Sono stati forniti dati sulla crisi e dati sull’occupazione che ci fanno capire una cosa: ciò che sta ripartendo nell’economia nazionale soffre più che mai dello scarto esistente tra domanda e offerta di lavoro, e questo è l’elemento fondamentale che dovrebbe orientare l’intervento dei servizi per il lavoro anche nel progetto Garanzia Giovani.
Senza voler polemizzare, ma sembra un giudizio condiviso, l’attuale sistema dei servizi per il lavoro non è né universalista né efficiente. Crediamo siano possibili azioni di efficientemento, di miglioramento delle politiche attive, realizzate con una sussidiarietà orizzontale tra pubblico e privato, che le ApL rappresentate da ReteLavoro, operanti tramite intermediazione, sperimentano abitualmente. E’ chiaro che questo non è sufficiente a risolvere il problema del mercato del lavoro: servono investimenti, una rinnovata politica industriale, istruzione e ricerca, più innovazione.
La Garanzia Giovani, pur nei limiti del target che ci pone e che esclude una grossa fetta di lavoratori in difficoltà, rappresenta una opportunità irripetibile. Ci aspetta al varco tra circa 60 giorni. Siamo pronti? Io ho qualche dubbio. Rispetto alla Garanzia abbiamo la necessità di uscire dalla logica del progetto, e di partire dalla Garanzia per costruire un’architettura di sistema, organizzato ed efficace, che possa operare anche a favore o a vantaggio di coloro che sono anche extra-target. Un compito un po’ improbo: offrire un sistema di servizi di qualità pur a fronte di risorse che sono obiettivamente limitate. Di sicuro abbiamo bisogno di costruire un sistema in cui pubblico e privato possano operare in modo integrato: un pubblico che indirizza, governa, controlla l’efficacia degli interventi; un pubblico che non è più erogatore di risorse ma che diviene misuratore di performance; un pubblico che può anche operare in alcuni pezzi della filiera. Dall’altro alto, un privato che opera, non governa ma opera rispetto a un programma che la parte pubblica definisce. Opera in un quadro in cui i risultati sono sottoposti a valutazione a risultato per le attività di placement: secondo noi, la remunerazione va riconosciuta in base all’occupazione effettivamente creata.
Va coinvolto il privato che opera in somministrazione, in intermediazione ma anche in varie altre forme di work experience: ma è un privato che opera con fatica da circa un decennio. Conseguenza anche di una difficoltà di tipo culturale che riguarda il ruolo del privato e la sussidiarietà orizzontale. A volte è una difficoltà peggiorata da giudizi stereotipati e da reciproche semplificazioni, ed è un punto che va aggredito per forza con reciproca disponibilità. Il secondo punto riguarda la governance del settore: da anni operiamo con regole variabili da Regione a Regione e in alcune realtà le differenze sono anche provinciali. Ciò di sicuro limita l’efficacia delle politiche: Garanzia Giovani, se si pone gli obiettivi di cui stiamo parlando, riuscirà a superare tale limite? Non mi sembra possibile: veti incrociati, resistenze, indisponibilità delle regioni, debolezze di governo ecc. Tutti segnali che rischiano di far perdere al Paese un’ulteriore occasione.
Le nostre istituzioni si stanno a mio avviso dilungando in un dibattito che ha al suo interno gli obiettivi del programma, ma sembra principalmente ribadire e consolidare le autonomie regionale. Queste peraltro hanno dato anche risultati significativi negli ultimi anni nei servizi per il lavoro. Quindi, con ciò non voglio certamente negare il lavoro fatto dalle Regioni nella gestione delle deleghe in materia di lavoro, di formazione e delle risorse che a queste deleghe erano connesse. Tutt’altro. Ci sono Regioni che sono state in grado di formulare sistemi comparabili a quelli più avanzati in tutta Europa. Ma ci sono altre Regioni con debolezze e ritardi da colmare. E tra meno di due mesi avremo da presentare un programma attuativo della Garanzia Giovani e io, a oggi, non so cosa si farà, chi lo farà, in che tempi verrà fatto.
Credo che questo sia un problema un po’ per tutti. Fare della Garanzia Giovani un programma nazionale non significa affatto farne un programma statale; significa coordinarsi su regole condivise, per garantire a tutti i giovani del Paese lo stesso livello, la stessa qualità di servizio al lavoro. Credo che sia questo il tema centrale sul quale riflettere: all’interno di un programma nazionale ciascuna Regione avrà il pieno diritto di declinare gli obiettivi e gli standard nazionali dentro il proprio sistema locale di servizi al lavoro. In questo modo i sistemi regionali o locali che hanno avuto successo possono essere messi a disposizione dell’intero sistema nazionale.
Chiudo con una richiesta che riguarda il tema degli extra target Garanzia Giovani. E’ pensabile che ci sarà una forte pressione sui Centri per l’impiego e sulle Agenzie per il lavoro anche da parte di soggetti che non hanno più l’età utile per accedere alle misure della Garanzia Giovani. Noi riteniamo che il Governo debba pensare anche a questo aspetto particolare e sarebbe utile che sia stanziata una quota ulteriore o destinata una quota minima del Garanzia Giovani per sperimentare e mettere a disposizione voucher individuali per le persone extra target che diano diritto a soluzioni di supporto al placement.
(*) Presidente ReteLavoro