Papa Francesco, in una dichiarazione rivolta agli imprenditori focolarini ricorda che: … la solidarietà viene negata dalla evasione e dalla elusione delle tasse, che, prima di essere atti illegali, sono atti che negano la legge basilare della vita, il reciproco soccorso umano. Che la furbizia di non pagare le tasse fosse un peccato, la dottrina sociale della Chiesa l’ha ricordato più volte anche in passato, ma mai con la forza di questo Papa.
Anche il Presidente della Repubblica in un recente incontro con i giovani studenti ha affermato che: … l’evasione fiscale è grave e indecente … è un’esaltazione della chiusura in noi stessi … un individualismo esasperato.
La dimensione della evasione/elusione fiscale in Italia viene variamente quantificata. Taluni stimano che abbia superato i 110 miliardi di euro all’anno ed altri che abbia addirittura raggiunto i 190 miliardi. Qualunque dato si voglia considerare, non v’è dubbio che si tratta di un livello drammaticamente enorme, che non ha eguali in nessun altro Paese europeo: è circa il doppio dell’evasione della Francia e dell’ Inghilterra e, in rapporto alla popolazione, anche della Germania.
Ma dove sono le aree dove si concentra l’evasione fiscale? Non certo fra coloro che percepiscono il loro reddito con la busta paga o con la pensione: questi pagano l’81% delle tasse sul reddito incassate dallo stato. Esaminando le analisi che l’Agenzia delle Entrate svolge periodicamente sulle dichiarazioni dei redditi, ci si rende facilmente conto che professionisti, commercianti, artigiani e imprenditori denuncianoun reddito inferiore a quello di un operaio. Francamente la cosa non è plausibile: non c’è alcun dubbio che molta evasione fiscale si annidi proprio in queste aree.
Ma, oltre all’evasione fiscale del reddito da lavoro autonomo e professionale, questa è rilevante e scandalosa in molti altri settori.
Il 78% delle piccole e medie società di capitale dichiara o redditi negativi, oppure utili inferiori a 10.000 euro all’anno: molte di queste dichiarazioni appaiono chiaramente poco credibili.
Vi sono poi le società a chiusura programmata: cioè quelle società che cessano l’attività mediamente ogni cinque anni, che durante la loro attività non pagano né le tasse, né i fornitori e spesso neanche i lavoratori. Sono le cosiddette società di comodo o teste di legno. Si tratta di uno sport molto diffuso, praticato da imprenditori senza scrupoli, dall’economia criminale (gioco d’azzardo, droga, prostituzione, ecc.) e dalle organizzazioni mafiose italiane e straniere, in forte aumento nelle Regioni del nord d’Italia.
C’è infine anche l’evasione fiscale derivante dal lavoro nero, svolto soprattutto dai lavoratori stranieri in agricoltura e dalle donne impiegate come collaboratrici familiari. Questo tipo di evasione, pur non essendo trascurabile come entità, in parte si potrebbe definire come evasione di sopravvivenza, in quanto coinvolge spesso imprese marginali e lavoratori ultimi della scala sociale.
Le grandi imprese multinazionali (Big company) raramente utilizzano l’evasione fiscale; sono invece esperte nell’elusione fiscale, cioè nello sfruttare le mille possibilità offerte dalle compiacenti norme fiscali vigenti in molti Paesi.
Molte di queste si avvalgono del cosiddetto transfer pricing, cioè spostano la loro contabilità (costi, ricavi, fatturazione), in paesi dove l’imposizione fiscale è più bassa ed i controlli sono pressoché inesistenti. Altre, specialmente quelle che hanno una attività import-export importante, utilizzano la sovrafatturazione o sottofatturazione, un metodo esploso con lo sviluppo della globalizzazione. La pratica è assai semplice: sono disponibili facilmente intermediari specializzati nel trasferire automaticamente nei conti correnti dei paradisi fiscali, il margine di profitto derivante da questa pratica.
Non abbiamo trovato stime su quanto ammonti l’importo delle tasse non pagate utilizzando il meccanismo dell’elusione fiscale, ma certamente si tratta di diverse decine di miliardi.
Per meglio comprendere l’enormità dell’ammontare delle tasse non incassate dallo Stato a causa dell’evasione e dell’elusione fiscale, ricordiamo che, ad esempio, ogni anno la nostra scuola costa circa 70 miliardi di euro e per il sistema sanitario si spendono circa 120 miliardi. Quanti servizi in più potrebbero essere erogati ai cittadini, quanta drammatica povertà si potrebbe alleviare, quante disgustose diseguaglianze potrebbero essere superate, se fosse recuperato anche soltanto il 50% delle tasse evase?
Di fronte a questa situazione ci chiediamo se non sia giunto il momento che il mondo cattolico, forte anche dell’appoggio di Papa Francesco, non debba prendere un’iniziativa forte contro l’evasione e l’elusione fiscale, contro i furbetti che sfruttano i servizi della collettività, pagati con le tasse dei cittadini onesti.
