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L’avventura di un cristiano

Pierre: così per tutti, unico anche nel no­me… Ho avuto la fortuna di incontrar­lo spesso, almeno per 5 anni – fine an­ni 80 e inizio 90 – perché aveva pensa­to a una rivista di cultura e politica, indipendente come lui, creativa e origi­nale, “Il Bianco & il Rosso”,quasi come indicazione delle due visioni che in essa si incontra­vano: la tradizione cristiano-sociale rinnovata nella sua scelta e quella del socialismo dal volto umano, senza cedimenti alla facile identificazione con il marxismo, e neppure con il comunismo, che in que­gli anni almeno in Europa era agli sgoccioli.

Era il direttore politico, lui, e chiese a me di esserne il direttore responsabile. Accettai volentieri e mi ac­corsi di avere accanto non solo il sindacalista puro che tutti conoscevano e riconoscevano, ma anche un «intellettuale raffinato» – proprio come ho letto, la sera del 5 giugno scorso, in uno dei primi lanci di agenzia con la notizia del suo decesso. Raffinato! Capace di raccontare le culture diverse senza an­dare a cercare fonti nuove. Capace, nel 1991, di ideare e realizzare un numero della rivista, corposo e anche bellissimo nella grafica e nelle illustrazioni colte alle fonti, sull’islam come religione, come cul­tura, come fenomeno che cominciava a interessa­re anche la nostra cultura d’occidente talora ad­dormentata. Fu un capolavoro di diversissimi autori sui diversi aspetti di questa realtà che oggi – lo ve­diamo ogni giorno – è sempre più attuale (nel bene e nel male ovviamente).

Ho letto ancora: «sindacalista puro». Segno che ce ne erano, e forse ce ne sono, anche di impuri, che si servono dei lavoratori, ma solo al momento in cui questo è funzionale alla loro carriera …No! Pierre, anche quando poteva far carriera, ha preferito continuare a servire nella sua libertà intellettuale e profondamente cristiana.

Ecco: un cristiano vero, non clericale, non bi­gotto, non incapace di capire anche chi cri­stiano non è. Cristiano e cattolico, nel senso sostanziale del termine.  

Mai si è servito del­la sua fede forte e libera per avanzare, an­che mantenendo le distanze da richiami ecclesiastici e di potere che gli arrivarono numerosi negli anni, e neppure della sua cultura e della sua popolarità per scopi personali. 

Ricordo che indicato da Betti­no Craxi, vicino per certi aspetti ma lon­tanissimo per altri, come possibile presi­dente della Rai si disse onorato del possi­bile incarico, spiegando che lui sarebbe entrato in quell’azienda, ma la prima cosa che l’avrebbe garantito sarebbe stata l’uscita dei partiti. Ovviamente dopo un solo giorno usci lui, e non se ne vantò mai. 

Onorato da tutti, ma anche tenuto lontano da chi pensava ad altro: nel sindacato lui pensava agli operai e non alle scalate di potere e alla pubblicità; nella politica il rifiuto del comunismo marxista, anche quando da noi era for­te, fu sempre vigile e attivo. 

Non per nulla la rivista “Il Bianco & il Rosso” fu chiusa per decisione politi­ca altrui, forse anche meschina e da bottega invidio­sa, dopo soli 4 anni. Non si è mai lamentato! 

Cristiano? Insisto: Pierre Carniti lo fu sul serio, di un cristianesimo lucido e sanamente laico, nel senso evangelico che distingue le cose di Cesare dalle im­magini di Dio, che sono gli uomini e le donne vive, nei loro diritti e nella loro libertà da garantire a tutti. 

Ha vissuto anche per gli altri, e questa è la sostanza di una vita. Se dovessi riassumere l’aspetto religio­so, sostanzialmente cristiano e cattolico nel senso forte delle parole, direi che Carniti, come cristiano di questi nostri tempi, dopo il Concilio, che anche lui ha considerato sempre una svolta vera e decisi­va, ha avuto come bussola due passi del Vangelo: le Beatitudini, tutte, e soprattutto il capitolo 25 di Matteo, nel quale si identifica la sola garan­zia della salvezza eterna, che a sorpresa è an­che salvezza temporale. Eccolo: «Venite, be­nedetti dal Padre mio! Avevo fame e mi avete dato da mangiare»e così via, con in mezzo anche i forestieri e i migranti che arrivano da lontano, ma sono l’immagine viva di quel Dio salvatore che si riconosce in tutti coloro che, conoscendolo o no, di fatto lo “riconoscono” nel fratello da soc­correre senza limiti.

Nella memoria dei famigliari e degli amici, dei compagni di avventure umane degne e generose è vivo e amato. Ora – la fede lo assi­cura in chi si apre a una speranza che è più forte del morire – è in ottima compagnia. Riposi in pace! 

 

* in AGORÀ 07/06/2018  

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