Il 23 febbraio scorso è stato presentato il Rapporto sulla green economy 2014, realizzato dall’Enea e dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile. Quest’anno il Rapporto prende in esame Le imprese della green economy. La via maestra per uscire dalla crisi, offrendo un’analisi del sistema produttivo italiano situandolo nel più ampio processo di mutamento che investe le economie mondiali, mettendo a fuoco i nodi irrisolti e gli ambiti rispetto ai quali è più urgente un cambio di marcia.
Le imprese europee che puntano in direzione del green sono in crescita: il 26% delle Pmi già offre prodotti e servizi verdi e il 93% ha messo in campo almeno un’azione per essere più efficiente. Anche in Italia si registra una crescente attenzione delle imprese per l’eco-innovazione: nel 2012, secondo la classifica europea, l’Italia era al quindicesimo posto tra i 28 Paesi Membri per eco-innovazione, mentre nel 2013 è salita al dodicesimo e il 98% degli imprenditori italiani afferma che l’economia deve puntare sul risparmio e l’uso sempre più efficiente dell’energia e delle risorse.
Eco-Innovation Scoreboard (EcoIS): posizione dell’Italia rispetto agli altri Membri Ue
Fonte: Rapporto Green Economy 2014, febbraio 2015.
Il Rapporto è suddiviso in quattro parti. Il primo dedicato al rapporto delle imprese con l’ambiente che descrive la crescita di quelle che producono beni e servizi ambientali e lo sviluppo di modelli di business che scommettono sul green. Il secondo sull’eco-innovazione e sulla propensione del sistema produttivo italiano nei confronti di questo tema che vede primeggiare in Europa i paesi nordici – Svezia e Finlandia – e la Germania.
Per comparare la competitività di Paesi quali Cina, Giappone, Corea, Usa, Uk, Francia, Germania e Italia sono paragonati 110 settori manifatturieri in base ai tre seguenti parametri: a. Innovazione Green, che misura la velocità con cui un settore industriale diventa «verde» (data dal numero di Brevetti Verdi sul Totale Brevetti); b. Vantaggio Competitivo, che mostra la variazione della quota di mercato di un paese in uno specifico settore (calcolato in base alle esportazioni relative del settore rispetto agli altri Paesi); Dimensione relativa del settore.
Nel quadrante presentato di seguito, i settori posizionati tra 0 e 1 sono al di sotto della media del campione di paesi esaminato.
Principali settori per la competitività «green», Italia
Fonte: Rapporto Green Economy 2014, febbraio 2015.
La terza parte del rapporto pubblica i risultati di un’indagine sugli orientamenti degli imprenditori della green economy condotta tra aprile e maggio 2014 dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con il Consiglio Nazionale della Green Economy, articolata in 56 temi relativi a 8 argomenti strategici, cui hanno risposto 437 imprenditori che gestiscono imprese per un totale di 64.573 dipendenti e con un fatturato complessivo di 15 miliardi e 956 milioni. «Le imprese della green economy – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione in occasione della presentazione del Rapporto oggi all’Enea – chiedono di pesare di più nelle scelte economiche del Paese, perché la loro crescita può contribuire in modo decisivo a far uscire l’Italia dalla crisi. Le imprese della green economy – sia quelle che producono beni e servizi di qualità ambientale, sia quelle che hanno investito in eco-innovazione per processi produttivi puliti — hanno infatti maggiori possibilità di sviluppo sul mercato interno e su quelli esteri proprio perché meglio rispondono alla domanda di un miglior benessere e di una miglior tutela di un bene diventato scarso come l’ambiente».
L’ultima parte, infine, fornisce i criteri per individuare le imprese green e indica alcune misure per lo sviluppo della green economy: una riforma fiscale in chiave ecologica; un programma per migliorare l’utilizzo delle risorse e per sviluppare strumenti finanziari innovativi; investimenti in infrastrutture verdi, difesa del suolo e delle acque; un programma nazionale per l’efficienza e il risparmio energetico; lo sviluppo delle attività di riciclo dei rifiuti; il rilancio degli investimenti per le rinnovabili; programmi di rigenerazione urbana; investimenti in mobilità sostenibile; valorizzazione dell’ agricoltura di qualità; un piano per l’occupazione giovanile green.
Nelle conclusioni della presentazione, Roberto Morabito (Enea – Unità Tecnica Tecnologie Ambientali) ha considerato, a valle del Rapporto 2014, che la situazione italiana è matura affinché si intraprenda significativamente, sistematicamente e in maniera governata un percorso verso la green economy. A tal fine, strumento prioritario per questo percorso è l’ulteriore sviluppo, diffusione e implementazione dell’eco-innovazione nel quadro di una nuova e rilanciata politica industriale che sappia coniugare la competitività delle nostre imprese alla sostenibilità dei nostri sistemi produttivi sul percorso della green economy. Il percorso verso la sostenibilità necessita del passaggio da innovazioni incrementali verso innovazioni radicali che hanno ampi effetti sistemici. Per far questo è necessario arrivare a una futura governance dell’eco-innovazione made in Italy che sappia mettere a sistema i “tradizionali” concetti di eco-innovazione di processo e di prodotto con i più ampi concetti di eco-innovazione di sistema, dei consumi e più in generale degli stili di vita, culturali e sociali.