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La riforma deve essere complessiva. Intervista a P.P. Baretta

«Se pensiamo che la priorità della riforma fiscale debba essere quella di ridurre le tasse sui redditi bassi e medi, occorre anche un intervento sull’Iva. E bisogna convogliare su questo obiettivo anche i proventi della lotta all’evasione e affrontare la revisione delle detrazioni fiscali. Serve una riforma complessiva, che porti benefici alle fasce più deboli e semplificazioni per tutti, per fare il salto di qualità nell’azione politica e segnare la fase due del governo», dice Pierpaolo Baretta, sottosegretario Pd al ministero dell’Economia.

 

Sull’Iva, finora, si è parlato al massimo di una rimodulaziọne, e non per fare cassa. É cambiato qualcosa?

«Guardiamo cosa è successo quest’anno. Evitando l’aumento dell’Iva abbiamo fatto risparmiare alle famiglie 500 euro. Ma abbiamo speso 23 miliardi sui 32 di tutta la legge di Bilancio, e sono rimasti pochissimi margini per fare altre cose».

 

Dal 2011 abbiamo speso più di 120 miliardi per evitare l’Iva..

«Sono cifre importanti, ci trasciniamo il problema da anni, e ce lo ritroviamo nel 2021. Dobbiamo porci il problema: ripetiamo la stessa manovra di quest’anno, oppure avendo la priorità di tagliare le tasse ai redditi medi e bassi, ci ragioniamo sopra? Secondo me dobbiamo studiare anche la riforma Iva».

 

E il temuto impatto negativo sui consumi?

«Bisogna avere un’idea chiara: abbassare le tasse sul carrello della spesa e lasciarle crescere sui beni di lusso e sui generi voluttuari».

 

Ma dall’Iva sui beni di lusso esce un gettito modesto…

«Vedremo. E poi bisogna intendersi, alla luce del cambiamento dei costumi, su cosa è il carrello della spesa, cosa è lusso e cosa è voluttuario.

Una rimodulazione così avrebbe anche il senso di equilibrare l’Iva, una tassa fissa, che colpisce di più chi guadagna di meno».

Il ricavato non basterebbe comunque per finanziare un taglio importante dell’Irpef.

«Servono anche la riforma delle detrazioni e delle deduzioni, e i frutti della lotta all’evasione. Tutte queste risorse devono essere convogliate nella riduzione del carico fiscale sui redditi medio bassi».

 

Anche del riordino delle detrazioni si parla da anni, ma non si è fatto quasi nulla.

«Accorpare le detrazioni, razionalizzarle, decidere quali restano, quali riversare sul taglio del’Irpef; servirebbe molto anche a semplificare il sistema fiscale. Ne abbiamo 700, c’è una frantumazione che fa disperdere il beneficio per il cittadino. Bisognerebbe mantenerle solo sulle cose essenziali».

 

L’ultima manovra taglia le detrạzioni per i redditi più alti. È questo il criterio?

«La progressività è una strada equa, seguita ad esempio anche per la riduzione del cuneo fiscale, che si esaurisce oItre un certo reddito».

 

E gli incapienti, che non hanno margini fiscali per scontare le detrazioni?

«La soluzione è un assegno. Il problema degli incapienti va affrontato ed è urgente, come quello dei pensionati e delle partite Iva, soprattutto i più giovani. La riforma va fatta tenendo conto che ci sono anche loro, deve essere complessiva».

 

Quanto costerebbe, e quanto ci vorrà?

«Magari graduale, ma serve un intervento molto robusto. E per questo occorrono tutte le risorse disponibili. La strada migliore è una delega al governo, in primavera, e poi un grande dialogo con le parti sociali e la società. Con la prossima legge di Bilancio si può impostare il percorso».

 

*da Corriere della sera 09/02/2020

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