Secondo il criminologo Vincenzo Musacchio la guerra in corso non ha interrotto i legami di lunga durata esistenti tra le mafie di Russia e Ucraina.
Professor Musacchio, la guerra attualmente in corso secondo lei ha in qualche modo interrotto gli affari tra la mafia russa e quella ucraina?
Secondo il mio parere no, poiché la rete transfrontaliera del traffico di droga, armi e esseri umani esistente tra Ucraina e Russia resta ancora oggi una delle più importanti al mondo. Questi collegamenti, forieri di affari lucrosissimi, esistono e persisteranno anche nel prossimo futuro. L’attuale guerra ha solo momentaneamente interrotto la “superstrada” dei traffici illegali che parte da Mosca per arrivare nella grandi metropoli europee. Le forti interconnessioni tra le due mafie – unite oltre che da guadagni illeciti incommensurabili anche da legami culturali, linguistici e storici – non solo non scompariranno ma si rigenereranno e si adegueranno immediatamente ai nuovi scenari di guerra e poi a quelli post-bellici.
La guerra quindi non è un fattore disgregante per le due mafie?
Assolutamente no! Un sistema criminale così ben collaudato non può scomparire a causa di una guerra, anzi quest’ultima sarà occasione per rafforzare i legami di interesse economico. Lo stato di salute di questo sodalizio criminale transfrontaliero non è ottimale come in passato soltanto perché la guerra ha innalzato barriere materiali, sotto forma di combattimenti in prima linea e posti di blocco alle frontiere, oltre a rabbia per la consistente distruzione e sofferenza inflitta dall’invasione. Questa situazione ripeto è solo momentanea e non è affatto interruttiva dei rapporti tra le due organizzazioni criminali.
Cosa accadrà nella fase post-bellica?
Se solo ci proiettassimo alla fase post-bellica, ci renderemmo subito conto che questa fase sarà in grado di generare ben altri sistemi criminali simili a quelli operativi alla fine della “guerra fredda” o dopo il conflitto nei Balcani. Mi riferisco soprattutto al traffico illegale di armi, oppure al traffico di esseri umani connesso ai rifugiati e ai rimpatriati. Per non parlare della ricostruzione durante la quale le due mafie sicuramente lucreranno e non poco.
Dal punto di vista della geopolitica delle mafie invece cosa sta accadendo?
È vero che con l’inizio delle ostilità tra le due nazioni alcune organizzazioni criminali hanno lasciato la Russia e l’Ucraina per l’Asia centrale, alcuni Stati del Golfo e la Turchia, ma questo non ha affatto impedito il continuare dei rapporti tra la mafia russa e quella ucraina al di fuori dei territori di guerra. La conferma di questo mio ragionamento ha trovato recente conferma anche da parte di Europol (Relazione speciale 2022) la quale ha sottolineato come i mafiosi delle due nazioni continuino a collaborare guardando soprattutto a quei profitti che con la guerra aumentano.
Sembra tuttavia che siano cambiate le rotte dei traffici illegali, le risulta?
Sì questo corrisponde al vero. Il conflitto tuttavia non ha affatto fermato i traffici illegali poiché alla tratta Mosca-Kiev-Europa, oggi si è sostituita quella che da Mosca passa per la Turchia fino in Europa. Pensare che mafia russa e ucraina rinuncino a simili prospettive di guadagno, nonostante nuovi crocevia criminali, significa non conoscere le evoluzioni delle nuove mafie che si alleano tra loro cercando sempre la migliore convenienza. Le mafie contemporanee inoltre sono in grado di costruire relazioni internazionali che, a differenza di quasi tutte le altre entità criminali, non sono controllabili dal singolo Stato, appartengono ai domini geopolitici che sono sempre più sovranazionali.
Quali sono quindi le prospettive future che ci attendono?
Ad oggi non vedo una possibile una scissione definitiva tra la mafia russa e quella ucraina. Ad impedirne la realizzazione come ho ribadito più volte sono e saranno sicuramente gli ingenti guadagni a cui nessuna delle due organizzazioni criminali rinuncerà mai.
Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo