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Le volontà sono convergenti, occorre partire

Con “Nuovi Lavori” abbiamo pensato di promuovere questo incontro per coinvolgere tanti operatori e in particolare rappresentanze delle aree del Sud del Paese dove le difficoltà su queste tematiche sono storicamente ancora maggiori. Quanto emerso in questa giornata è molto importante e utile. Ci impegniamo a continuare non solo nella riflessione teorica, ma seguendo anche ciò che siamo convinti si avvierà: una forte sperimentazione, un’occasione importante sul fronte dei servizi per il lavoro. 

Molti di noi si occupano di queste tematiche da tempo e raramente ho visto una mobilitazione, un impegno comune di questo tipo. Certo da questo a passare alla implementation ce ne vuole, ma penso sia un momento positivo perché c’è voglia di mobilitazione diffusa. Questo è l’elemento che ci ha ispirato e dai toni della giornata lo troviamo confermato.

Sono emersi numerosi elementi di contesto, relativi alle politiche economiche, dell’istruzione, della ricerca ecc. tutti aspetti necessari e propedeutici alla creazione di crescita e occupazione. Tutti aspetti sui quali occorre fare scelte precise. 

A proposito di scelte che incidono sul nostro tema, noi da ora in poi dobbiamo orientare una crescente quota di risorse verso le politiche attive del lavoro. E’ vero che le politiche attive e passive si compensano, ma noi abbiamo uno squilibrio inaccettabile. Non si può cambiare velocemente, ma occorre dare un segnale da subito in questa direzione. Tra l’altro anche tra le politiche passive ce ne sono alcune più utili e altre meno utili perché difficilmente integrabili con politiche attive; una su tutte, la cassa in deroga. 

Ridurre le politiche passive non solo per avere più soldi per gli incentivi: non è solo questo il problema e forse non è il problema principale. Abbiamo già un affastellarsi di incentivi con i rischi che si accompagnano. Già dagli anni Novanta sottolineavamo la necessità di riordinare il sistema degli incentivi alle imprese e al lavoro. Le risorse che deriverebbero da un risparmio sulle politiche passive potranno andare in buona parte per incrementare i servizi. E’ chiaro che non spenderemo mai, in proporzione, come la Danimarca o altri Paesi del centro- nord Europa. Ma, se vogliamo attribuire al servizio al pubblico un ruolo centrale in questo settore, non possiamo continuare ad avere un sistema basato su poche migliaia di addetti, spesso precari  e non aiutati. Questa è una scelta di fondo sulla quale dobbiamo insistere. 

Un secondo elemento da considerare riguarda il sistema istituzionale. Anch’io credo che la soluzione di affidare i Servizi all’Impiego tutto ai Comuni sia difficilmente attuabile. In attesa che si sistemi il quadro con l’abolizione delle Province, penso che occorra andare verso un’agenzia federale. La pratica delle linee guida e le esperienze della Struttura di Missione Stabilità della legge 99 possono essere utili in questa direzione. 

Sappiamo che può esserci soft law e hard law. Dato che in questo settore non abbiamo ancora una hard law (come una forte agenzia del lavoro alla germanica), la Struttura di Missione, le linee guida, i protocolli, sono  forme di soft law che vanno in una direzione giusta. Il problema è l’assicurarsi che tali sinergie, spesso tenute insieme solo da volontà e fili sottili, siano effettivamente operanti. Se la Struttura di Missione funziona nei prossimi mesi sarà utile per favorire un assetto istituzionale più robusto. Sono fiducioso che questa sperimentazione, che è già cominciata, possa essere  funzionale anche al prossimo quadro istituzionale. 

Un terzo elemento di riflessione riguarda l’integrazione fra pubblico e privato. Occorre chiarire bene i compiti. Il servizio  pubblico garantisce l’accesso universale, l’accoglienza, la presa in carico dei lavoratori. Anche gli operatori privati hanno dato indicazioni in questa direzione. Il che è un segno positivo di cooperazione. Fino a dieci anni fa, se avessimo discusso di questo tema, avremmo registrato forti contrapposizioni. Credo che questa integrazione dei compiti vada ben delineata, e di sicuro la Struttura di Missione lo chiarirà; poi bisognerà farla funzionare. Magari sperimentandola in aree in cui già ci sono esperienze positive e accettando anche differenze. In alcuni casi il pubblico sarà in grado di erogare servizi di base più avanzati, in altre si delegheranno al privato. Per questo sarà interessante stabilire delle premialità anche per il pubblico in modo tale da stimolare anche il pubblico. Questo è un test importante che si vede già in alcune realtà. 

Un ultimo punto: quanto e come sperimentare. I giovani che hanno bisogno di essere sostenuti sono tanti. Io ho delle stime fatte da Veneto Lavoro che riportano alcune realtà regionali: i giovani che effettivamente sono accessibili, nel senso che si mobilitano e che vanno ai Centri per l’Impiego sono circa 2-300 mila. Si tratta dei giovani appena usciti dal percorso scolastico e da prendere subito in carico, come indicato dall’Europa. Questo è un punto che dovremo valutare, non dimenticando che c’è uno stock, anche se la sperimentazione richiederà qualche scelta di campo netta. Dovremo ritagliare l’intervento su un target specifico, sapendo che da gennaio i giovani verranno ai Centri per l’Impiego. 

Con quali risorse sosteniamo i Centri per l’Impiego? Un argomento poco trattato: non si può certo pensare di assumere 20-30 mila addetti nei Centri. Io ho proposto di indirizzare presso i Centri alcuni lavoratori del pubblico impiego tuttora in mobilità. In ogni caso dobbiamo decidere come rafforzare i centri esistenti per metterli in grado di erogare i servizi di base. Ho sentito ipotesi varie. Si è parlato di task force di intervento nelle aree più critiche, che aiutino le persone in organico nei centri. E’ una ipotesi possibile e può far parte normalmente delle sperimentazioni. 

Per concludere, io credo che l’occasione della Garanzia Giovani vada presa con gradualità ma con convinzione, come un test. Se le dichiarazioni di disponibilità di tutti avranno seguito, si può partire bene; sono convinto che anche i piccoli successi iniziali aprono la strada. Poi sarà necessaria la continuità dell’implementazione. Questo percorso è di nostro interesse anche come Nuovi Lavori; e sarà da noi monitorato, non solo come riflessione teorica.

 (*) Presidente  Nuovi Lavori

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