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Persone senza dimora: uomini, stranieri, soli, privi di lavoro

Persone senza dimora. Ne incrociamo durante il nostro cammino quotidiano. Sono destinatari di giudizi controversi. Ce ne occupiamo più diffusamente in occasione dell’emergenza freddo o per il fabbisogno alimentare. Le pratiche in atto sono quasi esclusivamente di enti locali e volontariato.

Due significativi passi in avanti invece nella direzione di politiche di ordine nazionale verso le persone senza dimora sono quelle presentate a dicembre in sede CNEL da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Istat, fio.PSD (Federazione Italiana degli Organismi delle Persone Senza Dimora) e Caritas: il secondo Censimento relativo alla popolazione(1); la messa a punto e la condivisione in sede di Conferenza Unificata di novembre degli orientamenti riguardo alle policies (2). In questa occasione ci soffermiamo sul Censimento. 

Censimento.

Già il fatto che si è conclusa una riedizione(3) della rilevazione è da annoverarsi come risultato positivo. Confermando l’ipotesi di non occasionalità dell’indagine da parte dell’istituto di statistica nazionale(4). La novità consolidata è la metodologia predisposta ed attuata che ha coinvolto l’istituto di statistica e gli organismi che operano nel campo delle persone senza dimora: fio.PSD e Caritas. Forse metodologia obbligata per indagare fenomeni sfuggenti di povertà estrema quale quelli in esame(5).  

I risultati del Censimento offrono materiale prezioso di conoscenza, anche attraverso il confronto dei dati delle due annualità 2011 2014, per la messa in atto di politiche nazionali ai vari livelli di competenza istituzionale- nazionale, regionale e territoriale – e da parte dell’associazionismo impegnato su questo campo.

Percorriamo i risultati più significativi.

La definizione di senza dimora utilizzata è quella all’interno della classificazione ETHOS (6).  

Le unità prese in esame sono le persone che hanno avuto contatti con servizi mensa o accoglienza nei mesi di novembre e dicembre 2014. Questo universo è di fatto sottostimano, non completa il fenomeno rientrante nella definizione. Non copre tutti i comuni d’Italia(7). Sono assenti i soggetti privi di relazione con servizi pubblici e privati(8).

Quantità e caratteristiche della popolazione.

Sono stimate 50 mila 724 persone senza dimora in Italia nel 2014. Sono il 2,43 per mille della popolazione iscritta nei 158 comuni considerati. Valore in aumento rispetto al 2011 (il 2,31 per mille; 47 mila 648 persone).

La maggiore percentuale di persone senza dimora si registra nelle regioni del Nord-ovest. In questa area geografica, in quella del Centro e delle Isole le quote sono rimaste pressoché uguali nel 2014 rispetto al 2011; diminuiscono nel Nord-est; aumentano nel Sud(9).

Sono in prevalenza uomini, stranieri, con meno di 54 anni –  con un aumento dell’età media (da 42,1 a 44 anni). Posseduto largamente un titolo di studio basso. Ma rilevante è la presenza del titolo di scuola media superiore.  Queste caratteristiche registrate nel 2014 sono analoghe a quelle del 2011.

Cresce la quota dei senza dimora che vive da solo. Diminuisce quella di chi vive con un partner o un figlio; poco più della metà dichiara di non essersi mai sposato.

Si resta più a lungo nella condizione di senza dimora rispetto al 2011: aumentano le percentuali di durata da più di due anni e  di oltre 4 anni.

Basandosi sulle informazioni provenienti da soggetti con esperienza di relazione con i servizi, la distribuzione territoriale risente della diversa offerta di servizi nel territorio: – il 56%  delle persone senza dimora  vive nel Nord del paese (38% nel Nord-ovest e 18% nel Nord-est), – oltre un quinto al Centro; -il 20,3% vive nel Mezzogiorno (11,1% nel Sud e 9,2% nelle Isole)(10).

Condizionante è anche la concentrazione della popolazione nei grandi centri urbani(11).

Milano e Roma accolgono ben il 38,9% delle persone senza dimora; seguono Firenze, Torino, Napoli e Bologna.

