani come gli Informagiovani.
Con l’esperienza acquisita quali potrebbero essere le modifiche al Progetto che riterreste più utili?
Noi pensiamo che sia importante coinvolgere i giovani in attività che siano legate alle effettive opportunità: di lavoro, di formazione, di tirocinio. Questa la chiave per aggredire la sensazione di sfiducia che spesso aleggia fra i giovani. Inoltre, si deve operare perché non siano solo le misure della Garanzia Giovani ad intervenire sul problema; come ci ha raccomandato l’Unione Europea, la priorità occupazione giovanile deve essere presente in tutta la nuova programmazione. Noi stiamo agendo così: risorse regionali prima, e obiettivi sui giovani per tutte le misure del nuovo POR (diffusione apprendistato, mobilità internazionale, formazione professionale…)
E quale rapporto in prospettiva tra politiche attive del lavoro e i Servizi per l’Impiego?
Garanzia Giovani in Piemonte è un modello che ha capitalizzato le esperienze di questi anni: personalizzazione dei servizi, importanza della rete, creazione di esperienze di eccellenza (non a caso il marchio Garanzia Giovani è, in Piemonte, una combinazione con la job fair IOLAVORO!). In prospettiva l’offerta di politiche attive deve essere sempre più accessibile in una rete di servizi vasta e sempre più qualificata. Il servizio pubblico deve essere in questa rete punto di eccellenza promuovendo integrazione, animazione, indirizzo e garanzia di universalità.
(*) Assessore all’Istruzione, lavoro e formazione professionale della Regione Piemonte.