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Luci ed ombre sui cambiamenti climatici

La ventottesima Conferenza delle Parti (COP28) sui cambiamenti climatici, tenutasi a Dubai, ha segnato un momento cruciale nella storia degli sforzi globali per affrontare la minaccia del riscaldamento globale. Gli accordi raggiunti a Dubai non solo riaffermano l’impegno internazionale nella lotta contro i cambiamenti climatici, ma delineano anche nuovi percorsi per un’economia globale più sostenibile e resiliente.

Uno dei principali risultati degli accordi di Dubai è l’enfasi sulla transizione verso fonti di energia rinnovabile. L’abbandono progressivo dei combustibili fossili, nonostante le sfide significative, promette una riduzione delle emissioni di gas serra, essenziale per limitare l’aumento delle temperature globali. Questa transizione offre un’opportunità economica enorme. Secondo alcune stime, il mercato delle energie rinnovabili potrebbe raggiungere diversi trilioni di dollari nei prossimi decenni, con la creazione di milioni di posti di lavoro nel settore. 

Tuttavia, la transizione energetica richiede investimenti sostanziali. Gli accordi di Dubai hanno quindi messo in evidenza la necessità di finanziamenti e incentivi per supportare sia le economie sviluppate sia quelle in via di sviluppo nella loro transizione energetica. La collaborazione tra i governi, il settore privato e le istituzioni finanziarie internazionali sarà fondamentale per mobilitare le risorse necessarie. Gli accordi di Dubai hanno riconosciuto la disparità nell’impatto dei cambiamenti climatici e nella capacità di risposta tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Per le economie emergenti, gli accordi offrono una doppia opportunità: quella di “saltare” la fase dei combustibili fossili, passando direttamente alle energie rinnovabili, e quella di accesso a nuove forme di finanziamento per lo sviluppo sostenibile. 

La sfida principale per questi paesi rimane l’accesso ai capitali e alle tecnologie necessarie. L’impegno degli accordi di Dubai nel fornire supporto finanziario e tecnico ai paesi in via di sviluppo è un passo importante. Tuttavia, sarà essenziale garantire che tali risorse siano effettivamente accessibili e che vi sia un trasferimento equo di tecnologie. Gli accordi di Dubai hanno dato grande rilievo all’innovazione tecnologica come mezzo per combattere i cambiamenti climatici. Investimenti in ricerca e sviluppo in tecnologie pulite, come l’energia solare, eolica, l’idrogeno e la cattura del carbonio, sono essenziali. Questo spinge non solo verso un futuro più sostenibile ma apre anche nuovi mercati e opportunità di business. 

Le implicazioni economiche di tale innovazione sono vastissime. Si prevede che la “green economy” diventi uno dei principali motori di crescita nel prossimo decennio, con un impatto significativo sul PIL globale. Questo sviluppo potrebbe anche portare a un cambiamento nei rapporti di forza economici globali, con nuovi leader emergenti nel campo delle tecnologie pulite. Nonostante l’ottimismo, gli accordi di Dubai presentano anche delle sfide piochè vi sono alcuni ostacoli che possono potenzialmente influenzare la velocità e l’efficacia con cui gli obiettivi di questi accordi vengono perseguiti e raggiunti. 

Il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio potrebbe avere impatti negativi a breve termine su alcune industrie e regioni poiché la riconversione delle economie basate sui combustibili fossili è delicata e complessa. Industrie intere, particolarmente quelle legate al petrolio, al carbone e al gas naturale, dovranno affrontare profondi cambiamenti strutturali. Questo potrebbe portare a una perdita di posti di lavoro in questi settori, creando tensioni sociali e necessitando di ampie politiche di riqualificazione professionale e di sostegno sociale. 

Le disparità geografiche rappresentano un’altra sfida significativa. Alcune regioni, ricche di risorse naturali rinnovabili come il sole e il vento, potrebbero beneficiare maggiormente della transizione energetica. Al contrario, aree con scarse risorse rinnovabili o con economie fortemente dipendenti dai combustibili fossili potrebbero trovarsi in svantaggio, aggravando le disuguaglianze regionali. Il successo degli Accordi di Dubai dipende, inoltre, in gran parte dalla volontà politica e dalla capacità di governance a livello sia nazionale che internazionale. 

Esiste il rischio che le tensioni politiche, i cambi di governo, o le priorità nazionaliste possano rallentare o deviare gli sforzi di collaborazione internazionale. Inoltre, la complessità e l’eterogeneità delle normative ambientali tra diversi paesi possono creare ostacoli all’attuazione efficace degli accordi. Sebbene l’innovazione tecnologica sia al centro della strategia degli Accordi di Dubai, esistono rischi significativi legati alla dipendenza da tecnologie ancora in fase di sviluppo o non completamente testate su larga scala. L’incertezza sul rendimento a lungo termine di tali tecnologie, i potenziali impatti ambientali non previsti e le sfide nella scalabilità possono ostacolare la transizione verso l’energia pulita. Gli Accordi di Dubai influenzeranno anche i mercati finanziari. La riallocazione di enormi capitali dai combustibili fossili alle energie rinnovabili potrebbe creare volatilità nei mercati. Inoltre, la “bolla dei carboni”, ovvero il sovrainvestimento in attività legate ai combustibili fossili, potrebbe scoppiare, portando a instabilità finanziaria per alcuni investitori e aziende. 

Infine, una delle maggiori sfide poste dagli Accordi di Dubai è quella dell’adattamento ai cambiamenti climatici già in corso. Mentre la mitigazione è fondamentale, l’adattamento alle condizioni climatiche mutevoli, in particolare nei paesi in via di sviluppo e nelle piccole isole, richiede risorse finanziarie, tecnologiche e umane significative. La gestione efficace di questo aspetto sarà cruciale per ridurre la vulnerabilità e aumentare la resilienza di comunità, economie e ecosistemi. Gi Accordi di Dubai rappresentano un passo avanti significativo nella lotta ai cambiamenti climatici e se pienamente realizzati potrebbero portare alla creazione di un’economia globale resiliente, innovativa e a basse emissioni di carbonio, con benefici sia per l’ambiente che per la prosperità economica mondiale. 

Tuttavia, anche se è indubbio che l’approccio adottato, che bilancia le esigenze ambientali con le opportunità economiche, offre una roadmap per un futuro più sostenibile, essi portano con sé una serie di sfide e rischi non trascurabili. La gestione efficace di questi aspetti richiederà un impegno concertato e coordinato a livello globale, un’attenzione costante alla giustizia sociale e ambientale e un investimento continuo in innovazione e tecnologia. La strada verso un futuro a basse emissioni di carbonio è complessa e costellata di ostacoli, ma la direzione intrapresa agli Accordi di Dubai offre una speranza concreta per un mondo più sostenibile e resiliente.

 La volontà politica e la cooperazione internazionale saranno determinanti per garantire che gli obiettivi degli accordi di Dubai siano raggiunti e la vera sfida sarà garantire che questi ambiziosi obiettivi siano tradotti in azioni concrete e tempestive a livello globale.

*Professore di Politica Economica, Università Mediterranea di Reggio Calabria

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