Nel 2014, nei 158 comuni di rilevazione sono 768 i servizi di mensa e accoglienza notturna per le persone senza dimora. Rispetto al 2011, il numero dei servizi è diminuito del 4,2%, ma le prestazioni (pranzi, cene, posti letto) mensilmente erogate sono in aumento (da 749.676 a 864.772). Ciò riguarda soprattutto le mense, dove l’aumento è stato pari a circa il 22% (da 402.006 a 489.255).  

La diminuzione dei servizi non riguarda tutte le aree geografiche: aumenta nel Nord Ovest, diminuisce nelle altre aree (Nord Est, Centro, Isole). Vi è inoltre una variabilità nell’andamento dei servizi mensa ed accoglienza notturna.

Si evidenzia così che – complessivamente e con andamenti diversi per territorio – i servizi attivi nel 2014, pur in diminuzione rispetto al 2011, erogano, in media, più prestazioni(12). Non aumenta il numero della popolazione assistita: le prestazioni spesso sono rivolte alle stesse persone.

Presenti tra le persone senza dimora fattori di ulteriore difficoltà, anche alla rilevazione delle informazioni, quali disabilità, dipendenza, difficoltà linguistiche(13).

Le attività lavorative 

La maggioranza delle persone è priva di lavoro (72%).  Più di un quarto delle persone (il 28%) dichiara di lavorare, senza grandi distinzioni tra italiani e stranieri. Ed è una quota analoga a quella rilevata nel 2011. Risulta in calo il lavoro stabile(14) . Si tratta prevalentemente di occupazioni a termine, poco sicure o saltuarie, a bassa qualifica nei servizi. 

Presente ed in aumento la quota di chi non ha mai svolto attività lavorativa soprattutto tra gli stranieri.

Quanto dura l’attività lavorativa?  Per meno di un terzo di persone la durata è di più di 20 giorni al mese. Per più di un terzo la durata è: di meno di 10 giorni al mese (37,6%) e di 10-19 giorni (31,9%) 

Il guadagno medio dichiarato è a scalare: 62,7% tra 100 e 499 euro; 22,6% più di 500 euro; 14,8% meno di 100 euro(15).

Fonti di reddito

La maggioranza dichiara di avere un’unica fonte di reddito. Segue chi ha due o più fonti (circa il 30%). Dichiara di non avere nessuna fonte di reddito il 17%.

La tipologia di reddito è articolata (da lavoro, da pensione, da sussidi pubblici, da familiari, amici, da collette) e spesso combinata.

Vi è una tendenza alla riduzione della percentuale di chi ha come unica fonte di reddito il lavoro (da 17% a 14,2% tra gli stranieri e da 15,8% a 13,6% tra gli italiani), aumenta la quota di chi dichiara di ricevere aiuti in denaro da familiari, amici o parenti. Tra gli stranieri aumenta il peso di chi riceve reddito da estranei (colletta, associazioni di volontariato o altro)(16).

Eventi significativi verso la condizione di senza dimora

Gli eventi più significativi che hanno portato alla condizione di senza dimora sono a scalare:

la separazione dal coniuge e/o dai figli (63%); la perdita di un lavoro stabile (56,1%); la malattia (25,4%). Rispetto al 2011 è aumentata l’influenza della separazione e diminuita quella della perdita del lavoro(17).

La relazionalità

La maggioranza delle persone senza dimora vive sola (più del 78%), in pochi conservano contatti conoscenti (poco più del 15%) e ancora meno con parenti stretti (6,5%)(18).

Il ricorso ai servizi

I servizi mirati utilizzati almeno una volta nel corso dell’anno precedente all’intervista sono stati a scalare: mense, accoglienza notturna, distribuzione abiti, igiene personale, distribuzione medicinali, accoglienza diurna, unità di strada, distribuzione pacchi alimentari.

Tra gli altri servizi pubblici i più utilizzati sono a scalare: servizi sanitari, servizi sociali, servizi per l’impiego, servizi anagrafici.

Rispetto al 2011, la quota delle persone senza dimora che dichiarano di aver utilizzato i servizi delle unità di strada nei 12 mesi precedenti l’intervista è cresciuta (dal 27,6% al 36,4%), soprattutto tra gli stranieri (da 27,6% a 39,8%).

 In aumento anche il contatto con i centri di ascolto o strutture simili (da 35,7% a 42,7%) e quello con i servizi di distribuzione medicinali (da 33,5% a 40,2%). Infine, ma solo per gli stranieri, aumenta anche la frequentazione dei centri di accoglienza diurna (da 31,5% a 35,5%).

