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Documento nuova RAI

Sono in corso le procedure di nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione Rai. Un semplice adempimento, accompagnato come sempre da varie emozioni sia nell’azienda sia nel mondo che le ruota intorno.  

Al di là di questi prossimi momenti, incombe al Parlamento e al Governo la responsabilità di scelte che siano all’altezza della sfida di sistema, tecnologica, di mercato e di impresa che impegna l’intero sistema nazionale delle TLC. In questo ambito, in particolare, l’industria della comunicazione audiovisiva è colpita dalla crisi della tv nazionale, cui internet e social progressivamente sottraggono i ricavi, spingendo gli operatori privati verso nuove strade e dimensioni e mettendo a rischio la stessa presenza pubblica nella radiotelevisione. Per questo è auspicabile, in misura lancinante, che il Parlamento e il Governo non si limitino alle nomine del CdA richieste dalla legge, ma pongano mano a un’iniziativa organica che ridefinisca l’orizzonte della Rai su: 1) Specificità del soggetto pubblico rispetto alla tv commerciale e riequilibrio delle fonti di ricavo; 2) Informazione; 3) Coesione sociale; 4) Rapporto con la produzione nazionale; 5) Governo della RAI.  

1 Funzione del soggetto pubblico

La Rai, terzo gruppo per fatturato in Italia (dopo Sky-Comcast, globale, e Mediaset italo-spagnola) mischia ricavi per due terzi pubblici (pari ai tre quarti del canone pagato dagli utenti, per il resto distolto dal Governo a favore di altri beneficiari) e per un terzo pubblicitari. Invece BBC-Channel Four, ARD-ZDF, France TV hanno un solo tipo di ricavo. Channel Four, pubblica, ma finanziata solo dalla pubblicità, grazie a questa spinta trasgredisce il mainstream di BBC e privati. Le tv pubbliche di Germania e Francia conferiscono al ricavo pubblicitario un ruolo marginale rispetto ai proventi del canone e delle vendite. 

La Rai per contro si trova ad inseguire l’inserzionista pubblicitario, in sé più volatile, e utilizza il canone a compenso del minore affollamento imposto dalla legge. In sostanza, non è supplementare alla tv commerciale, ma non può neppure esserne vera concorrente. 

I due antichi fondatori del Duopolio sono coinvolti dalla stessa crisi, ma possono uscirne solo da vie opposte: la Rai puntando sulle risorse pubbliche, a partire da un canone che le venga trasferito per intero; Mediaset in una dimensione internazionale. 

2 Informazione 

Il diritto del cittadino ad essere informato è oggi garantito dall’assetto plurale delle imprese e dei mercati radiotelevisivi. Tanto più nella esplosione di fonti e fatti alternativi legata ai social network e all’offerta televisiva internazionale sugli schermi mobili e domestici. 

Il ruolo del Servizio Pubblico può e deve concentrarsi nell’assicurare al grande pubblico nazionale un’informazione di qualità per varietà e completezza di formati e prodotti, anche nei canali internazionali. Quest’obbligo incorpora in se stesso il pluralismo culturale e il confronto dei punti di vista e delle voci e implica il superamento dell’attuale “pluralismo” politico-burocratico.

3 Coesione sociale.

La comunicazione commerciale seleziona e coltiva target, fino all’estremo dei singoli individui contattati a mezzo social media. Il pubblico si frantuma di conseguenza in zolle separate che reciprocamente si voltano le spalle e/o confliggono quotidianamente. 

La funzione specifica, complementare e supplementare, del Servizio Pubblico consiste nel rompere il chiuso delle cerchie, calarsi nelle visioni contrapposte e offrire una sorta di traduzione simultanea tra i diversi grumi. È un mestiere in parte nuovo e sconosciuto, reso attuale dall’impronta “separatista” che, a partire dai social, tende a dominare anche nei mass media ed a caratterizzare la vita pubblica nazionale, intellettuale e sociale, prim’ancora che politica.  Per contro, la lunga evoluzione della crisi sanitaria e sociale, ha attivato dinamiche psicologiche più sensibili verso una comunicazione mirata oltre ogni discriminazione di razza, genere o cultura, alla reciproca attenzione critica e considerazione.

4 Produzione Nazionale.

Nel contesto dell’unificazione del mercato audiovisivo continentale guidata dalle nuove piattaforme digitali internazionali, in tutti i maggiori Paesi europei (e nell’ultimo decennio, in qualche misura, anche in Italia) le imprese televisive in mano pubblica fungono da editore/committente strategico per la filiera della produzione nazionale, compensando, grazie alla disponibilità di un canone più o meno rilevante, le angustie strutturali del mercato nazionale e la pressione degli operatori globali sul pubblico nazionale. Il punto sta nel garantire alla produzione nazionale indipendente (di fiction, cinema, cartoon, documentari, format originali) budget di produzione competitivi nei mercati internazionali.  

