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I processi sono percepiti come un girone dantesco

Quella di oggi è un’occasione preziosa per riflettere su un tema di straordinaria importanza e attualità per i Paesi OCSE e in particolare per il nostro Paese. Le criticità che affliggono il nostro sistema giudiziario sono ben note. Ormai da molti anni l’Italia detiene il triste primato della durata dei procedimenti civili: i tempi del primo grado di giudizio e quelli per la definizione delle controversie nei tre gradi sono quasi il doppio rispetto alla media dei Paesi OCSE. La giustizia è poi ulteriormente rallentata dal contenzioso civile arretrato, con circa quattro milioni di pendenze nei vari gradi di giudizio.

 

Dobbiamo affrontare con urgenza questa situazione perché la lunghezza dei tempi di risoluzione delle controversie non serva da scudo per comportamenti opportunistici e disonesti. Non è accettabile che i processi siano percepiti come un girone dantesco e che sia “fammi causa” la minaccia più frequente e più efficace per opporsi alle rivendicazioni dei diritti.

L’eccessiva e irragionevole durata dei procedimenti giurisdizionali costituisce un vero e proprio diniego di giustizia, che genera sfiducia nel sistema giudiziario, indebolisce la credibilità dello Stato e mina i rapporti tra i cittadini e le istituzioni.
Sono molti i fattori che concorrono a determinare il malfunzionamento della giustizia civile nel nostro Paese. Conoscere le ragioni di un problema è un presupposto essenziale per poterlo risolvere. In proposito, c’è un preciso dato che oggi vorrei segnalare alla vostra attenzione. Con un numero di magistrati inferiore alla media europea, l’Italia si trova a dover gestire un livello di nuove controversie civili pari al doppio della media degli altriStati membri dell’Unione.

L’ipertrofia del contenzioso deriva dunque anche da un tasso di litigiosità estremamente spiccato, che ingolfa la macchina della giustizia con il proliferare di cause di minimo valore, quali quelle in materia condominiale. Fin quando sarà conveniente proporre azioni pretestuose o resistere in giudizio pur avendo torto, fin quando si continuerà a ricorrere al giudice per decidere controversie che potrebbero essere facilmente risolte in altra sede, non sarà possibile ridurre il contenzioso né rendere più efficiente la giustizia civile.

La giustizia è un servizio essenziale che lo Stato deve assicurare ai cittadini e alle imprese.

Il diritto degli individui di disporre di rimedi giurisdizionali effettivi per la tutela dei propri interessi giuridici è tra i più antichi e consolidati negli ordinamenti democratici; trova le proprie origini nel diritto romano ed è riconosciuto come diritto fondamentale anche dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Peraltro, l’efficienza della giustizia non attiene solo all’effettività della tutela dei diritti, ma è anche un’esigenza prioritaria per le imprese e per gli investitori. Le riforme necessarie a sostenere la crescita, l’occupazione e la competitività non possono prescindere dall’adozione di misure che incrementino l’efficienza del sistema giurisdizionale.

Per questi motivi, anche l’Unione europea sta adottando misure per promuovere l’efficacia dei sistemi giudiziari nazionali. Il miglioramento della qualità, dell’indipendenza e dell’efficienza della giustizia nei 27 Stati membri è stato, infatti, inserito nell’ambito del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche, così da rafforzare le strategie di crescita nei singoli Paesi e nell’intera Unione europea.

Da questo punto di vista, la crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando offre una straordinaria opportunità. La crisi è il catalizzatore di profonde trasformazioni. Il rilancio dell’economia richiede l’adozione di interventi strutturali in vari settori. L’urgenza di intervenire con misure incisive di stimolo alla crescita può e deve essere il motore di riforme indispensabili per il nostro Paese e da troppo tempo rinviate.

Bisogna dunque approvare al più presto ogni misura utile a migliorare l’efficienza della giustizia civile e ad assicurare una ragionevole durata dei procedimenti. Sono certo che il Rapporto OCSE potrà offrire molti utili spunti in questa direzione.
Come Presidente del Senato, non spetta a me intervenire sul merito dei provvedimenti necessari a risolvere questa vera e propria emergenza, sia in termini di incremento dell’efficienza della giustizia, che richiede l’adozione di misure specifiche quali la costituzione dell’ufficio del giudice e il rafforzamento delle strutture amministrative, come anche di deflazione del contenzioso.

Mi impegno, però, ad utilizzare tutti gli strumenti a mia disposizione per assicurare un dibattito parlamentare costruttivo e una rapida approvazione delle misure che saranno proposte.

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