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Le rouge étranger

Il primo maggio del 2028, a Roma, sotto l’arco di Costantino in una giornata di sole, tra una moltitudine di turisti, atterrò una sfera luminosa. Improvvisamente, come la cappotta di un’automobile, la sfera si aprì e ne uscì uno strano essere di colore rosso.

Apparentemente era simile ad un umano, ma con una differenza sostanziale, almeno per quello che si poteva vedere: aveva più occhi, più braccia, più gambe, più orecchie e così via. Un multiforme essere molto simile ad un essere umano per le parti che lo componevano: sembrava il risultato di un esperimento scientifico di qualche folle scienziato.

I turisti che si trovavano vicini al luogo dove atterrò l’astronave, avevano lo sguardo fisso verso lo strano personaggio, indecisi tra un sentimento di paura o di curiosità.

Il rosso extraterrestre, con le decine di occhi di cui era fornito, si guardò intorno  con aria spaesata, ma pacifica: ogni paio di pupille, dai diversi colori dell’iride, fissavano cose o persone con un’aria amichevole e disponibile, almeno questo sembrava a quelli che gli si trovarono vicini.  Tutti questi sguardi di quello strano essere non erano in competizione tra loro: ognuno assolveva a una funzione differente, ma perfettamente coordinate tra loro, distribuendo occhiate amichevoli e ammiccanti ad ogni turista. Era come se interpretasse in che modo ogni persona volesse essere guardata.

Poi questo alieno, di chissà quale mondo lontano, iniziò ad utilizzare anche le tante bocche di cui era fornito. Ognuna di loro parlava con la persona che gli era più vicina: parole di pace declinate nelle diverse lingue dei turisti presenti, che all’inizio si mantenevano a debita distanza. Ma udite le prime parole così amichevoli, si avvicinarono sempre di più ed iniziarono a dialogare con quelle decine e decina di labbra negli idiomi e dialetti più strani. Una torre di Babele, dove al contrario dei terrestri avvenimenti, dove ogni lingua si confondeva, qui tutto era compreso e chiaro. Non falsi intendimenti, non parole equivoche e confuse. Lingue differenti, ma obiettivi condivisi: improvvisamente sembrava così semplice non ritrovarsi da soli, ma partecipare con tutte quelle braccia, occhi e tutto il resto. Le varie bocche trovavano sempre la risposta giusta e nessuna in contrasto con l’altra, o ancor meglio pronte al dialogo, ma ferme su alcuni principi che sembravano venire da così lontano, come se fossero partite dal nostro globo per tornare depurate da fardelli di sovrastrutture inutili. Le tante orecchie di quel rosso ufo, ascoltavano pazienti le domande che ormai lo sommergevano. La gente era aumentata e ormai circondava da presso l’étranger di chissà quale mondo lontano. Iniziarono a toccarlo e accarezzarlo: decine e decine di mani strinsero quelle dei terrestri. Una stretta delicata se erano persone anziane o bambini, energica se giovani lavoratori vigorosi. Era tutto un sorridere, parlare, dare pacche sulle spalle. Poi avvenne una cosa, un gesto che apparve strano per quel tempo, un segno dimenticato, tant’è che quasi tutti si chiesero cosa volesse dire e come interpretarlo. Solo alcuni riconobbero quel simbolo e si sorpresero che ci volesse un rosso marziano,  provenivente da chissà quali galassia, per ricordarcelo. Infatti quelle decine di mani dell’extraterrestre all’improvviso si chiusero in un pugno e si alzarono verso il cielo. Molti sollevarono lo sguardo in direzione del pugno, pensando a una indicazione di provenienza:

Verrà da laggiù! 

Forse in quella direzione c’è il suo pianeta!

Ma perché il pugno e non l’indice, che pare più adatto a segnalare una provenienza?

Eppure tutti quei pugni alzati, che potevano incutere timore nella folla che si era ormai radunata intorno a quel rosso pluriorgani, al contrario sembravano stimolare una discussione partecipata, e da quel momento fioccarono le domande a “le rouge étranger”. Ma il quesito principale che gli posero, per semplificare e non tenendo conto delle diverse sfumature, fu questo:

Perché, pur essendo così simile a noi terrestri, lei dispone (gli diedero sempre del lei) di un così abbondante numero di organi?

L’extraterrestre guardò ruotando le decine di occhi in tutte le direzioni, come per abbracciare i presenti in un unico sguardo e si approntò a rispondere in tutte le lingue.

Vedete, nel nostro pianeta, anni luce lontano dal vostro, abbiamo avuto un’ evoluzione che è durata migliaia di anni, o forse milioni. Da voi, ne siamo a conoscenza, è avvenuta una cosa simile. Ci hanno informato che un certo Da Vin, Tarvin o Darwin, che di nome fa Charles, vi ha spiegato le regole dell’evoluzione. Ma purtroppo vi siete fermati troppo presto! Noi non funzioniamo più come individui, ma come collettivo. Ognuno di noi non rappresenta il singolo, ma un’intera discreta comunità, e ci parliamo tra gruppi d’interesse.

All’interno di ogni aggregazione si raggiunge la sintesi di una qualsiasi ipotesi culturale, che poi metteremo a confronto con gli altri gruppi. Abbiamo detto basta ai logorroici e inutili personalismi; siamo alla ricerca di una felice partecipazione.

Alzò il braccio un signore anziano, reclamando la parola:

E quindi il singolo non conta più nulla?

Eccome se conta, ma all’interno di un disegno generale condiviso. Mi vede? Io sono il risultato di quell’evoluzione: sono singolo, ma siamo 100, 1000 e forse più. Una comunità in un solo individuo. Ma forse sono venuto da voi troppo presto.

Dell’avvenimento si sparse subito la voce, e in primis intervenne la questura, che prelevò l’extraterrestre e lo mise a disposizione del governo di quel tempo dandone notizia anche a tutti gli alleati. Lo interrogarono a lungo, ma non era facile fare domande a un’intera comunità racchiusa nel “rouge étranger”, anche se lui rispondeva sempre con estrema gentilezza. Ma non c’è più sordo di chi non vuol sentire, e così il rosso straniero all’improvviso scomparve. Rimase una macchia rossa sulla sedia dove lo stavano interrogando. Di lui non si seppe più nulla. Eppure oggi alcuni seguaci tentano di moltipicare le loro individualità per costruire e stimolare processi di partecipazione. Sono forse “rossi marziani”?

*Architetto e romanziere

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