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”Educhiamo le nuove generazioni al valore del lavoro”

Abbiamo intervistato il criminologo Vincenzo Musacchio il quale ha rimarcato quanto sia importante avere la forza e il coraggio di invertire l’attuale tendenza negativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Serve un sistema che non si basi solo sulla sanzione, ma che dia centralità a efficienti azioni di prevenzione primaria che coinvolgano tutti i portatori d’interesse, verso l’obiettivo comune di tutelare la sicurezza degli ambienti di lavoro e dei lavoratori, affinché ciascuno di loro possa lavorare in totale sicurezza.

Professore, qual è l’attuale situazione degli infortuni sul luogo di lavoro?

I dati statistici di fine anno del periodo gennaio-dicembre 2023 (con aggiornamento al 31 dicembre 2023) con quelli dello stesso periodo del 2022 (rilevati il 31 dicembre 2022) fotografano la tendenza critica del fenomeno. Siamo di fronte ad una vera strage che non conosce paragoni nemmeno col le mattanze della mafia di Totò Riina in Sicilia. Sono 1.283.129 le denunce di infortunio e 1912 i morti nel biennio 2022/2023. Degno di nota è il notevole incremento del 116,6% della regione delle Molise dove si è passati a 665 dai 307 dell’anno precedente. Uniche regioni in calo sono state la Calabria: 2.085 contro i 2.155 del 2022 (-3,2%) e la Valle d’Aosta (48 contro 58, -17,2%). Sono dati che devono preoccupare e anche molto se si aggiungono ai 150 morti nei primi due mesi del 2024.

La strage di lavoratori morti sul luogo di lavoro continua e il Governo vuole inasprire le pene, professore, lei cosa ne pensa?

All’aumento degli infortuni sui luoghi di lavoro spesso chi governa risponde con nuove fattispecie incriminatrici e con l’inasprimento delle pene, delle sanzioni amministrative e delle ispezioni in termini numerici relativi e mai qualitativi. La scelta repressiva non è mai risolutiva. In Italia, di fatto, la strage dei lavoratori sui luoghi di lavoro non si ferma più: è una vera mattanza. La nostra Costituzione riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto, eppure questa norma ad oggi resta ancora un contenitore vuoto privo di ogni valore propulsivo. Credo che non sarà né il diritto penale tantomeno pene più severe ad evitare o diminuire i rischi di incidenti sui luoghi di lavoro. Siamo di fronte ad un problema che non riguarda solo i lavoratori. La sicurezza sui luoghi di lavoro è soprattutto una questione politica, sociale e culturale. C’è troppa retorica e poca azione, dobbiamo coinvolgere i giovani educandoli al rispetto della persona umana e delle regole. Sono necessarie politiche sociali e del lavoro che nel loro insieme potranno dare un freno a questa continua carneficina.

Dai dati che ci ha fornito le morti sul lavoro sono davvero una mattanza. Che cosa si può fare per evitare questa strage?

Basterebbe molto semplicemente rispettare le norme vigenti, ma per far questo occorrono un’ottima attività di prevenzione e maggiori stanziamenti economici da parte dello Stato. Sono pochi gli ispettori del lavoro, di conseguenza i controlli scarseggiano e in questo marasma purtroppo regna l’illegalità. Sappiamo bene che il profitto ha sostituito il valore della persona, per cui chi fa impresa oggi utilizza la forza lavoro come mezzo e non come fine dell’impresa. Il pilastro portante dell’impresa invece dovrebbe essere la persona. Questo andrebbe adeguatamente spiegato alle nuove generazioni. La sicurezza deve diventare un valore assoluto per la nostra gioventù perché mette al centro dell’attività economica il rispetto della persona umana e questo significa rispettare la Costituzione e i principi fondamentali in essa contenuti. Dobbiamo rendere edotti e sensibilizzare i più giovani poiché saranno i futuri imprenditori e i futuri lavoratori.

Come si potrebbe condurre quest’opera di sensibilizzazione?

Credo non sarebbe sbagliato partire spiegando ai giovani le regole essenziali della sicurezza sui luoghi di lavoro. Le logiche della prevenzione vanno portate nelle scuole ed inculcate a coloro che giocoforza entreranno nel mondo del lavoro e dovranno rispettare e, soprattutto, dovranno sempre chiedere il rispetto dei diritti e delle tutele nei luoghi di lavoro. 

Secondo lei quale potrebbe essere la risposta dei giovani a questa sua idea?

Vivendo e frequentando l’ambiente scolastico da oltre trent’anni sono sicuro che gli studenti, se adeguatamente coinvolti, reagiranno positivamente a questo tipo di stimolazione. Approfondire questo tema sarà importante non solo per la loro formazione culturale, ma anche perché essi stessi potranno diventare protagonisti di un processo di consapevolezza su un problema oggi tra i più gravi in Italia. Bisogna fare attecchire in loro l’idea che gli infortuni sul lavoro sono una fatalità evitabile. Queste tragedie si possono e si devono prevenire. Il senso di responsabilità e il rigoroso rispetto delle regole sarebbero un ottimo antidoto al virus alle troppe morti sui luoghi di lavoro. Se questi principi saranno interiorizzati anche dai nostri giovani, saremo sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di avere meno morti sul lavoro. 

Professore pensa di organizzare degli incontri nelle scuole su questi temi?

Penso che nei prossimi giorni proporremo alle scuole italiane un progetto divulgativo, coinvolgendo il numero più ampio possibile di studenti. Sono convinto che sia giunto il momento di inserire tra le discipline scolastiche, in modo strutturale all’interno dell’educazione civica, uno spazio dedicato a questo argomento così importante e complesso. 

Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni Ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo.

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