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Riforma ISEE. Dichiarazioni più veritiere, maggiore equità

Diffusa è l’attenzione sugli effetti dell’entrata in vigore della riforma dell’ISEE (indicatore della situazione economica equivalente)[1].  Per le implicazioni relative all’accesso ai servizi sociali e altri di pubblica utilità.

I precedenti rapporti di monitoraggio sul nuovo ISEE erano su base trimestrale. Quello presentato di recente dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali è il primo su base annuale e riguarda l’andamento del 2015[2]. Il monitoraggio annuale è quello che diventerà strutturale e potrà essere utilizzato come base di riferimento per i confronti nel tempo. Una valutazione più solida, quindi, per quanto riguarda fenomeni di accesso allo strumento, possibilità di confronto degli andamenti tra prima della riforma e dopo, sua efficacia nel perseguire obiettivi progressivi di equità. Più puntuale risulta essere la verifica dei principali obiettivi della riforma quali ad esempio il miglioramento della selettività dell’indicatore con attenzione maggiore alla componente patrimoniale, il peso dei carichi familiari (famiglie con minorenni e con persone con disabilità), la differenziazione per diverse prestazioni (minorenni, università, socio-sanitarie), ed il rafforzamento del sistema dei controlli.

Anche se l’impianto di monitoraggio non è ancora a regime, in quanto i dati del 2015 non tengono conto delle modifiche normative intervenute nel 2016 per quanto riguarda i disabili dopo la sentenza del Consiglio di Stato[3].

Come sta avvenendo in altri comparti della pubblica amministrazione, ci si avvale delle informazioni già in possesso degli archivi dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate. Le informazioni non sono più tutte richieste al cittadino e autocertificate. Solo per alcune prestazioni (ad es., socio-sanitarie, universitarie) o per alcune tipologie familiari (ad es., presenza di persone con disabilità o genitori naturali non conviventi) è necessario compilare sezioni di moduli ad hoc da parte dei cittadini. La procedura così impostata riduce già preventivamente gli spazi di dichiarazioni non corrette e amplia la possibilità di concentrare i controlli successivi.

 

2. Nel 2015 sono state poco più di 4,5 milioni le famiglie che hanno presentato una Dichiarazione sostitutiva unica (DSU) ai fini ISEE[4].

Confrontando i dati del 2015 (post riforma) e quelli del 2014 (pre riforma) risulta che nelle grandi regioni del Nord – Lombardia, Veneto, Emilia Romagna – le DSU sono state nel 2015 poco meno di quelle del 2014 (oltre il 90%), mentre in Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige sono state addirittura in numero superiore rispetto all’anno prima. Viceversa, nelle regioni del Sud si assiste ai cali maggiori: le regioni sotto la media nazionale sono tutte quelle del Mezzogiorno, eccetto Basilicata e Sardegna. In media, nel Mezzogiorno nel 2015 sono state presentate il 65% delle DSU del 2014, mentre nel Nord questa quota sale al 91%. Significativo anche lo scostamento della media «regionale», che è di 5 punti superiore a quella nazionale, collocandosi all’80%.

La popolazione coperta da dichiarazione ISEE nel 2015, a livello nazionale ammonta a 4,165 milioni di nuclei familiari per quasi 13 milioni di persone (il 21,3% della popolazione residente). Nel 2014   era il 27,6%. Vi è stato quindi un calo di circa sei punti.

La distribuzione regionale evidenzia un andamento più uniforme nel 2015. Nel Centro- Nord il 18% dei residenti ha presentato una DSU nel corso del 2015 a fronte del 27,5% nel Mezzogiorno; nel 2014 il dato era di poco superiore nel Centro- Nord (20,8%) a fronte del 40,6% nel Mezzogiorno. Il calo in questo ultimo caso è di circa un terzo. Nel report ministeriale si afferma “L’impressione è che con il nuovo ISEE in alcune regioni del Mezzogiorno si stia riducendo l’anomalia di un elevatissimo numero di DSU presentate in presenza di una spesa sociale molto bassa; sembra cioè che la DSU venga più spesso presentata solo quando “serve” – cioè a fronte della effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate[5].

Il rapporto di monitoraggio dal confronto “controfattuale” delle distribuzioni per fasce di ISEE secondo le regole attuali e quelle pre riforma [6] fa emergere una limitata differenza in termini quantitativi, introducendo come sostanziale la questione qualitativa della composizione del reddito ed il peso del patrimonio immobiliare e mobiliare, peso che voleva essere maggiormente considerato.

 

3.  Il peso del patrimonio immobiliare nella costruzione dell’ISEE è cresciuto: nella media si ha un incremento di quasi il 50%, passando dal 14,6% al 20,9% e l’incremento  caratterizza tutte le aree del paese[7].

Nella valutazione del peso del patrimonio mobiliare (conti correnti e libretti di deposito) è innanzitutto da segnalare i risultati “eclatanti” in termini di emersione, distribuiti in tutte le aree del Paese.  Nel 2015 si osserva, rispetto al 2014:

  • un abbattimento dell’80% delle DSU con patrimonio nullo (dal 66,8 al 14,1%)
  •  un raddoppio del valore medio (da 6.700 a 14.700 euro)
  • un incremento di 7 volte (da 2.000 a oltre 13.000 euro) del valore del terzo quartile[8]

 

4. Le popolazioni che compongono l’universo ISEE sono così caratterizzate[9]:

  • circa metà delle DSU proviene da nuclei familiari con minorenni,
  • poco più di una su cinque da universitari,
  •  una ogni 5,5 da nuclei con persone con disabilità,
  • i nuclei che non appartengono ad alcuno dei gruppi sopra indicati (single, coppie senza figli, nuclei con figli maggiorenni non universitari, anziani autosufficienti, ecc.) sono meno di uno su quattro
  • solo un nucleo ogni duecento presenta le tre caratteristiche congiuntamente (la contemporanea presenza di almeno un minorenne, un universitario e una persona con disabilità),
  • tra i nuclei con persone disabili, uno ogni 4,5 è un nucleo in cui vi è anche un minorenne e uno ogni 10 in cui vi è anche un universitario,
  • tra i nuclei con universitari, uno su tre presenta tra i componenti anche un minorenne.