Rispetto al 2011 sono in crescita le persone senza dimora che si rivolgono ai servizi sociali (dal 39,8% al 47,1%). Tra gli stranieri si riduce il ricorso ai servizi per l’impiego. In calo il ricorso ai servizi di distribuzione pacchi alimentari e, per gli italiani, ai servizi di accoglienza notturna(19).

 

Luoghi per il riposo notturno.

Nel mese precedente all’intervista i luoghi in cui si è dormito sono a scalare: strutture di accoglienza notturna, strutture di accoglienza diurna e notturna (tale percentuale è raddoppiata rispetto al 2011), stazione ferroviaria metro, baracca capannone casa abbandonata, automobile roulotte vagone.

Diminuiscono rispetto al 2011 quanti sono costretti a dormire in “luoghi” di fortuna, come automobili, roulotte o vagoni del treno (dal 22,8% al 15,3%), soprattutto tra gli stranieri (dal 22,9% al 12,6%) tra i quali si riduce anche la percentuale di chi ha dormito all’aperto (dal 44,2% al 40,9%)(20).

La condizione delle donne senza dimora

Uno specifico paragrafo del rapporto riassume la condizione delle donne senza dimora(21). Sono il 14,3% della popolazione dei senza dimora, poco meno della metà sono italiane, presentano un’età media pari a 45,4 anni, vivono la condizione di senza dimora in media da 2,7 anni. La maggioranza dichiara di non lavorare, più di un quarto lavora, in media, per 15 giorni al mese, guadagnando circa 329 euro. Vivono più spesso da sole (la percentuale dal 56,4% e raramente con il coniuge/partner o con figli. L’evento significativo per la condizione è la separazione dal coniuge o dai figli anche in congiunto alla perdita di lavoro.

 

Alcune considerazioni

Va evidenziata la positività del censimento da parte dell’ISTAT. Non è secondario che sia l’istituto di statistica a proporsi l’approfondimento di una tale tematica. Consapevoli che ciò richiede, in modo maggiore che per altre tematiche, un continuo affinamento metodologico, nella messa a punto delle categorie, degli indicatori e del campionamento (i comuni coinvolti, i soggetti non rientrati nell’indagine). Ma l’approccio di coinvolgere l’associazionismo dedicato nelle varie fasi è essenziale non solo alla qualità dei risultati ma anche al loro sviluppo operativo. Quasi un processo di formazione ricerca intervento.

 In termini censuali è da aggiornare l’analisi dei servizi che offrono prestazione alle persone senza dimora, oggetto di precedente censimento; ciò va inteso  come specificazione del monitoraggio delle politiche di inclusione attiva. Prendendo come riferimento quanto definito nelle linee di orientamento e verificando le stesse  reti di intervento territoriale pubblico privato.

Quindi le Linee di indirizzo assumono una valenza plurima: diventano categorie da analizzare in sede censuale ai fini programmatori, possono contribuire alla definizione di livelli di prestazione nazionali, diventano riferimento per il finanziamento e l’attuazione dei vari programmi e progetti ai vari livelli istituzionali, forniscono stimoli operativi al volontariato e al terzo settore, anche coinvolgendo finanziamenti privati ad esempio delle fondazioni, formulano la base per i programmi di monitoraggio delle politiche. 

Ciò introduce in modo pressante, a fronte delle competenze istituzionali frazionate e settorializzate, la necessità di azioni di sistema con una messa in campo di governance multilivello e multidimensionale, proprie di politiche di inclusione attiva, in grado di integrare le varie fonti di finanziamento e gli interventi,  soprattutto in una fase come questa dove il contrasto alla povertà estrema diventa più pressante, vi sono significativi interventi pluriennali di finanziamento al contrasto della povertà, al sostegno dell’inclusione attiva, mantenendo un costante collegamento delle politiche alloggiative con l’inclusione socio lavorativa. Forse sta maturando una consapevolezza diversa verso l’importanza delle politiche sociali come investimento in un approccio generativo.

