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La guerra un anno dopo. Intervista a Mara Morini

Un anno fa la terribile aggressione russa all’Ucraina. Come è cambiato il mondo? Quali sviluppi vi saranno nella guerra? Ne parliamo Mara Morini, docente di Scienza Politica all’università di Genova ed esperta di politica russa.

Professoressa, domani è l’anniversario dell’aggressione russa contro L’Ucraina. Si afferma, non senza ragioni, che dopo quell’invasione il mondo non è più lo stesso. Per l’occidente cosa è cambiato?

L’aspetto più evidente è che ci siamo ritrovati nuovamente con un conflitto in Europa dopo quello nei Balcani. Ci eravamo abituati alla pace, ma, forse, non abbiamo avuto una classe dirigente, capace di cogliere dei segnali e di prevenire questa guerra in Ucraina. 

Per noi europei, il cambiamento ha comportato una ridefinizione dei rapporti commerciali con la Russia e la ricerca di altre fonti energetiche, ma, anche la consapevolezza di una maggiore coesione nell’UE su tematiche quali la politica di sicurezza e di difesa e il sostegno militare al governo ucraino. Tuttavia, il conflitto è ancora in atto, tutto è in divenire: la sfida che ci aspetta è cogliere da questo dramma la forza necessaria per riflettere sulle prossime scelte di natura politica, economica ed internazionale.

E per la Russia cosa è cambiato?

Dopo l’incontro USA e Russia a Partica di Mare nel 2002, Putin ha cambiato l’atteggiamento e la politica estera russa a causa dei diversi delle rivoluzioni colorate che sono state percepite come un’ingerenza degli USA nei processi di democratizzazione di alcuni paesi post-sovietici. Ricordiamoci i discorsi del presidente russo dal 2004 in poi che hanno aperto la strada ad una politica estera più aggressiva e revisionista, volta a “riprendersi” un ruolo importante nell’assetto internazionale. La scelta di invadere l’Ucraina ha comportato il proseguimento di percorsi che erano, però, già in atto da alcuni anni: la dedollarizzazione, l’export verso i paesi euroasiatici, scambi commerciali con l’India e la Cina. La Russia ha chiuso la porta in faccia all’Occidente e si è concentrata verso l’Eurasia. È un cambiamento epocale per tutti noi, non solo per la Russia.

Lei, attualmente, si trova in Russia, come sta vivendo l’opinione pubblica russa questo lungo conflitto che ha fatto migliaia e migliaia di morti per la Russia? Vede qualche cambiamento nell’opinione pubblica?

Al di là dei diversi sondaggi che abbiamo utilizzato per spiegare gli atteggiamenti dell’opinione pubblica, ho riscontrato diverse conferme: la frattura generazionale. I giovani sono i più critici nei confronti del presidente e di questo conflitto mentre gli adulti, maggiormente socializzati alla propaganda e alle eredità ideologiche e culturali del passato, sostengono l’iniziativa del presidente. Un altro aspetto è che la vita va avanti con i problemi quotidiani da affrontare: l’aumento di alcuni prezzi è stato imputato maggiormente agli effetti della pandemia e non ancora a quelli della guerra. Inoltre, ho riscontrato che la cd. “operazione speciale militare” ha anche il sostegno di persone che si sono sempre definite “antiputiniste”, ma che dinanzi al “pericolo” dell’Occidente collettivo, ritengono giusto difendersi, condividendo la narrazione dalla propaganda. 

Parliamo della guerra. Qualche osservatore ha affermato che laggiù, al fronte, sembra di essere a Verdum (terribile battaglia della prima guerra mondiale). Che guerra è diventata?

Non sono un’esperta militare, ma dai rapporti che ho letto, sembra una guerra di attrito e logoramento, molto convenzionale. I discorsi di Putin di questi giorni sembrano proprio confermare questa impressione: la Russia è pronta ad andare avanti sino alla vittoria, anche per anni. 

Lei pensa che avverrà una grande offensiva russa? 

Qualche mese fa, il presidente Putin ha detto che la battaglia sul campo può condizionare le trattative politiche. Movimenti di soldati e di mezzi armati verso il Donbas si stanno verificando. Credo che interverrà per difendere quella parte del territorio che ha annesso illegalmente nel settembre 2022 prima dell’arrivo di armi più sofisticate dell’Occidente. 

Nel caso avvenisse questa grande offensiva come reagirebbe la NATO?

Dalle dichiarazioni del segretario generale mi pare di capire che non vi è intenzione di un coinvolgimento diretto. D’altronde è un conflitto che sinora è circoscritto in un paese che non è membro della NATO: non c’è, quindi, motivo per attuare l’art.5.

In definitiva: dove vogliono arrivare russi e ucraini? Come potrebbe finire la guerra?

Difficile fare previsioni. L’Ucraina ha tutto il diritto di difendere la propria sovranità e integrità territoriale: è lo Stato aggredito. La Russia non accetterà una soluzione senza la Crimea e i territori recentemente annessi. A ciò si aggiunga la questione della volontà da parte della Cina e della Russia di sfidare l’egemonia americana dell’ordine internazionale. Ci sono troppe questioni in gioco. È una situazione molto complicata nella quale, mi auguro, che l’Europa non ne subirà le conseguenze politiche e socioeconomiche.

Dal sito : www.rainews.it

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