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Il Servizio Civile in Europa: obbligatorio o volontario?

Nella quasi totalità degli Stati europei, come pure in Italia, il servizio civile è nato in conseguenza del riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza ed è stato concepito come servizio non armato a difesa della Patria – sostitutivo e alternativo rispetto a quello militare – e, pertanto, parimenti obbligatorio (1).

Ad eccezione di alcuni Paesi – nei quali l’obbligo di leva è ancora vigente (Austria, Svizzera, Grecia, Turchia, e, nell’area scandinava, Danimarca, Finlandia e Norvegia) e nei quali il Servizio Civile alternativo è dunque ancora obbligatorio – negli altri Stati d’Europa, il medesimo servizio viene previsto come volontario o, comunque, seppure in assenza di un esplicito provvedimento legislativo espressamente rivolto in tal senso (2), è fortemente attiva la promozione dell’impegno civico dei giovani nelle attività di volontariato e di solidarietà sociale.

In particolare, è stata la Repubblica Ceca tra i primi Paesi ad avere istituito, nel 2002, il Servizio Civile progressivamente fondato su base volontaria, da realizzarsi, come è avvenuto in Italia, in “due tempi”: una prima fase (nel caso di specie, fino al 2004) nella quale dovessero “convivere” due servizi civili, uno obbligatorio per gli obiettori di coscienza (stante ancora l’obbligo di prestare servizio militare) ed uno per i “volontari”; ed una fase successiva – una volta sospesi gli obblighi di leva – destinata ai soli giovani volontari.

In Gran Bretagna, che ha sospeso gli obblighi di leva sin dal 1960, invece, nonostante non esista un provvedimento sul Servizio Civile Nazionale come volontario, né sia dunque prevista un’Agenzia per l’attuazione del servizio, numerosi sono tuttavia gli Enti – tra tutti, la “Russell Commission” – che si occupano di promuovere e avviare attività fondate sulla partecipazione dei giovani ai progetti realizzati dalle organizzazioni non profit. Il Governo ha, inoltre, sviluppato specifici progetti rivolti ai giovani, come il “Millennium Volunteers” o il “V Progam”.

Diversa e significativa è la disciplina del Servizio Civile in Germania, dove, pur essendo stato mantenuto sino al 2011 l’obbligo di leva, era comunque possibile sia svolgere il servizio civile come alternativa a quello militare, sia scegliere di partecipare a due grandi programmi di servizio volontario: l’anno di volontariato sociale, presso le istituzioni di assistenza ai bambini e ai giovani, ovvero l’anno di volontariato ecologico, mediante la prestazione del servizio presso le organizzazioni attive nel campo della tutela dell’ambiente e della natura. A tutt’oggi, comunque, essendosi allineata alla maggior parte dei grandi Paesi occidentali, anche la Germania ha sospeso l’obbligo di leva e ha disposto la creazione di un esercito formato esclusivamente da professionisti.

L’esperienza francese è sicuramente la più simile alla nostra, per effetto di uno scambio reciproco di intenti e riflessioni sul tema. In particolare, con legge del 2006, nonostante la precedente proposta di introduzione di un servizio civile obbligatorio, in Francia è stato istituito un servizio civile di carattere volontario e, con un successivo provvedimento legislativo, nel 2010 veniva modificato il Codice del Servizio Nazionale, mediante la previsione di un servizio civico in attuazione dell’obbligo per i cittadini di concorrere alla difesa – e alla coesione sociale – della Nazione (obbligo analogo al dovere di difesa della Patria, di cui all’art. 52, Costituzione della Repubblica Italiana). I campi nei quali possono essere svolte le attività di “service civique” sono, tra gli altri, la filantropia, l’educazione, l’ambiente, l’aiuto umanitario, lo sport, la cultura, la consapevolezza della cittadinanza francese ed europea.

A differenza del Servizio Civile Volontario in Italia, però, quello francese, oltre a sancire l’esistenza di un vero e proprio status del volontario che presta servizio civile, ha aperto il servizio anche ai cittadini comunitari ed extracomunitari.

