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Una grande scuola di cittadinanza

Da quasi tre anni, in qualità di rappresentante dei volontari, seguo le problematiche del scn cercando di dare voce alle migliaia di giovani che ogni anno scelgono di essere un volontario in servizio.

Le criticità emerse in questi anni sono molte, sia centrali alla vita propria del volontario durante lo svolgimento del suo progetto, sia questioni più rilevanti, proprie del sistema del SCN che si fonda sulla legge 64/2001.

Prima di tutto la questione degli stranieri, i quali secondo la normativa non sarebbero ammessi a presentare domanda per il servizio civile. Questione che, fin da subito, la rappresentanza dei volontari ha affrontato, sottolineando come fosse legata ad una argomento molto più delicato e importante: il riconoscimento della cittadinanza. 

Nel frattempo, lo scenario politico, sempre più instabile e precario ha portato ad una diminuzione drastica dei fondi lasciando di fatto il 2012 senza la pubblicazione di un bando. Inoltre, più ministri si sono succeduti nel tempo, più capi dipartimento sono cambiati, comportando una destabilizzazione di quelli che erano i lavori intrapresi  generando gravi difficoltà nel portare a termine i vari obiettivi per migliorare il sistema.

Ad oggi, siamo di nuovo in attesa di capire se e quale governo prenderà l’incarico, ma anche di conoscere il nuovo assetto per il servizio civile nazionale. 

Si è parlato di riconoscere adeguatamente il servizio civile quale utile e qualificata competenza spendibile nel mondo del lavoro. La proposta denota una certa attenzione che certamente darebbe importanza e rilevanza all’esperienza vissuta, ma, questo potrebbe generare una profonda confusione sul sistema del servizio civile nazionale che non può ridursi a mero strumento d’inserimento nel mondo del lavoro. Non e’ questo il senso vero della difesa della patria non armata e non violenta di cui all’art. 52 della Costituzione.

Il servizio civile deve essere riconosciuto quale esperienza di formazione e preparazione al lavoro, ma parte prima di tutto da un momento di crescita personale e soprattutto di scuola di cittadinanza attiva.

Abbiamo bisogno di unire le forze, di mettere davvero al centro della riflessione sul SCN il volontario e i giovani, dare l’opportunità di vivere e innamorarsi dell’Italia, ritrovare il senso civico in un Paese che per troppi giovani rappresenta, ormai, un luogo da cui fuggire. Abbiamo bisogno che il governo si impegni davvero e concretamente al rilancio sociale prima di ogni cosa. Nostro dovere e’ essere pronti. Dalla necessità di stabilità e concretezza nasce la vitale esigenza di porre un punto ai lunghi e tanti lavori riguardanti la riforma della legge 64/2001. Non perdiamo l’opportunità di una lavoro condiviso e più forte. Dopo 10 anni e’ ora di una svolta definitiva che non faccia più tremare il SCN rischiando che sia l’ennesima cosa bella dell’Italia che finisce. 

  

 (*) Rappresentante nazionale dei volontari in servizio civile

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