5 Governo della RAI.

L’esperienza estera, e sopra tutte quella inglese, dimostra che non è utopico conciliare vertici nominati dalla politica con una sostanziale stabilità ed autonomia di conduzione dell’impresa in mano pubblica. Punti essenziali sono la separazione fra le fonti di nomina e le funzioni di controllo e rendicontazione, insieme con l’adozione di banali accorgimenti nella turnazione del “Collegio” cui siano conferiti i poteri proprietari. Funziona altrove, funzionerebbe, volendolo, da noi.

A partire da queste osservazioni ribadiamo la nostra richiesta al Parlamento affinché, superata al meglio l’incombenza delle nomine previste dalla legge, passi alla riforma strutturale del Servizio Pubblico. Contro la fatalità della lottizzazione.  

 

Mario ABIS, Chicco AGNESE, p. Giulio ALBANESE, Antonella ANSELMO, Giorgio ASSUMMA, Piero BADALONI, Stefano BALASSONE, Antonio BALDASSARRE, Giorgio BALZONI, Guido BARLOZZETTI, Sergio BELLUCCI, Massimo BERNARDINI, Marcello BERNASSOLA, Antonio BETTANINI, Carlo BRANCALEONE, Angela BUTTIGLIONE, Anna CAMMARANO, Giovanni CAMPEOL, Claudio CAPPON, Paolo CARMIGNANI, Gennaro CARRILLO,  Salvatore CATALANO, Marco CAUSI, Liliana CAVANI, Pier Luigi CELLI, Enzo CHELI, Innocenzo CIPOLLETTA, Domenico CIRUZZI, Carla COLLICELLI, Gianfranco COMANDUCCI, Licia CONTE, Alberto CONTRI, Massimiliano COSTA, Pier Virgilio DASTOLI, Paolo DE ANDREIS, Paola DE BENEDETTI, Piero DE CHIARA, Francesco DE DOMENICO, Domenico DE MASI, Francesco DE VESCOVI, Roberto DI RUSSO, Vittorio EMILIANI, Adriano FABRIS, Nuccio FAVA, Federico FAZZUOLI, Luciano FLUSSI, Andreas FORMICONI, Claudio FRACASSI, Carlo FRECCERO, Massimo FUSILLO, Piero GAFFURI, Gianpiero GAMALERI, Gloria GIORGIANNI, Fabrizia GIULIANI, Fabrizio GIULIANI, Giuseppe GIULIETTI, Giorgio GOBBO, Giampiero GRAMAGLIA, Alfredo GUARDIANO, Angelo GUGLIELMI, Massimiliano GUSBERTI, Luciano HINNA, Francesca IZZO, Erik LAMBERT, Giancarlo LEONE, Nicolò LIPARI, Raffaele LORUSSO, Andrea LORUSSO CAPUTI, Eugenio LUCREZI, Mario MAFFUCCI, Nino MARAZZITA, Giuseppe MARCHETTI TRICAMO, Simona MARCHINI, Gianfranco MARRONE, Donatella MARTINI, Sonia MARZETTI, Aldo MATERIA, Giacomo MAZZONE, Marco MELE, Andrea MELODIA, Emmanuele MILANO, Sergio MOCCIA, Raffaele MORESE, Massimo MUCCHETTI, Marino NIOLA, Francesco PINTO, Rosanna OLIVA DE CONCILIIS, Otello ONORATO, Matteo PALUMBO, Renato PARASCANDOLO, Antonio PARISELLA, Angelo Maria PETRONI, Gianluigi PEZZA, Sergio PISCITELLO, Pieraugusto POZZI, Massimo PRAMPOLINI, Angela RADESI METRO, Giuseppe RICHERI, Nino RIZZO NERVO, Carlo ROGNONI, Stefano ROLANDO, Patrizio ROSSANO, Francesco SAGNA, Barbara SCARAMUCCI, Bruno SOMALVICO, Michele SORICE, Celestino SPADA, Antonella STEFANUCCI, Giuseppe STRANIERO, Giancarlo TARTAGLIA, Annamaria TESTA, Riccardo TOZZI, Giuseppe VACCA, Pietro Antonio VALENTINO, Anne Sophie VANHOLLEBEKE, Carlo VERNA, Gianluca VERONESI, Vincenzo VITA, Bruno VOGLINO, Roberto ZACCARIA.

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