Sappiamo bene che, in un Paese ad evasione diffusa come l’Italia, affrontare una decisa lotta all’evasione fiscale, è altamente impopolare, ma a differenza dei partiti, i cattolici non avendo paure di perdere voti, dovrebbe sostenerla con forza.
Per combattere l’evasione fiscale con efficacia nell’area del lavoro autonomo e professionale è decisivo far emergere il conflitto di interessi fra i cittadini che usufruiscono di un bene o di un servizio ed i soggetti che lo forniscono. Sino a quando il dentista, l’avvocato, l’idraulico, ecc. possono porre alla famiglia l’alternativa se pagare 100 euro in nero o 150 con la fattura, la lotta all’evasione in questa area resterà una chimera.
Bisogna invece stabilire che tutte le spese sostenute dalle famiglie (escluse quelle per il vivere quotidiano) quali ad esempio l’affitto della casa, le spese legali, i costi sostenuti per gli eventi familiari importanti (matrimoni, battesimi, ecc), le spese per le vacanze e per i ristoranti, le spese mediche, ecc., possano essere detratte dall’imponibile Irpef per una aliquota non inferiore al 25%.
Non vale l’argomento che in questo modo si aggraverebbe il bilancio dello stato. L’esempio delle detrazioni fiscali per gli interventi di risparmio energetico negli edifici lo dimostra. Infatti l’Enea in più di una circostanza ha ampiamente dimostrato come tali detrazioni hanno fatto emergere il lavoro nero nei settori edile ed impiantistico. Questo fatto, assieme al loro maggiore sviluppo ed al conseguente aumento dell’occupazione, ha fatto risaltare come tali detrazioni, non soltanto non hanno pesato sul bilancio statale, ma invece hanno fatto aumentare le entrate erariali.
Lo stesso avverrebbe per le detrazioni fiscali delle spese straordinarie delle famiglie: le maggiori imposte sul reddito evaso compenserebbero ampiamente il costo delle detrazioni. D’altra parte questo è un intervento ampiamente praticato in altre nazioni, ma che in Italia non è stato mai preso in considerazione, per la paura dei politici di perdere i voti delle categorie interessate.
Il contrasto all’evasione fiscale attuata dalle Società, oltre ad una decisa volontà politica, necessita di strumenti più complessi e sofisticati.
Anzitutto occorre rivedere l’insieme dell’impianto normativo fiscale, per colmare le omissioni normative ed eliminare tutte quelle norme che permettono larghe discrezionalità interpretative, che consentono, con il supporto di esperti commercialisti, privilegi ingiustificati ed ampie evasioni fiscali.
Vi è poi da rafforzare il sistema dei controlli fiscali. Prima di tutto va potenziata l’Agenzia delle Entrate, perennemente sottorganico, dotandola delle migliori tecnologie e di valide risorse umane in modo che possa diventare più moderna ed efficiente. Insieme alla Guardia di Finanza, dovranno essere svolti un maggior numero di controlli sia verso le Società che verso i cittadini beneficiari di servizi pagati dalla solidarietà generale (scuola, sanità, asili nido, case popolari, ecc.) per evitare che ne usufruiscano persone povere per il fisco, ma benestanti per il tenore di vita..
I provvedimenti preannunciati dal Governo, specialmente la possibilità di incrociare i dati finanziari fra il reddito dichiarato, le risorse finanziarie personali ed il tenore di vita dei diversi cittadini, insieme alla fatturazione elettronica ed alla tracciabilità dei pagamenti, vanno in questa direzione. Poiché gli interessi che contrastano una maggiore efficienza del sistema fiscale sono numerosi e potenti, è necessario vigilare affinché questi provvedimenti diventino rapidamente esecutivi e non restino solo delle buone intenzioni.
Inoltre, bisogna snellire il contenzioso giudiziario. I tempi lunghi dei numerosi (troppi) livelli di ricorso giudiziario, insieme alla certezza che prima o poi arriva un condono o una sanatoria che con pochi soldi risolve tutto il contenzioso, danno all’evasore la certezza dell’impunità. Anche le cosiddette manette agli evasori, previste dal governo, se le procedure restano le stesse di oggi, sono soltanto fumo negli occhi, cioè far finta di cambiare tutto per non cambiare nulla.
Infine, occorre sostenere un nuovo ruolo dell’Unione Europea nella direzione di una maggiore integrazione fiscale fra i diversi Stati Membri, in modo da contrastare più efficacemente l’evasione e l’elusione fiscale internazionale ed il trasferimento dei profitti verso i paradisi fiscali.
Ai cattolici impegnati in politica e nel governo chiediamo un segno incisivo e forte contro l’evasione fiscale, a partire dalle evasioni più scandalose fatte dalle classi benestanti e dalle imprese. Cambiare le regole è compito della politica, ma i cattolici ed i laici progressisti che credono nella solidarietà, possono e devono dare un contributo chiaro e deciso.
Pieraldo Isolani
Roma, gennaio 2020