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Green Deal, quel che c’è da sapere sul Fondo da 1000 mld*

Per la realizzazione del Green Deal europeo, la Commissione Ue prevede di mobilitare almeno 1000 miliardi di euro pubblici e privati in dieci anni. A questo fine ha proposto un meccanismo e un Fondo per una transizione giusta, che “si concentrerà sulle regioni e sui settori maggiormente colpiti dalla transizione a causa della loro dipendenza dai combustibili fossili, compresi il carbone, la torba e lo scisto bituminoso, o da processi industriali ad alta intensità di gas a effetto serra”.

Il Fondo dovrebbe poter contare su 100 miliardi di euro nei sette anni coperti dal bilancio Ue 2021-2027, che però non è stato approvato e sui cui ci sono ancora forti contrasti tra i governi. Tuttavia, i soldi freschi saranno solo 7,5 miliardi, mentre gli altri proverranno da varie fonti di finanziamento: il bilancio dell’Ue, i bilanci nazionali attraverso il cofinanziamento, la Bei e l’incentivazione di fondi privati.

Il Fondo è previsto per il sostegno di queste attività:

a) investimenti produttivi nelle Pmi, tra cui le start-up, finalizzati alla diversificazione e alla riconversione economica;

b) investimenti nella creazione di nuove imprese, anche mediante incubatori di imprese e servizi di consulenza;

c) investimenti in attività di ricerca e innovazione e promozione del trasferimento di tecnologie avanzate;

d) investimenti nella messa in opera di tecnologia e infrastrutture per l’energia pulita a prezzi accessibili, nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, nell’efficienza energetica e nell’energia rinnovabile;

e) investimenti nella digitalizzazione e nella connettività digitale;

f) investimenti nella bonifica e decontaminazione di siti, progetti di ripristino e conversione ad altri usi di terreni;

g) investimenti per il potenziamento dell’economia circolare, anche mediante la prevenzione e la riduzione dei rifiuti, l’uso efficiente delle risorse, il riutilizzo, la riparazione e il riciclaggio;

h) miglioramento delle competenze e riqualificazione professionale dei lavoratori;

i) assistenza nella ricerca di lavoro;

j) inclusione attiva delle persone in cerca di lavoro;

k) assistenza tecnica.

A determinate condizioni, il Fondo può essere utilizzato anche per sostenere investimenti produttivi in imprese diverse dalle Pmi e per ridurre le emissioni di gas a effetto serra dovute alle attività di cui all’allegato I della direttiva 2003/87/CE, il che dovrebbe consentire l’utilizzo del Fondo anche per l’ex-Ilva di Taranto.

La Commissione europea specifica che “Il Fondo non sostiene la disattivazione o la costruzione di centrali nucleari”. Non viene detto che il Fondo non sostiene le centrali nucleari ma solo la loro disattivazione o costruzione. Quindi il Fondo può essere utilizzato per le opere di ammodernamento e di adeguamento della sicurezza finalizzate al prolungamento del loro ciclo di vita.

La Commissione Ue spiega che “i progetti finanziati dovrebbero contribuire alla transizione verso un’economia climaticamente neutra e circolare. Per i settori in declino, quali la produzione di energia a partire da carbone, lignite, torba e scisto bituminoso o le attività di estrazione di tali combustibili fossili solidi, il sostegno dovrebbe essere collegato all’eliminazione graduale dell’attività e alla corrispondente riduzione del livello occupazionale nel settore. Per quanto riguarda i settori in trasformazione con alti livelli di emissione di gas a effetto serra, il sostegno dovrebbe promuovere attività nuove tramite la messa in opera di tecnologie nuove e di processi o prodotti nuovi, al fine di ottenere riduzioni importanti delle emissioni, in linea con gli obiettivi dell’UE in materia di clima per il 2030 e con l’obiettivo della neutralità climatica entro il 205013, pur tutelando e rafforzando l’occupazione ed evitando il degrado ambientale. Un’attenzione particolare dovrebbe inoltre essere prestata alle attività che promuovono l’innovazione e la ricerca nelle tecnologie avanzate e sostenibili, oltre che negli ambiti della digitalizzazione e della connettività, a condizione che le misure adottate contribuiscano ad attenuare gli effetti collaterali negativi della transizione verso un’economia climaticamente neutra e circolare e concorrano a tale processo”.

Secondo una Tabella non ufficiale fatta circolare e pubblicata dal Sole 24 Ore, dei 7,5 miliardi del Fondo, due miliardi, che è il massimo previsto per un singolo Stato, andranno alla Polonia, che al Consiglio europeo di dicembre non ha aderito all’impegno per un’Europa climaticamente neutra entro il 2050, riservandosi di riesaminare la questione al prossimo Consiglio di giugno.

Seguono la Germania con 877 milioni, la Romania con 757, la Repubblica Ceca con 581, la Bulgaria con 458, la Francia con 402, l’Italia con 364, la Spagna con 307 e quindi gli altri, fino ai quattro miliardi per il Lussemburgo, dato che tutti gli Stati devono ricevere una quota del Fondo.

*da L’Astrolabio,21/01/2020

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