 

NOTE

 1 Per il testo completo vedi L’indagine sulle persone senza dimora.

 2 Vedi Le linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta in Italia

 3 Il primo Censimento ISTAT, pubblicato nel 2012 fa riferimento al 2011. Vedi http://www.istat.it/it/archivio/72163

 4 Altre rilevazioni, di diverso significato, sono state effettuate dalla Fondazione De Benedetti che ha coinvolto, oltre alle associazioni di volontariato, varie università italiane. Vedi Primo censimento dei senza dimora a Milano, racCONTAMI, racCONTAMI 2014, 1° Censimento dei Senza Dimora di Roma Capitale. Risulta che in ambito UE non esistano rilevazioni censuarie effettuate dalle istituzioni statistiche.

 5 Vedi la parte metodologica in L’indagine sulle persone senza dimora, citato. 

 6 Vedi   http://www.feantsa.org/spip.php?article120&lang=en.

“ETHOS parte dalla comprensione di alcuni concetti : esistono tre aree che vanno a costituire l’abitare, in assenza delle quali è possibile identificare un problema abitativo importante fino ad arrivare alla esclusione abitativa totale vissuta dalle persone senza dimora. Quindi per definire una condizione di piena abitabilità è necessario che siano soddisfatte alcune caratteristiche: avere uno spazio abitativo (o appartamento) adeguato sul quale una persona e la sua famiglia possano esercitare un diritto di esclusività (area fisica); avere la possibilità di mantenere in quello spazio relazioni soddisfacenti e riservate (area sociale); avere un titolo legale riconosciuto che ne permetta il pieno godimento (area giuridica). L’assenza di queste condizioni permette di individuare quattro categorie di grave esclusione abitativa : – persone senza tetto – persone prive di una casa – persone che vivono in condizioni di insicurezza abitativa – persone che vivono in condizioni abitative inadeguate. Tutte le quattro categorie stanno comunque ad indicare l’assenza di una (vera) abitazione. ETHOS perciò classifica le persone senza dimora e in grave marginalità in riferimento alla loro condizione abitativa. Queste categorie concettuali sono divise in 13 categorie operative utili per diverse prospettive politiche: dal creare una mappa del fenomeno delle persone senza dimora a sviluppare, monitorare e verificare politiche adeguate alla soluzione del problema”.

 

La definizione contenuta nel Glossario è:una persona è considerata senza dimora quando versa in uno stato di povertà materiale e immateriale, che è connotato dal forte disagio abitativo, cioè dall’impossibilità e/o  incapacità di provvedere autonomamente al reperimento e al mantenimento di un’abitazione in senso proprio. Facendo riferimento alla tipologia ETHOS (European Typology on Homelessness and Housing Exclusion), così come elaborata dall’Osservatorio europeo sull’homelessness, nella definizione rientrano tutte le persone che: vivono in spazi pubblici (per strada, baracche, macchine abbandonate, roulotte, capannoni); vivono in un dormitorio notturno e/o sono costretti a trascorrere molte ore della giornata in uno spazio pubblico (aperto); vivono in ostelli per persone senza  casa/sistemazioni alloggiative temporanee; vivono in alloggi per interventi di supporto sociale specifici (per persone senza dimora singole, coppie e gruppi). Sono escluse tutte le persone che: vivono in condizione di sovraffollamento; ricevono ospitalità garantita da parenti o amici; vivono in alloggi occupati o in campi strutturati presenti nelle città.

 7 Per l’approfondimento dei comuni presi in esame vedi la nota metodologica.

 8 Tale stima esclude – oltre alle persone senza dimora che nel mese di rilevazione non hanno mai mangiato presso una mensa e non hanno mai dormito in una struttura di accoglienza – i minori, le popolazioni Rom e tutte le persone che, pur non avendo una dimora, sono ospiti, in forma più o meno temporanea, presso alloggi privati (ad esempio, quelli che ricevono ospitalità da amici, parenti o simili).

 9 Vedi prospetto1

 

  10 Vedi  prospetto 2

 

 11 Vedi prospetto 3

 

 12 Vedi prospetto 4

 

 13 Vedi prospetto 5

  

 15 Vedi prospetto 8

 

16 Vedi prospetto 9

 

 17 Vedi prospetto 10

 

 18 Vedi prospetto 11

 

 

 19 Vedi prospetto 12

 

 20 Vedi prospetto 13

  

 21 Vedi prospetto 14.

 

 

 

 

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