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La bussola dell’autonomia

………………….Proprio queste ultime considerazioni di semplice realismo dovrebbero però concorrere fortemente a riaprire un discorso deciso e coraggioso sulla prospettiva dell’unità sindacale. E poiché non ho nascosto il dissenso degli anni 70, all’interno della nostra Cisl e con Carniti sulla “vexata quaestio” unità sì – unità no, mi sento legittimato a qualche ultima battuta in merito. 

Resto infatti convinto che la forzatura all’unificazione in quel tempo sarebbe stata sbagliata ed avrebbe comportato un drammatico fallimento, a causa della tendenza storica del Pci ad eterodirigere un pezzo rilevantissimo del movimento dei lavoratori organizzati. Ma è perfino banale ricordare che oggi l’accettazione della centralità dell’autonomia ispira l’azione di tutte le organizzazioni sindacali. 

Se dunque non si approfittasse della favorevole congiuntura storico-politica per chiudere rapidamente in avanti il “capitolo dell’unità”, ciò implicherebbe colpa grave a carico dei gruppi dirigenti che mancassero l’appuntamento.

Certamente, né Carniti né io abbiamo più titoli per esprimere opinioni di merito sulle strade che la Cisl e l’intero movimento sindacale dovrebbero battere per recuperare il protagonismo del secolo passato. Ma certo le relazioni riguardanti il lavoro e la produzione di commodities e beni e servizi, sempre più diversificati quando non immateriali, obbligano a profondi ripensamenti che salvaguardino lo spirito ed il dna del 900, in particolare quello della “Nostra Organizzazione”. Uno spirito che però chiede di essere proiettato nel secolo XXI del lavoro progressivamente destrutturato e non più soltanto “fordista”: nelle fabbriche come nei ministeri o nei grandi uffici gerarchizzati anche nel “privato”.

Di qui l’appello unitario che presumo sia oggi “a quattro mani” con Carniti. 

Il futuro incognito dei lavori nuovi

Bussa ora violentemente al portone l’economia della domanda  che chiede free lance e contractors; che spinge i nuovi professionals nel lavoro digitale interconnesso ma plurale e a distanza; che crea forme di operosità inedite, tutte sfuggenti oltre gli orizzonti del sindacalismo 900esco e che si cercano invece tra loro, via-piattaforme collaborative ed aggregazioni associative alle quali il tradizionale sindacalismo (non parliamo poi di quello antagonistico di retroguardia …) non riesce a porgere orecchio.

Evocando tutto questo, non voglio certo disconoscere (ed ancor meno potrebbe farlo Carniti) che in alcune categorie dell’industria, del terziario avanzato e dei servizi a rete, esposte alla competizione globale, esistano dirigenze sindacali e quadri avvertiti della generazione di mezzo che ormai si confrontano con le realtà degli impianti e delle fabbriche intelligenti robotizzate della “industry 4.0”; oppure con le ristrutturazioni radicali imposte nel comparto finanziario-bancario e che dimezzano gli occupati, mentre dall’altro verso si rinnovano a ritmo tambureggiante gli addetti nei settori delle telecomunicazioni …

Un mondo inaudito, per noi 80enni, portato dall’innovazione tecnologica ed organizzativa che scava come una talpa, anche sotto realtà che sembrano immobili in superficie, come quelle del sindacalismo del pubblico impiego, che vivacchia nella stasi contrattuale, compensata sempre più malamente dal “posto fisso”; mentre prosegue il depauperamento di professionalità progressivamente più anziane, in melanconica attesa di pensionamento. 

Ma ora basta davvero con l’aria di voler suggerire ai giovani lo spartito da recitare. Al contrario, al tirare di tutte le possibili sommatorie, penso che i tempi della nostra “seconda generazione” siano stati meno difficili di quelli che stanno toccando in sorte alla generazione sindacale attualmente alla stanga e da qui il più cordiale augurio alla “prossima Cisl”, che son sicuro di poter condividere con Pierre!

 

* da Pensiero, azione, autonomia, Edizioni Lavoro. L’autore, già Segretario Generale della CISL, ha autorizzato allo stralcio del saggio, certo che il suo miglior modo di onorare Carniti fosse quello di riprendere ciò che da vivo gli aveva espresso con affetto incancellabile.

 

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