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“Così la Germania farà saltare l’Unione Europea”

 

Come vede la situazione europea?

«L’ Europa è attraversata da un’ondata di follia che rischia di disintegrarla. Il Paese più a rischio rimane la Grecia, e poi…». Il Portogallo? «Il Portogallo si affaccia sull’ Oceano, piuttosto l’Italia, che è immersa nel Mediterraneo e, dopo Grecia e Cipro, è il Paese che più ha visto ridursi il Pil durante la crisi, fino al 10%… La Germania ha atteggiamenti inquietanti. Ad Atene sono state imposte condizioni impossibili per il rientro, e si parla di sospenderla da Schengen perché i profughi sbarcano laggiù: la classe politica europea non sa dare risposte alla crisi economica e migratoria. Manca uno statista».

Ma allora sull’ Europa e la Merkel la pensa come Renzi?

«La Merkel ha operato soprattutto nell’ interesse del suo Paese, lo dico da prima di Renzi. L’ Europa a guida tedesca ha sbagliato l’interpretazione della crisi, ha confuso le cause con gli effetti. Si è pensato che la recessione fosse determinata dall’ eccesso di debito, invece l’Europa, a parte le bolle immobiliari di Spagna e Irlanda, stava abbastanza bene: la sua crisi era importata, indotta dalla bolla dei mutui americani”

Risultato?

«Vittima della visione ordoliberista dei tedeschi, secondo cui l’ economia va avanti come i panzer, con regole e rigore, tutta Europa si è fatta imporre politiche di drastica austerità mentre gli Usa attivavano politiche keynesiane di aumento della spesa pubblica, con l’ effetto che mentre da noi la crisi si è avvitata, tanto che abbiamo avuto una recessione sulla recessione, gli Usa ne sono usciti».

Prodi parla di una situazione drammatica. È davvero così?

«Nel mondo no, perché sia la crisi del petrolio che quella cinese hanno motivazioni congiunturali: la prima è dovuta alla guerra che l’ Arabia sta facendo agli Usa sullo shell gas, mentre la seconda è dovuta al fatto che Pechino sta puntando sul mercato interno. In Europa invece lo è: ci giochiamo tutto nei prossimi 5/10 anni, se sbagliamo potremmo non far più parte del circolo dei Paesi ricchi. Ravviso delle similitudini con lo scenario che portò alla grande depressione del ’29 e alla nascita dei totalitarismi negli anni Trenta».

 

Sta facendo del terrorismo?

«Guardi, la crisi del 2008, così come quella del ’29 è dovuta a trent’ anni di politiche e mercati ultraliberisti e senza controllo, che permettono grandi ricchezze ma sono instabili e destrutturanti. E come allora l’Europa rispose con l’austerità, generando panico, blocco dei consumi e sfiducia nei politici. Da qui, allora la nascita dei regimi totalitari, figli di cittadini incarogniti e di una classe politica incapace di rassicurarli, e oggi la nascita delle pulsioni nazionalistiche e isolazionatiche».

Quali gli errori dell’ Europa?

«A parte l’ austerità, è stata suicida la corsa all’ allargamento senza regole. Una scelta che aveva ragioni geopolitiche nel senso di sottrarre l’Est alla sfera d’ influenza russa ma che ha diluito il concetto d’ Europa e impedito che diventasse una federazione di Stati, favorendo i nazionalismi. La Ue si è allargata senza fortificarsi e ora gli Stati, terrorizzati dall’ immigrazione, vogliono chiudere le frontiere, abbandonando i Paesi più esposti, ma sarebbe la fine dell’ Ue».

La Germania ce l’ ha con noi?
«I tedeschi ritengono che se gli italiani singolarmente sono più ricchi di loro è perché non rispettano le regole del gioco e perciò gliela vogliono far pagare. Apprezzano l’ energia di Renzi a livello di governo e lo vedono come un riformatore, ma non lo credono affidabile sui conti e sono irritati dal suo continuo mercanteggiare sullo sforamento dei parametri Ue».

Rischia la fine di Berlusconi?

«Berlusconi fu fatto cadere dall’ Europa, ma non solo, perché non rispettava le regole e non rispondeva a Berlino. Anche Renzi è vissuto come inaffidabile ma è più forte in Parlamento e fronteggia una Ue più debole e insicura».

L’ Europa può morire?

«Sì, se la Germania e i suoi alleati continueranno a sostenere posizioni insensate e divisive. E la catastrofe sarà totale. Nessuno può prevedere cosa accadrebbe».

Quali sono le forze che remano contro l’ Europa evocate da Draghi?
«Non credo che Draghi alludesse a un complotto internazionale. Diceva solo che il sistema Europa, in particolare quello bancario, è molto debole e in balia degli speculatori e che siamo in presenza di un insieme di forze globali che spingendo per la deflazione, vanificano i suoi interventi».

Il bazooka non è bastato?

«È servito a salvare l’ euro. Ma ora sarebbe più utile, anziché dare soldi alle banche, girarli ai cittadini per far ripartire i consumi».

Come ci si salva adesso?
«Un unico bilancio federale, titoli di debito congiunti, medesima politica fiscale, pulizia nei bilanci, un fondo comune con garanzia collettiva dove far rientrare tutto il debito oltre il 60% e il rilancio della domanda, con spesa pubblica per infrastrutture: Berlino deve convincersi che non viviamo una crisi della finanza pubblica ma della domanda.
E poi un cambio di mentalità: l’ immigrazione incontrollabile porta gli Stati a chiudersi, invece servono politiche solidali e collegiali».

E il ministro del Tesoro europeo unico la convince?
«In teoria dico sì. Ma vista la situazione attuale temo non abbia senso: sarebbe solo un tecnocrate garante degli interessi tedeschi». 

 (*) da libero.it del 15/02/2016

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