Al di là delle singole e specifiche discipline nazionali, a tutti i giovani è offerta la possibilità di prestare attività di volontariato (non retribuita) presso organizzazioni non profit, nell’ambito della cooperazione e della solidarietà internazionale, attraverso il Servizio Civile Internazionale (SCI) – un’associazione laica presente in 60 paesi in tutto il mondo che promuove iniziative sui temi della pace e del disarmo – oppure mediante il Servizio Volontario Europeo (SVE), volto a promuovere la tolleranza, la cittadinanza attiva e la comprensione reciproca tra i giovani (18-30 anni) di diversi Paesi.

Dalla panoramica effettuata sulla previsione del Servizio Civile Nazionale presso i vari Stati membri dell’Unione Europea ed in generale sulle attività di volontariato europeo e internazionale, emerge – sia pure nelle diverse disposizioni normative – che le attività di volontariato aperte ai giovani siano –  a vario titolo – comunque, molto radicate e strutturate in tutta Europa.

Nonostante taluni dibattiti e doverose riflessioni sul tema dell’obbligatorietà o della volontarietà del servizio, quasi tutti gli Stati – come pure l’Italia – prevedono che le attività di partecipazione dei giovani ai servizi di solidarietà sociale debbano essere intese come prestazioni di carattere volontario.

Ciò principalmente per due ragioni: la prima, di carattere economico, è fondata sul presupposto che i costi per sostenere i giovani e gli enti del Servizio Civile Nazionale siano già esigui rispetto alle domande di partecipazione e che non possano essere investite tutte le somme necessarie a prevedere un Servizio Civile obbligatorio per tutti i giovani presenti sui territori nazionali.

La seconda ragione si basa sul fatto che il Servizio Civile Nazionale veniva previsto come obbligatorio quando era legato al servizio militare e, per gli obiettori di coscienza, alternativo allo stesso. Sospesa l’obbligatorietà della leva, non ha avuto – né in effetti avrebbe – più senso prevedere l’obbligatorietà del Servizio Civile. Peraltro, se divenisse obbligatorio anche il Servizio Civile, paradossalmente, potrebbe esistere il diritto all’obiezione rispetto allo stesso!

D’altro canto, però, è pur vero che in Italia – e probabilmente anche in Europa – molti giovani risultano poco stimolati nell’educazione ad uno spirito civico, come pure sono poco informati e incoraggiati alla partecipazione nello svolgimento di attività di solidarietà sociale, e, pertanto – per colmare la carenza di un’adeguata educazione e formazione in tal senso – è lecito pensare di proporre l’istituzione di un Servizio Civile Nazionale obbligatorio per tutti i giovani. 

In realtà, però, dovrebbe essere piuttosto il sistema di istruzione scolastica – a partire dalle lezioni di educazione civica –  ad informare, sensibilizzare e coinvolgere i giovani (per lo meno da un punto di vista teorico) sulla necessità e sulla rilevanza della partecipazione civica e sociale degli stessi, i quali, acquisita tale forma mentis, possano però decidere autonomamente e coscientemente – senza imposizioni di legge –  di voler svolgere le attività proprie del Servizio Civile Nazionale, in Italia o all’estero.

 

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1 – Circa l’obbligatorietà del servizio militare e la previsione di un servizio civile alternativo, si noti, da un lato, che in alcuni Stati (Irlanda e Lussemburgo) non è mai stato previsto il servizio militare obbligatorio (ma in Lussemburgo è da tempo istituito il Servizio Civile volontario); dall’altro, esistono Paesi, come la Turchia, in cui non è riconosciuto alcun diritto di obiezione di coscienza al servizio militare obbligatorio, oppure la Grecia, dove è previsto, in alternativa all’obbligo di leva,  un “servizio militare non armato” e non proprio un servizio civile in senso stretto.

2 –  E’ il caso della Spagna, che non ha istituito con legge alcun Servizio Civile volontario, ma ha lasciato ampia autonomia alle associazione locali in tema di attività di tipo volontaristico.

 

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