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Politiche per conciliare lavoro e famiglia

In Italia c’é bisogno di piú politiche per conciliare lavoro e famiglia. L’Italia é ben al di sotto della media OCSE rispetto a tre indicatori fondamentali sulla famiglia: occupazione femminile, tasso di fertilitá e tasso di povertá infantile. Il dilemma italiano sta nel fatto che é molto difficile conciliare lavoro e figli ma, allo stesso tempo, un elevato il tasso di occupazione dei genitori é cruciale per ridurre il rischio di povertá infantile. Per poter migliorare le condizioni di vita lavorativa e familiare é necessario rafforzare le politiche per l’infanzia e per il lavoro che contribuiscono a rimuovere gli ostacoli all’occupazione femminile.  In confronto a molti paesi OCSE, in Italia le donne hanno piú difficoltá a conciliare lavoro e famiglia. Spesso esse si trovano a dover compiere una scelta tra avere un lavoro ed avere dei figli; il risultato è che sia il tasso di natalitá sia il tasso di occupazione femminile sono bassi: quest’ultimo é pari al 48% (la media OCSE é pari al 59%).  Dopo un drastico calo durante gli anni ’70, intorno alla metá degli anni ’80 i tassi di feconditá si sono assestati intorno a 1,4 figli per donna. Anche per avere una condizione lavorativa più stabile, i giovani spesso postpongono l’etá in cui hanno il primo figlio e così la probabilitá di non avere figli aumenta. In Italia, in effetti, ci sono molte donne senza figli: il 24% circa delle donne nate nel 1965 non ha avuto figli; in Francia, per esempio, solo il 10% delle donne nate nello stesso anno non ha figli.

L’Italia é caratterizzata da bassi tassi di fertilitá  e di impiego femminile (2009) 

L’Italia investe meno in politiche per la famiglia che la maggior parte dei paesi OCSE con alti tassi di fertilitá.  

Il tasso di povertá infantile in Italia é pari al 15% ma il rischio di povertá é estremamente alto per i bambini che vivono in famiglie in cui entrambi i genitori sono disoccupati. Circa l’88% dei bambini che vivono con un solo genitore disoccupato sono poveri (la media OCSE é 62%). Analogamente, il 79% dei bambini che vivono con due genitori disoccupati sono poveri; la percentuale scende al 22% quando solo uno dei due genitori ha un lavoro (le medie OCSE sono, rispettivamente, 50% e 17%).  L’Italia spende circa 1,4% del PIL per le famiglie con bambini, mentre nell’OCSE in media si spende il 2.2%. I genitori che hanno un lavoro hanno diritto ad 11 mesi di congedo parentale retribuito di cui 5 mesi di maternitá generalmente retribuiti al 100% dello stipendio, ma la retribuzione é bassa per il resto del congedo. Circa il 29% dei bambini al di sotto dei 3 anni usufruiscono dei Servizi all’Infanzia, una cifra di molto inferiore alla percentuale dei bambini iscritti alla Scuola dell’Infanzia (il 98% dei bambini tra i 3 e i 5 anni). Solo il 6% dei bambini tra i 6 e gli 11 anni è iscritto a servizi di pre e dopo scuola, in parte a causa di finanziamenti ridotti.    

Doing Better for Families Italia

  

La flessibilitá degli orari di lavoro svolge ancora un ruolo limitato nell’aiutare i genitori a conciliare lavoro e famiglia: meno del 50% delle imprese con 10 o piú dipendenti offre flessibilitá ai propri dipendenti, e il 60% dei lavoratori dipendenti non è libero di variare il proprio orario di lavoro. Avendo scarso accesso a servizi di pre e dopo scuola, per i genitori é complicato avere un lavoro a tempo pieno. L’alternativa é spesso un lavoro part-time, opzione scelta dal 31% delle donne in Italia ma solo dal 7% degli uomini. In Italia le donne dedicano al lavoro non retribuito molto piú tempo degli uomini (in media, piú di 5 ore al giorno le donne e meno di 2 ore al giorno gli uomini): la più ampia disparità di genere nei Paesi OCSE dopo Messico, Turchia e Portogallo. 

 Online in English at:  www.oecd.org/social/family/doingbetter  Online in French at:  www.oecd.org/social/famille/bienetre OECD Country Snapshots at www.oecd.org/social/family/database       

More support to combine work and childrearing is needed in Italy Italy falls behind OECD averages on three key family indicators: female employment, fertility rates and child income poverty.The Italian dilemma is that paid work is at odds with having children whilst parental employment is key to reducing poverty. Child care policies and workplace practices that reduce barriers to employment for mothers need to be strengthened to get better work and family outcomes. Compared with many other OECD countries, women in Italy find it difficult to combine motherhood with paid employment. In fact, women often have to choose between work and having children; the result is few children and low female employment rates: 48% compared with an OECD average of 59%.  Fertility rates have fallen sharply during the 1970s, and have stabilised around 1.4 children per women since the mid-1980s. Because they would first like to gain a strong foothold in the labour market, younger generations postpone childbirths  and postponement increases the likelihood of not having children at all.  In Italy there are many women without children: about 24% of women born in 1965 has remained childless, while this is only 10% for French women of same age cohort. 

Italy combines low fertility and low  female employment rates (2009) 

Italy spends less on families than most OECD countries with high fertility  

Child poverty is 15% in Italy, but poverty risks are very high when children live in families where parents are not in paid work. Poverty affects about 88% of children in jobless sole parent families (the OECD average is 62%). Similarly, 79% of children in two-parent families live in poor households when neither parent is working, as do 22% of children when only one parent is working (the OECD averages are 50% and 17% respectively ). Italy spends around 1.4% of GDP for families with children, which is below the 2.2% invested in families on average across the OECD. Working parents can take up to 11 months of parental leave, including 5 months of maternity leave usually at full pay, but payment rates for the rest of the parental leave period are low. About 29% of all children under age 3 participate in formal childcare, but that is much lower than the number of children who attend Scuola dell’Infanza (98% of the children aged 3 to 5). Limited public support for out-of-school hours care means that only 6% of children age 6 to 11 use such services. Working time flexibility plays a limited role in helping parents to reconcile their work and care commitments: less than 50% of companies with 10 or more employees provide flexi-time options to their employees, and 60% of employees have no control over their working times. When faced with limited access to out-of-school care services, holding a full-time job is difficult for parents. The alternative is to work part-time, as 31% of working women but only 7% of men do. Women In Italy women also spend much more time on unpaid work (over 5 hours a day, on average) than men (less than 2 hours a day):the fourth largest gender gap in the OECD, after Mexico, Turkey and Portugal.

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NEWSLETTER NUOVI LAVORI – DIRETTORE RESPONSABILE: PierLuigi Mele – COMITATO DI REDAZIONE: Maurizio BENETTI, Cecilia BRIGHI, Giuseppantonio CELA, Mario CONCLAVE, Luigi DELLE CAVE, Andrea GANDINI, Erika HANKO, Marino LIZZA, Vittorio MARTONE, Pier Luigi MELE, Raffaele MORESE, Gabriele OLINI, Antonio TURSILLI – Lucia VALENTE – Manlio VENDITTELLI – EDITORE: Associazione Nuovi Lavori – PERIODICO QUINDICINALE, registrazione del Tribunale di Roma n.228 del 16.06.2008

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