Per quanto riguarda la composizione delle fasce ISEE per tipo di popolazione sono da evidenziare che:

  • crescono le percentuali di ISEE con valore nullo
  • diminuiscono le percentuali dei valor ISEE in maniera lieve nel confronto 2015 2014 per quanto riguarda i nuclei familiari con minorenni e universitari.
  • solo per alcuni valori ISEE (quelli medi) si registrano leggeri aumenti tra il 2014 e il 2015
  • per i nuclei con persone disabili rimane la difficoltà di valutare i dati in rapporto alle modifiche normative intervenute[10].

 

5.  Il rapporto di monitoraggio del 2015 evidenzia che la messa a regime del nuovo impianto ISEE non è del tutto conclusa. Mancano i dati relativi ai nuclei con persone disabili; per questa popolazione cominceranno ad essere interessanti i dati del prossimo anno. Inoltre ancora non è completato il sistema informativo che permetta la correlazione tra le popolazioni ISEE e le prestazioni.  La “banca dati prestazioni sociali agevolate”, attivata dall’INPS come sezione del sistema informativo sui servizi sociali è alimentata da meno di 700 Comuni.

I risultati maggiori si sono registrati con la precompilazione delle dichiarazioni che è riuscita a far comparire soprattutto i redditi patrimoniali e quindi ridurre in modo drastico fenomeni elusivi / evasivi facilitando, con il ridimensionamento delle quantità i successivi controlli.

Non viene ridotto il numero delle dichiarazioni ma si è riusciti ad raggiungere obiettivi qualitativi di maggiore equità nell’accesso alle varie prestazioni.

In questa direzione rimane da valutare nel lungo periodo quanto siano appropriati i meccanismi introdotti relativi a pesi, franchigie, scale di equivalenza in rapporto alla quantità e alla qualità dei carichi familiari.

Non è forse ancora opportuno, visto il concentrarsi sulla fase di avvio della riforma, ma occorre cominciare a porre altri obiettivi di monitoraggio, anche selezionando indicatori e ambiti del rapporto. Per esempio, sarebbe interessante, anche se la fonte dei dati è diversa, il confronto con le informazioni, statistiche e non relative alla povertà, anche per il contributo ISEE alle misure nazionali di contrasto alla povertà. 

 



[1] Si ricorderà che l’ISEE L’ISEE è ricavato dal rapporto tra l’indicatore della situazione economica (ISE= valore assoluto dato dalla somma dei redditi e del 20% dei patrimoni mobiliari e immobiliari dei componenti il nucleo familiare) e il parametro desunto dalla Scala di Equivalenza  con le maggiorazioni previste. Vedi in INPS http://www.inps.it/portale/default.aspx?sID=0;5673;10089;&lastMenu=10089&iMenu=1

 

[3] Per quanto riguarda il parere del Consiglio di Stato e le successive vicende, vedi Newsletter NL n.169, 8/3/2016.

[4] La nuova ISEE prevede diversi indicatori: • ISEE standard od ordinario per richiedere prestazioni generiche (es.: bonus gas e/o elettrico, social card, assegno nucleo familiare con tre figli ecc.). • ISEE minorenni per richiedere prestazioni rivolte ai minorenni con genitori non coniugati e non conviventi (es.: tariffe asili nido, buoni libri, mense scolastiche, ecc.). • ISEE università per richiedere prestazioni rivolte agli studenti universitari (es.: borse di studio, tasse universitarie, collaborazioni, ecc.). • ISEE socio sanitario per richiedere prestazioni rivolte a soggetti maggiorenni con disabilità/handicap (es. servizi domiciliari, ecc.). • ISEE socio sanitario residenze per richiedere prestazioni rivolte a soggetti maggiorenni con handicap in caso di ricovero in residenze socio-sanitarie assistenziali – RSA, RSSA, residenze protette. • ISEE corrente per i lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi che hanno perso il lavoro o per i quali si è verificata una riduzione dell’attività lavorativa da 12 mesi o da due mesi per i soli lavoratori dipendenti a tempo indeterminato.

Nella nuova ISEE le informazioni contenute nella DSU sono in parte autodichiarate (ad esempio informazioni anagrafiche, dati sulla presenza di persone con disabilità) ed in parte acquisite direttamente dagli archivi amministrativi dell’Agenzia delle entrate (ad esempio reddito complessivo ai fini IRPEF) e dell’INPS (trattamenti assistenziali, previdenziali ed indennitari erogati dall’INPS).

 

[5] Vedi tabella della percentuale della distribuzione regionale delle dichiarazioni (pag. 6 del Rapporto di monitoraggio, citato )

 

[6] Si sono adoperati i dati delle dichiarazioni 2015 (post riforma) applicandovi le regole pre riforma. Per i risultati vedi tabella seguente tratta dal Rapporto di monitoraggio, citato.

[7]  Vedi grafici seguenti ( dal Rapporto di monitoraggio, citato)

 

 

[8] quello  che individua il quarto di popolazione con valori più alti.

[9] Vedi grafico seguente (dal Rapporto di monitoraggio, citato)

 

[10] Vedi tabella dal Rapporto di monitoraggio, citato

 

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