Il rischio di povertà morde. Nel 2021 in Europa più di una persona su 5 è a rischio di povertà o di esclusione sociale. È il 21,7% della popolazione.
Gli ultimi dati Eurostat sul rischio di povertà e di esclusione sociale si riferiscono al 2021 (1). Considerata la crisi dei prezzi dell’energia e la corsa dell’inflazione il timore è che, a oggi, la situazione sia anche peggiore. Mentre già è salito l’allarme sul rischio di un aumento della povertà energetica (2).
Nel 2021, 95,4 milioni di persone nell’Ue, pari al 21,7% della popolazione, erano a rischio di povertà o esclusione sociale, ossia vivevano in famiglie che presentavano almeno uno dei tre fattori di rischio:
- rischio di povertà,
- grave deprivazione materiale e sociale o
- residenza in una famiglia con intensità di lavoro molto bassa.
È un dato in leggero aumento rispetto al 2020, quando in questa situazione si trovava già il 21,6% della popolazione (94,8 milioni).
Il rischio di povertà o di esclusione sociale non dipende strettamente dal livello di reddito di una famiglia, perché riflette anche lo stato di disoccupazione, la bassa intensità di lavoro, le condizioni lavorative e una serie di caratteristiche socioeconomiche, spiega Eurostat.
Il rischio di povertà o esclusione sociale è maggiore nella Ue per le donne (piuttosto che per gli uomini), per i giovani adulti (piuttosto che per le persone di mezza età o gli anziani), per le persone con un basso livello di istruzione (rispetto a chi ha titolo di studio medio o terziario) e, in particolare, per i disoccupati.
Fra gli oltre 95 milioni di europei in difficoltà, ci sono circa 5,9 milioni (pari all’1,3% della popolazione totale) che vivono in famiglie dove si presentano contemporaneamente tutti e tre i fattori di rischio di povertà/esclusione sociale.
Nel dettaglio dell’analisi Eurostat, nel 2021 ci sono nella Ue
- 73,7 milioni di persone a rischio di povertà,
- 27 milioni gravemente svantaggiate dal punto di vista materiale e sociale,
- 29,3 milioni che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro.
La presenza di figli a carico è incisiva. Nel 2021, più di un quinto (22,5%) delle persone che vivevano in famiglie con figli a carico nell’Ue era a rischio di povertà o esclusione sociale, una quota in realtà anche abbastanza vicina a quella delle famiglie e senza figli a carico (20,9%).
Queste percentuali cambiano però molto da un paese europeo all’altro. Per le famiglie con figli a carico, il rischio di povertà/esclusione sociale varia da un massimo del 35,4 % in Romania, al 31,7 % in Grecia e 31,5% in Spagna fino all’11,4 % in Finlandia e al 9,9 % in Slovenia.
Un’altra spaccatura riguarda il fattore generazionale. Non è un’Europa per giovani, perché sono i giovani (e i bambini) le persone più colpite da povertà e disagio.
Se analizzato per età, infatti, nel 2021 nella Ue il rischio più alto di povertà o esclusione sociale si registra per i giovani di età compresa tra 18 e 24 anni (27,3%), mentre il rischio più basso c’è per le persone di età pari o superiore a 65 anni (19,6%).
Fra questi due estremi ci sono tutti i valori intermedi: il rischio è pari al 20,2 % per le persone di età compresa tra 25 e 49 anni e al 21,9 % per la popolazione di età compresa tra 50 e 64 anni.
Sono a rischio anche i giovanissimi, adolescenti e bambini: fra le persone under 18 anni, quasi uno su quattro (il 24,4%) è a rischio alto di povertà o di esclusione sociale.
Oltre all’età, un aspetto che pesa è anche è il livello di istruzione.
Nel 2021, più di un terzo (34,8%) di tutte le persone di età pari o superiore a 18 anni con un basso livello di istruzione nell’Ue è a rischio di povertà o esclusione sociale, rispetto al 10,3% di persone della stessa fascia di età con un livello di istruzione alto.
Ci sono poi le differenze nazionali, che evidenziano la situazione disomogenea della comunità europea e dei popoli che la abitano. Le percentuali più elevate di persone a rischio di povertà o esclusione sociale ci sono in Romania (34%), Bulgaria (32%), Grecia e Spagna (entrambe al 28%). Mentre le percentuali più basse ci sono in Cechia (11%), Slovenia (13%) e Finlandia (14%). In Italia dati provvisori indicano che è a rischio di povertà o di esclusione sociale il 25% della popolazione, un cittadino su quattro.
Povertà e disabilità vanno spesso insieme. Sbarcare il lunario è più difficile per le persone con disabilità. Così accade che il “povero disabile” sia spesso iscritto nella categoria di ‘disabile povero’. La prevalenza della povertà tra i disabili over-16 supera infatti di 10 punti, 26,1% vs. 16%, quella dei non-disabili (come evidenzia un rapporto Eurostat di febbraio 2021) (3).
Nel 2019, il 26,1% degli adulti (di età pari o superiore a 16 anni) con disabilità nell’Ue viveva in famiglie che hanno riferito di avere difficoltà a sbarcare il lunario, con risorse finanziarie che non coprivano le spese necessarie (4).
Il 41% dei cittadini con disabilità nella Ue non può permettersi una settimana di ferie annuali – povertà e disabilità significa anche vacanze off limits.
L’11,3 % delle persone con disabilità nell’Ue non può permettersi di mangiare carne, pesce o un equivalente vegetariano a giorni alterni (contro il 5,8% delle persone senza disabilità che si trova in questa condizione). Il 40,9 % delle persone con disabilità nell’Ue non può sostenere spese finanziarie impreviste (rispetto al 27,4% tra coloro che non hanno alcuna disabilità). Una riparazione in casa, la sostituzione di un elettrodomestico, anche un dispositivo o ausilio indispensabile, o un intervento chirurgico, un funerale, sono spesso insormontabili per i disabili. I dati Eurostat sono del 2019 e, ancora una volta, c’è da temere che la crisi europea dei prezzi, dell’energia e dell’inflazione non farà che peggiorare la situazione.
Note
(1) Eurostat. Over 1 in 5 at risk of poverty or social exclusion https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/-/ddn-20220915-1
(2) Povertà energetica e razionamenti, bonus e diritti di disabili e anziani
*da EGALITE’ 20/09/2022