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Rischiare la vita a scuola: i numeri dell’edilizia scolastica

La scuola si fonda su un patto implicito tra le famiglie e le istituzioni, che insieme si incaricano di assicurare ai bambini e ai ragazzi una formazione adeguata, in un ambiente protetto, fornendo loro tutti gli strumenti per crescere come persone e come futuri lavoratori. Negli anni della scuola dell’obbligo, e non solo, i genitori affidano ogni giorno i propri figli alle strutture dello Stato, il cui compito primario è quindi quello di garantirne la sicurezza e l’incolumità. Purtroppo, spesso questo non accade. La scuola italiana è infatti periodicamente teatro di tragedie, più o meno gravi, spesso evitabili.

Dal 2002, il programma Imparare Sicuri (promosso da Cittadinanzattiva, organizzazione nata nel 1978 e volta all’incentivazione dell’attivismo da parte dei cittadini) si impegna nella difesa del diritto alla sicurezza in ambito scolastico, per tutelare la salute di chi tutti i giorni – studenti, personale docente e non – frequenta la scuola per studio o lavoro. Tra i suoi principali obiettivi, quello di contribuire alla elaborazione e diffusione di dati aggiornati sullo stato dell’edilizia scolastica e rilevarne i deficit sotto i profili della salute, della sicurezza, dell’accessibilità e della qualità, favorendo un dialogo virtuoso con le istituzioni.

 

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Nel XVI Rapporto sulla Sicurezza delle Scuole 2018, realizzato in collaborazione con il MIUR e il Dipartimento della Protezione Civile, si fornisce un quadro nazionale del numero di studenti e di strutture, evidenziandone le criticità e i rischi.

 

I numeri delle scuole e delle strutture. Sappiamo tutto?

Per capire il fenomeno e trarre le giuste conclusioni, è importante conoscere la situazione corrente degli studenti in Italia e delle strutture che li ospitano. Le rilevazioni dell’Ufficio Gestione Patrimonio Informatico e Statistica del MIUR registrano al settembre 2018, in Italia, 7.682.635 alunni distribuiti in 370.611 classi. Un primo dato allarmante, nel confronto dei dati fra 2017 e 2018, riguarda il numero di edifici scolastici, calati drasticamente da 42.435 a 40.879. Ma delle centinaia di edifici mancanti (forse inattivi, forse non pervenuti alle rilevazioni) non sappiamo nulla, perché ad oggi manca ancora, inspiegabilmente, un censimento chiaro e completo.

Come si può sperare di salvaguardare lavoratori e studenti delle scuole, senza un monitoraggio capillare e una visione complessiva dello stato degli edifici scolastici? Le numerose tragedie avvenute negli ultimi anni offrono una misura del rischio che tuttora stiamo correndo.

 

Le morti a scuola: un dramma inaccettabile

Spesso l’Italia dimentica i suoi morti. Eppure nella scuola, dove non dovrebbero mai essercene, abbiamo visto negli ultimi anni una serie di disgrazie dovute principalmente all’insufficienza delle strutture, esposte a crolli, incendi e incidenti di varia natura. Sia nel 2016 che nel 2017 si sono registrati oltre 15.000 casi di incidenti scolastici. I crolli censiti tra settembre 2017 e luglio 2018 sono stati invece 50, di cui 15 al Nord, 11 al Centro Italia e 24 al Sud. Quando va bene, si riportano solo feriti. Ma quando va male, come purtroppo è pure successo negli ultimi 16 anni (quelli monitorati dal progetto Imparare Sicuri), assistiamo a insensate stragi scolastiche che distruggono le famiglie e scuotono l’intero Paese:

