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Rilevanza, evoluzione e nuove frontiere della cooperazione

È stato  pubblicato il Terzo Rapporto Euricse 2015 su Economia Cooperativa. Rilevanza, evoluzione e nuove frontiere della cooperazione italiana.

Il testo è stato predisposto da Carlo Borzaga, docente presso l’Università degli Studi di Trento e presidente di Euricse. Alla realizzazione del Rapporto hanno contribuito diversi studiosi dell’Istituto che hanno curato i 16 capitoli di cui si compone il rapporto, raggruppati in tre sezioni: la rilevanza economica e occupazionale della cooperazione nel 2013 e la sua evoluzione dal 2011; il ruolo della cooperazione negli anni della crisi; le nuove frontiere della cooperazione. 

  

Nel 2013 le cooperative sono 67.062, cui si aggiungono i 1.904 consorzi per un totale di quasi 70.000 unità. Il valore di produzione è pari a 108 miliardi di euro: un dato che sottostima il fenomeno, perché solo 44.000 cooperative hanno il bilancio disponibile in banca. La dimensione del comparto è aumentata rispetto al 2011, quando le cooperative attive erano 61.398 e avevano un fatturato pari a 105 miliardi.

 

Anche l’occupazione è cresciuta: nel 2013 le cooperative hanno circa 1.764.000 occupati, 382.000 lavoratori in più rispetto all’anno precedente. Le cooperative sono presenti in tutti i settori economici, i più importanti dei quali sono i servizi, l’agroalimentare, le costruzioni, la sanità e l’assistenza sociale. Il 75,1% degli occupati lavora nei servizi, e di questi, il 22,4% nei servizi sociali.  

 

Proprio le cosiddette “cooperative sociali” registrano dinamiche di sviluppo molto positive sin dagli anni ’90. Uno sviluppo dipeso in larga parte dalle politiche di esternalizzazione della produzione di servizi sociali ed educativi intraprese dalle pubbliche amministrazioni e proseguite nonostante le politiche di austerity successive alla crisi del 2008. Si tratta, dunque, di una cooperazione che ha accresciuto i profitti prevalentemente con i finanziamenti pubblici, offrendo servizi di importante rilevanza sociale rivolti a minori, disabili, anziani, immigrati, ecc. 

 

In merito alle nuove frontiere della cooperazione è importante il ruolo della cooperazione nel riutilizzo del patrimonio di beni confiscati alle mafie. Un patrimonio di ingenti dimensioni che, quando intercettato dagli organismi del terzo settore, può favorire percorsi di crescita. A occuparsi di questo segmento è M. Mosca, nel capitolo sul Ruolo della cooperazione nel recupero delle terre confiscate. Le cooperative sono favorite nell’assegnazione dei beni confiscati, concessi loro perché ritenuti potenzialmente in grado di svolgere l’importante azione deterrente alla diffusione di comportamenti illegali, rendendo più efficace il contrasto. Si stima in 448 le organizzazioni non-profit operanti nel riutilizzo sociale dei beni confiscati, per il 69% operante nel centrosud. 

 

Di queste, 123 sono cooperative sociali, spesso costituite proprio per richiedere l’assegnazione del bene: circostanza che genera nuova occupazione e creazione di valore. Nello studio appena citato si parla di 4.176 occupati nel 2011, saliti a 4.211 nel 2013, per il 60% attivi al centrosud. In tempi di crisi, la cooperazione impegnata sui beni riesce dunque a mantenere una vitalità più accentuata rispetto al sistema delle imprese meridionali, incrementando – seppur di poco –l’occupazione (+0,8%) e il valore della produzione passato dai 118 milioni del 2011 ai circa 130 milioni di euro (+9.8%), prevalentemente nel settore dei servizi (al nord) e nell’agroalimentare (al centrosud).

 

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