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Una scossa per le politiche del lavoro

Il Governo Renzi ha emanato in questi giorni due atti significativi in materia di riforme del lavoro , ricorrendo ad un Decreto-Legge e ad un Disegno di Legge-delega.

Nel decreto sono affrontati i temi riguardanti il lavoro a tempo determinato, la somministrazione e l’apprendistato in chiave di forte semplificazione ed immediata attivazione da parte delle imprese, così da generare effetti positivi per l ‘occupazione. Il Decreto inoltre rifinanzia positivamente i Contratti di solidarietà per fronteggiare le più acute crisi industriali ed occupazionali.

Non sono mancate le critiche per questo primo provvedimento in ordine al superamento della causale per le assunzioni a tempo determinato, al numero eccessivo di proroghe, al conseguente rischio di aumentare la precarietà e nel tempo, addirittura, determinare una progressiva cancellazione del contratto di lavoro a tempo indeterminato.

Analogamente viene criticata la scelta di semplificare l’apprendistato sull’allentamento dei vincoli formativi, sul superamento del divieto di recesso e dell’obbligo di conferma del 50%degli apprendisti prima di poter effettuare nuove assunzioni.

Si tratta di critiche e preoccupazioni non del tutto infondate ma sicuramente eccessive alla luce del fatto che nel decreto è previsto il doppio limite del 20% per i contratti a tempo determinato e dei 36 mesi massimi per la singola persona. Queste critiche, inoltre, sottovalutano la necessità prioritaria del Governo di utilizzare ogni strada utile per riattivare questi canali di accesso al lavoro oggi molto rallentati dalla recessione economica e dalla complessità attuativa.

Il percorso parlamentare per la conversione del decreto è di fronte ad un bivio : mettere in atto una attività demolitiva del decreto, ovvero salvaguardarne l’esplicita vocazione innovativa e semplificatrice del provvedimento, concentrando sulla correzione delle parti più critiche, quali ad esempio l’ eccessiva possibilità di proroghe, che prefigura il rischio di micro contratti a tempo determinato della durata di pochi mesi ciascuno e nell’apprendistato, mettendo maggiormente in rilievo la parte formativa da esercitare con certezza almeno in sede aziendale.

A mio avviso con queste correzioni va sostenuta la scelta del decreto di dare un forte segnale di semplificazione con l’intento di favorire nuove assunzioni anche perché va rilevato che il decreto lascia inalterata la ricca strumentazione della contrattazione collettiva sia nazionale che aziendale/territoriale per una regolazione sia del contratto a tempo determinato sia dell’apprendistato senza abusi a danno dei giovani e dei nuovi assunti.

Non va tuttavia commesso l’errore di esaurire con il Decreto Legge gli interventi sul lavoro lasciando la Legge Delega ” tra color che son sospesi ” . Una sua rapida presentazione al Parlamento che a sua volta si deve impegnare ad un confronto aperto ma non dilatorio, deve mettere in condizione il Governo di poter emanare i decreti attuativi già nel secondo semestre di quest’anno.

I contenuti dello schema di legge delega sono assolutamente necessari per dare un assetto più dinamico ed inclusivo alle politiche per l”occupazione, sulla base dei pilastri a suo tempo annunciati nel Jobs Act in materia di ammortizzatori sociali maggiormente universali, di riordino dei servizi per l’impiego all’insegna delle politiche attive per l’accesso/ricollocazione dei senza-lavoro, di una forte semplificazione delle procedure amministrative riguardanti lavoro e imprese, di una riduzione delle forme contrattuali , di sperimentazione del contratto di inserimento a tutele crescenti, di compenso minimo , di conciliazione tra lavoro e maternità.

Sulle forme contrattuali le scelte del Decreto su tempo determinato e Apprendistato vanno ora completate con un forte riduzione delle forme contrattuali a partire da quelle maggiormente fonte di abuso , prevedendo un riferimento salariale minimo e di contribuzione adeguato a sconfiggere la precarietà . Si prevede altresì la sperimentazione del contratto di inserimento a tutele progressive che diventerebbe il canale di accesso al lavoro per i giovani e che in quanto tale andrebbe ben calibrato sia rispetto all’apprendistato professionalizzante che nei fatti ha la stessa funzione, sia al contratto a tempo determinato per quanto riguarda i primi 36 mesi di lavoro.

Convincente e già ben delineata appare la riforma degli ammortizzatori sociali basata sul potenziamento della ‘Aspi e sul ritorno alla funzione fisiologica della Cassa Integrazione Ordinaria e Straordinaria che riassorba il fenomeno della CIG in deroga che si è eccessivamente dilatata a causa del prolungarsi della crisi.

E’ un’operazione da fare con gradualità per non lasciare senza sostegno decine di migliaia di lavoratori che oggi e per il 2014, non avrebbero nessun’altra alternativa. La nuova Aspi allarga la tutela anche alle collaborazioni coordinate, rende più elastici i requisiti di accesso, individua una soluzione per quantità e durata proporzionale all’attività svolta, prevede meccanismi certi di coinvolgimento dei percettori di Aspi nelle politiche attive e ipotizza anche un trattamento post-Aspi legato all’Isee e all’attivazione per il lavoro. Indicativamente dovrebbe essere coperta sul piano finanziario con le risorse che si liberano dal finanziamento della Cassa in deroga a partire dal 2015.

Per quanto attiene al riordino dei servizi per l’impiego oltre ad una specifica azione per l’attuazione del Progetto “Garanzia Giovani ” si prevedono scelte importanti in ordine all’Agenzia nazionale partecipata dalle Regioni.

L’obiettivo è duplice,  da un lato rendere più efficaci le politiche attive per la ricollocazione dei lavoratori con il pieno coinvolgimento delle Agenzie del Lavoro accreditate e con meccanismi incentivanti alla effettiva ricollocazione; dall’altro unificare in un unico soggetto responsabile le politiche passive di sostegno al reddito e quelle di attivazione, dando finalmente effettività per i lavoratori sia alle offerte di nuovo lavoro sia alla condizionalità  e alla revoca in caso di inadempienza. La rapida e puntuale attuazione di queste misure rappresentano una assoluta urgenza per dare al mercato del lavoro la dinamicità e la generazione di opportunità per le persone così necessaria in questo momento per contrastare la disoccupazione di lunga durata ed impedire che diventi definitiva.

Un altro tema importante nella legge delega è la semplificazione delle procedure amministrative riguardanti il lavoro con l ‘obiettivo di dimezzarne la quantità e di unificare in via telematica gli adempimenti.

In conclusione dalla conversione del decreto e dalla attuazione della legge.- delega può e ( deve ) derivare una forte scossa nelle politiche del lavoro che assieme all’altrettanto necessaria azione per la crescita dell’economia italiana a tassi più consistenti di quelli finora ipotizzati può finalmente far intravvedere ai giovani senza lavoro e ai milioni di disoccupati qualche concreta possibilità di uscire dalla attuale durissima realtà.

 (*) Senatore PD, membro della Commissione Bilancio 

 

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