  • 20 marzo 2001: alla scuola media “Cavalcaselle” di Porto di Legnago (VR) scoppia un incendio che provoca la morte della quattordicenne Laura Agnora e l’intossicazione di altri 15 compagni e qualche docente
  • 31 ottobre 2002: a causa del terremoto in Molise, crolla la scuola “Francesco Iovine” di San Giuliano di Puglia, da poco ristrutturata e ampliata, ma non sottoposta ad alcun collaudo prima dell’inizio dell’attività scolastica. Il bilancio delle vittime è di 27 bambini e 1 maestra
  • 6 ottobre 2004: la piccola Ilaria Raschiatore perde la vita schiacciata dal crollo di un cancello nella scuola dell’Infanzia “Colle dei Frati” di Zagarolo (RM)
  • 22 novembre 2008: al Liceo “Darwin” di Torino crolla un controsoffitto schiacciando lo studente Vito Scafidi
  • 6 aprile 2009: il devastante terremoto in Abruzzo distrugge completamente la Casa dello Studente a L’Aquila, seppellendo sotto le macerie 9 ragazzi. I lavori che erano stati fatti per la ristrutturazione dello stabile, cominciati prima del 2000, avevano gravemente modificato la struttura originale dell’edificio, esponendolo, come si è visto, a importanti fenomeni di instabilità in una zona ad alto rischio sismico. Nonostante questo, i rilievi per il collaudo fatti nel 2000 dall’architetto e dai 3 ingegneri preposti non avevano evidenziato criticità e avevano approvato lo stato di sicurezza

 

Alto rischio sismico: una questione non ignorabile

Come siamo costretti a considerare ogni volta che si verifica un terremoto, l’Italia, pur coprendo molte aree geografiche ad elevato rischio sismico, è piena di edifici, privati e statali, non adatti a sostenere questo tipo di criticità. Il dato sulle scuole non è incoraggiante: sono 18.665, più di un terzo del numero totale, gli edifici scolastici ubicati in Comuni a rischio, di cui 3.832 soltanto in Sicilia, 3.458 in Campania, 2.399 in Calabria e 1.519 nel Lazio. Questi numeri, considerate le note problematiche sismiche del Paese, rischiano di essere un oscuro presagio, se non si promuove rapidamente un intervento capillare su tutto il territorio, mettendo in campo ogni risorsa necessaria per regolarizzare gli edifici non a norma.  

 

Anagrafe dell’Edilizia Scolastica: dove sei?

Censire e valutare le strutture scolastiche è, o dovrebbe essere, compito dell’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica, istituita nel 1996 dal Governo Dini e resa visibile online soltanto nel 2015, dopo 19 anni di incomprensibile resistenza. La richiesta di accesso civico ai dati, avanzata nel 2013 da Cittadinanzattiva, era stata inizialmente rifiutata dal MIUR; poi, con una sentenza del TAR del Lazio, si è stabilito l’obbligo di pubblicazione, eseguito il 7 marzo 2015. Ebbene, oggi i dati sono disponibili, sì, ma gravemente incompleti e lacunosi. Basti pensare che sull’edilizia delle scuole dei Comuni di Casamicciola, Forio e Lacco Ameno, colpite dal terremoto di Ischia del 21 agosto 2017, non esiste la minima informazione.

Cittadinanzattiva, per redigere il suo rapporto, ha quindi dovuto richiedere i dati direttamente alle amministrazioni, riscontrando anche qui, specialmente nelle grandi Città Metropolitane, notevoli problemi: i rappresentanti politici e i funzionari di Roma, ad esempio, hanno candidamente ammesso di possedere tutta la documentazione sull’edilizia scolastica soltanto in formato cartaceo, dispersa nei vari Municipi. La motivazione? L’assenza di personale e di risorse necessari a compiere le rilevazioni e a catalogarle. Come si vede, dunque, il problema è più radicato e diffuso di quel che si pensa.

In questo quadro, il neo Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha ribadito la necessità di “potenziare l’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica, che conterrà tutte le informazioni necessarie per farsi un’idea chiara sullo stato delle scuole. Oggi i dati disponibili per ciascun edificio sono 158, da ottobre saranno 572 e saranno costantemente aggiornati in tempo reale. Migliorare l’Anagrafe ci consentirà di individuare in futuro, in modo più veloce ed efficace, le priorità su cui intervenire”.

Lo crediamo anche noi. Ma bisogna agire in fretta, cercando di tradurre queste parole in atteggiamenti virtuosi e in un serio progetto nazionale di censimento e riqualificazione degli edifici scolastici, per evitare altre inutili disgrazie su cui piangere lacrime di coccodrillo.

 

Autore: We Can Job. Per approfondimenti su formazione e lavoro visita il sito Wecanjob.it

 

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