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L’Europa a due velocità incominci dalla propria difesa

“È stato il Presidente del Consiglio italiano e Presidente della Commissione europea in un momento storico per l’Europa. Durante quei mandati ha preso decisioni che hanno diffuso il seme del malcontento e le divisioni che stiamo vedendo oggi in Europa. Romano Prodi ci ha accolto nella sua città, Bologna, per discutere di tutto questo”.

“Lei ha detto che la sua Europa – l’Europa che ha aiutato a costruire – è morta. La mia domanda allora è. Quale Europa è ancora viva?”

“Questa domanda mi emoziona perché è rivolta al cuore e non al cervello. Nel Rinascimento gli stati italiani erano trainati, non è retorica, da Bologna, Firenze, Milano, Genova nei settori bancario, della tecnologia e dell’arte militare, Venezia per il commercio. Questa è stata la prima globalizzazione che ha portato alla scoperta dell’America. E non non eravamo uniti. Nessuno Stato italiano fu in grado di costruire le nuove navi che erano necessarie per il Nuovo Mondo e l’Italia è scomparsa per quattro secoli dalla mappa del mondo. Ora siamo nella stessa situazione. Germania, Francia, Italia, nessuno è abbastanza grande per la nuova globalizzazione”.

“Lei era al potere come presidente della Commissione quando c‘è stato l’allargamento dell’Unione europea, la più grande espansione della sua storia da 15 a 25 Stati membri. In quel momento pensò che questo avrebbe potuto provocare i problemi che stiamo vedendo adesso?”

“È stato un trionfo. Quando a Dublino abbiamo festeggiato l’allargamento, il 1° maggio 2004, c’era la sensazione che l’Europa fosse una vincitrice della storia. Poi chiaramente le vecchie idee nazionaliste, richiamate dalle tensioni con alcune minoranze in alcuni punti di frontiera turbolenti, sono arrivate insieme con la nuova libertà dei paesi dell’Europa dell’Est. Nella fase successiva c‘è stato l’avvento dei partiti populisti”.

“Avete fatto qualcosa che ha cambiato la vita delle persone”

“Sì”

“Se potesse tornare indietro nel tempo – sapendo quello che è accaduto – gestirebbe l’allargamento in modo diverso?”

“Farei esattamente lo stesso, perché l’alternativa sarebbe una tragedia. Penso che ora avremmo potuto avere una situazione estremamente difficile nelle Repubbliche baltiche, in Polonia, sicuramente nei paesi dell’ex Jugoslavia. Anche così ci sono problemi, ma sono problemi di libertà! È stata l’unica esportazione della democrazia ad aver avuto luogo nel mondo. Abbiamo lavorato per anni per adeguare le regole e le leggi, le funzioni del parlamento, le garanzie democratiche. Questo è stato un allargamento, non come la guerra in Iraq che voleva esportare la democrazia con le armi”.

“Ci sono molti paesi che si stanno ribellando contro l’euro. Quell’euro che anche lei ha voluto introdurre in Europa”.

“È stato concepito come l’ulteriore passo verso un’Europa più unita. Ma poi è arrivata la paura. L’Europa è stata dominata dalla paura negli ultimi dieci anni”.

“In termini normativi l’introduzione dell’euro non è stata preparata bene?”

“È stato il primo passo verso un obiettivo comune, verso un’impresa comune. Ma poi ci siamo fermati e l’euro non era protetto. Ma l’idea di proseguire verso l’unità economica è stata condivisa da tutti i Paesi che sono entrati nell’euro”.

“La Germania sta cercando di spostare in avanti la narrazione dell’Europa e la Cancelliera Angela Merkel ha evocato l’idea di un’Europa a più velocità o di un’Europa a due velocità. Lei si è detto favorevole, ma come dovrebbe funzionare, secondo lei, un’Europa a più velocità? Non c‘è il rischio di avere un’elite alla guida?”

“Nel dettaglio? Le do un esempio concreto. Per gli Stati Uniti un giorno la Nato è qualcosa di bello, ma il giorno dopo è un problema. In ogni caso, l’Europa deve lavorare per la propria difesa. Quindi, una prima cooperazione rafforzata potrebbe avvenire tra 10 paesi europei che cominciano a organizzare la propria difesa”.

“Non c‘è il rischio di creare un’Europa, che già abbiamo sotto certi aspetti, con una elite – molto probabilmente la Germania e gli altri Stati del Nord Europa – a guidare questo progetto?”

“Questa è una evoluzione della situazione. Quando il potere passa dall’organismo sovranazionale agli Stati membri – diciamo dalla Commissione europea, al Consiglio europeo – chiaramente, si apre una competizione tra i Paesi. Ed è nella competizione che i Paesi più forti diventano responsabili”.

“È soddisfatto di questa situazione? È questo il modo per far progredire l’Europa?”

“Ora è chiaro che la Germania è il paese leader. Come abbiamo visto nella crisi greca, non c’era un dialogo tra Bruxelles e Atene, ma tra Berlino e Atene, perché questa è la realtà. Ma, credo, che quando si è leader, come nel caso della Germania, sia necessario mettersi nei panni degli altri membri”.

“Cosa faranno i paesi più nazionalisti di fronte a quest’idea di un’Europa a più velocità? Dovrebbero lasciare?”

“No. Non hanno alternative come il Regno Unito. Non solo perché ricevono soldi dall’Europa. La Polonia non è mai stata così prospera in tutta la storia. E questo non per merito della Polonia, ma per merito dell’Europa”.

“Concentriamoci brevemente sull’Italia, nel suo Paese c‘è un po’ di confusione. Il partito che ha contribuito a formare, il Pd, sembra si stia autodistruggendo come gran parte della sinistra in Europa”.

“La scissione del Partito Democratico è un grande segnale di crisi”.

“È un regalo al movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo?”

Naturalmente”.

“Che cosa significa questo per l’adesione all’euro dell’Italia. Tre dei quattro partiti principali sono euroscettici e vorrebbero anche uscire dalla zona euro?”

“In Italia, se si sommano i movimenti degli ex del partito Democratico e anche qualche partito di destra, si dispone ancora, spero, di una maggioranza a favore dell’Euro”.

“Pensa che l’euro sia stato un bene per l’Italia? perché molti italiani non lo credono”.

“Il mio di euro era qualcosa di diverso da quello che abbiamo oggi. Ma penso che in ogni caso non potevamo restarne fuori. Quando si dice che l’euro sta danneggiando l’economia, occorre ricordare che la bilancia commerciale è positiva per l’Italia. Abbiamo un surplus della bilancia commerciale e quindi non siamo un Paese inefficiente. Il problema è la situazione politica, non l’euro. Il problema è che il Paese è diviso su principi fondamentali”.

“Concludiamo riportando la conversazione sull’Europa – dove vede l’Unione tra 10 anni?”

“Torno all’esempio del rinascimento. Ci siamo persi, ma insieme si vince. Dipende da noi”

 

 da Euronews del 2 marzo 2017

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